di Marco Olivieri
MESSINA – Il “risiko” politico di Cateno De Luca rischia di sacrificare l’azione amministrativa di Federico Basile? È lecito pensarlo. Mentre le voci, giuste e sbagliate, si rincorrono, l’impressione è che il leader di Sud chiama Nord stia seguendo una sua strategia, in vista della futura alleanza con il centrodestra e delle regionali, senza tenere contro a sufficienza delle priorità di Messina. In primis, quella di rafforzare la Giunta. A essere sacrificato sembra Basile che, da sindaco, sa bene quali siano i punti di debolezza dell’azione amministrativa.
Per carità, anche lo stesso capo politico ha colto alcuni segnali preoccupanti. Ad esempio, l’isolamento dei consiglieri comunali, quelli rimasti nella loro area, e sempre più sfiduciati. “A noi De Luca e Basile non dicono nulla”, sussurra qualcuno nell’ombra. Sembra che i consiglieri stessi si sentano quasi una claque, volendo esagerare, nel gran circo politico degli eventi. E nulla di più, in alcuni momenti.
Probabilmente De Luca avrebbe intenzione di aiutare Basile sul piano della gestione politica di questo e altri aspetti. Ma nei fatti risulta quasi impossibile perché, da qui ai prossimi anni, tutto lo scacchiere sarà mosso e modificato in base al progetto di recuperare il terreno perduto e di evitare il declino che molti prevedono.
Ne frattempo, il gossip politico vede Giuseppe Campagna lasciare un’Atm in crescita, con presidenza alla componente del Cda Carla Grillo, per occupare (forse) la casella di direttore generale della Città metropolitana. Incarico lasciato da Salvo Puccio, dg del Comune. Ma Campagna non è presidente dell’Asm, Azienda servizi municipalizzati di Taormina? Ci saranno ulteriori rivolgimenti ? E, in vista dell’annuncio del nuovo assessore il 31 ottobre, con il congedo sicuro di Pietro Currò, a rischiare la poltrona sono Alessandra Calafiore, Enzo Caruso e Liana Cannata.
Un po’ come nel caso del nuovo Consiglio d’amministrazione Amam, con presidente Paolo Alibrandi, tutto sembra avvolto nel mistero o quasi di un valzer di nomine. E, di fatto, non si capisce perché l’ex presidente Bonasera e i componenti del Cda si siano realmente dimessi. Anche chi scrive aveva auspicato un passo indietro ma in un’ottica di necessaria riorganizzazione e come segnale ai cittadini esasperati. Partecipate e Giunta appaiono ora in balìa più delle strategie politiche di De Luca, piuttosto che di una salutare revisione affidata al sindaco. A chi, come Basile, ma anche il vicesindaco Mondello e il direttore generale Puccio, vive sulla propria pelle, giorno per giorno, pregi e difetti del governo della città.
Dato che le falle ci sono, così come gli aspetti positivi, da primo cittadino e leader di ScN ci si aspetterebbe un lavoro adatto a potenziare la macchina amministrativa e la visione politica e progettuale, con i giusti ricambi.
Il risiko politico: questo è il “messaggio” che arriva invece alla città dal rimpasto e dalle dimissioni dei Cda delle partecipate. Un processo che si completerà a dicembre. Così come non si comprende il passo indietro di Campagna, non si capirebbe, ad esempio, l’eventuale uscita di Alessandra Calafiore, assessora alle Politiche sociali, dalla squadra. E, allo stesso modo, diciamo la verità, non si sono comprese le dimissioni di Carlotta Previti, figura di spicco della Giunta De Luca e motore nella progettazione.
Giusto riconoscere a De Luca la leadership politica. Gli spetta. È lui il capo politico. Tuttavia, per osare una citazione colta, ma #mancastamanera.