C’è chi potrà considerarli “fuori moda”, “bizzarri”, eppure mai come adesso le tematiche dell’autonomismo e del sicilianismo sono di estrema attualità. Mai come adesso che paghiamo lo scotto di un secolo e mezzo di colonialismo al quale ci siamo assuefatti, decenni di cancellazione della memoria, mai come adesso con i venti del Regionalismo differenziato del Nord che mirano a completare un asservimento secolare, è importante riprendere l’orgoglio della nostra storia.
L’orgoglio dei nostri eroi, delle battaglie per la Sicilia.
Mai come adesso quello Statuto siciliano che è anche più vecchio (è del maggio 1946) della Costituzione e che non è mai stato messo in atto rischia di essere ridotto in cenere dalle richieste di autonomismo delle Regioni del Nord.
Ecco perché le associazioni “La Sicilia ai siciliani” e “Vespro 2019” che hanno organizzato la manifestazione in ricordo dei Camiciotti e delle 5 giornate di Messina (ed alla quale hanno partecipato gli indipendentisti di Antudo), che è un grido a svegliarci ed è di estrema attualità. Mentre ci crogioliamo in 70 anni gettati al vento con la finta applicazione dello Statuto, la Lega e gli altri corrono. Corrono i leghisti che pure 20 anni fa erano visti come pazzi quando rispolveravano i Longobardi e approdarono, visti come barbari, nel Parlamento di “Roma Ladrona”. Due decenni dopo sono finiti al governo.
Noi siciliani abbiamo ben altra storia e fiumi di sangue recenti in nome della libertà, eppure ci siamo consegnati docili come agnellini a politiche per il Sud inesistenti e predatorie.
L’evento di ieri si è articolato con un corteo partito da Largo Seggiola per poi concludersi con la deposizione di una corona di fiori davanti alla targa in memoria degli eroici Camiciotti, con la lettura del Manifesto sicilianista (che ripercorre la storia della rivolta del 1848 e delle Giornate di Messina) e con le poesie in tema.
LA LETTURA DEL MANIFESTO A FINE EVENTO (Diretta facebook)
Nel 1848 la Sicilia è stata la prima ad insorgere in Europa con la rivoluzione indipendentista contro i Borbone (indipendenza che il sovrano aveva cancellato nel 1816 costituendo il Regno delle Due Sicilie). Una rivoluzione per riottenere la Costituzione (che era del 1812) ed il Parlamento (più antico d’Europa). In pratica avevamo tutto e ci era stato tolto.
Un momento del corteo (video facebook)
Messina divenne il cuore della rivolta, con i Borbone che dalla Real Cittadella bombardarono la città dal 3 al 7 settembre 1848 (le 5 Giornate di Messina). Da una parte un esercito borbonico con 25 mila soldati e 400 cannoni, dall’altro i volontari messinesi, circa 6 mila.
Il 7 settembre fu l’ultimo giorno, che sancì la caduta di Messina, ma non la sua resa.
Fu però anche il giorno dei Camiciotti (giovani volontari così chiamati perché indossavano appunto una blusa, un camiciotto). L’esercito entrò in città, circondando una delle roccaforti difensive, il Monastero della Maddalena (dove oggi c’è la Casa dello Studente). Il battaglione dei Camiciotti, resistette fino all’ultimo, coprendo anche i compagni che lasciavano la roccaforte. L’esercito li circondò e loro, per non consegnarsi al nemico, si gettarono nel pozzo del Monastero.
Il pozzo luogo del sacrificio dei ventenni Camiciotti è ancora lì, sotto la Casa dello Studente, ed è stata apposta una targa, così come ne è stata allocata un’altra nel 2013 all’ingresso della struttura.
“Ricordare questi eventi- cita il manifesto dell’evento di ieri- non ha solo un’importanza storica, ma ha l’intento di trasmettere i valori che allora aveva il popolo siciliano. Oggi come ieri la Sicilia è colonia. Oggi come ieri è necessario che noi siciliani ci battiamo per spezzare le catene che tengono la nostra terra in condizioni di sottosviluppo e sfruttamento. Hanno cancellato la nostra identità, i nostri valori, gli eroismi dei nostri antenati. Ci vogliono manipolabili, sottomessi, arresi. Il popolo siciliano, purtroppo non è ancora un popolo consapevole”.
Forse possono sembrare un po’ bizzarri nell’attraversare la strade al grido di “Sicilia libera”, per quanto invece oggi, con un’emorragia costante di energie, giovani, risorse, cervelli, braccia, verso il nord, sia un grido attuale. Oggi che siamo periferia sociale e del consumo. Oggi che siamo colonia che porta voti ma non ha alcun ritorno.
Possono sembrare sognatori, ma, se impariamo a leggere dietro le righe delle cronache politiche di queste settimane, ci rendiamo conto, per dirla con Gino Sturniolo nel suo saggio “Indipendenza” che davvero, oggi più che mai “La Sicilia può diventare di moda”.
Ps. All’evento di ieri, le donne erano tantissime. E già questo è un segno.