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Da Miriam a Carlo ancora incidenti sulla strada: tre i morti in due giorni nel Messinese

MESSINA – Un’altra giovane vittima sulla strada a Messina. Dopo Miriam La Spada, ricordata in una recente fiaccolata a Camaro, è morto in un incidente Carlo Trovato, specializzando di Medicina, a Giampilieri Marina, in circostanze in fase d’accertamento. E, se nulla può metterci al riparo dalle insidie del caso e della vita, molto si può e si deve fare per rafforzare la sicurezza e prevenire gli incidenti. Nel frattempo, il 5 luglio un turista australiano di 25 si è schiantato contro uno dei pilastri di una galleria, a Taormina, mentre guidava la sua moto. E, la mattina del 6 luglio, lo stesso giorno in cui ha perso la vita il ventiseienne motociclista a Giampilieri, l’architetto Giovanni Cipriano, 66 anni, a bordo della sua moto si scontrava a Patti con un’auto, morendo poi in ospedale. In totale, tre morti sulla strada in due giorni, dal 5 al 6 luglio nel Messinese: tutti, e il particolare è significativo, motociclisti.

Così, perdonate la citazione, scrivevo lo scorso 5 giugno: “Non è degli aspetti giudiziari che ci vogliamo occupare in questo momento. Quanto della facilità con cui ogni giorno, soprattutto nel caso degli incidenti stradali, mettiamo in pericolo la vita degli altri. Un totale disinteresse e un’assenza di rispetto nei confronti di sé stessi e degli altri. Oggi l’incidente stradale, che si accompagna alla situazione drammatica delle infrastrutture nel sud d’Italia, è il nostro Far West. Una terra di nessuno, tra incidenti quotidiani e la tendenza a non rispettare il codice della strada, paragonabile all’altra grande Spoon River contemporanea: le morti sul lavoro“.

Sempre su Tempostretto, la madre di Valeria Mastrojeni, uccisa a 17 anni da un’auto che correva a 100 km orari in via San Filippo Bianchi nel 1997, come presidente dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada onlus – Aivfs, così si è espressa in questi giorni: “Dobbiamo fermare la strage stradale e arrivare a zero morti. Per fare questo occorre rendere efficaci le sanzioni, diminuendo l’entità dei punti della patente da decurtare ma rendendo definitiva la loro perdita. Perdere tutti i punti, con ulteriori trasgressioni, dovrebbe significare non avere più la patente per tutta la vita”.

Di sicuro, assieme alla parte repressiva legata a controlli e sanzioni da rendere più efficaci, risulta necessaria una rivoluzione culturale. Un cambiamento reale che metta la cura e l’attenzione per la vita, la propria e soprattutto quella degli altri, al centro dell’agenda quotidiana di ognuno di noi.

Come ricorda la madre di Valeria, “in Italia la strage stradale continua, con 9 morti al giorno e 661 feriti al giorno. Si tratta di un’altra pandemia, di un problema di sanità pubblica ma non è trattato con lo stesso rigore con cui è stato affrontato il Covid”.

È ora di dire basta, ma davvero, e non considerare inevitabile questo scenario. Lo dobbiamo alle nuove generazioni. Ai nostri figli e a chi verrà dopo di noi.