«La Regione penalizza Messina e la sua Atm». Tre anni fa iniziò da qui la battaglia dell’azienda trasporti e del Comune contro la Regione. Una battaglia legale iniziata per dimostrare che l’assessorato regionale ai Trasporti per troppi anni aveva versato nelle casse dell’Atm meno soldi di quanto le sarebbero spettati. Milioni di euro che erano mancati
per gli anni 2013-2016 e che l’azienda di via La Farina, all’epoca sotto la guida di Giovanni Foti e dell’ex assessore Gaetano Cacciola, aveva deciso di reclamare.
Nel 2016 Atm e Comune portarono Regione e Assessorato in tribunale. E oggi arriva la sentenza che dà ragione su tutta la linea all’azienda di via La Farina.
Lo ha deciso la prima sezione civile del Tribunale di Messina, presieduta dal giudice Fabio Mirenna. Dalla sentenza emerge chiaramente che tutte le rivendicazioni di questi anni erano giuste e sensate. Così come emerge che Regione e assessorato non avrebbero mai dovuto pagare di meno i chilometri percorsi dall’Atm, rispetto invece a quanto si faceva con Catania e Palermo.
Lo scorso febbraio era stato un consulente tecnico nominato dal giudice a fare tutti i conteggi e sostenere questa tesi. Adesso Il Tribunale si è espresso ed è tutto in favore di Atm.
Quindi aveva ragione l’Atm. All’appello mancano diversi milioni di euro di contributo regionale per il trasporto pubblico locale. E adesso proprio Regione e assessorato sono stati condannati a pagare ad Atm e Comune tutti i soldi non corrisposti in modo assolutamente arbitrario, tra il 2012 e il 2016.
Così ammonta a circa 12 milioni di euro il totale delle somme che la Regione deve versare nelle casse di Atm. Nello specifico, il giudice ha deciso che per il 2012 spettano 770.803 euro, per il 2013 la cifra sale e si tratta 216.301 euro. Nel 2014 erano mancati 489.734 euro, addirittura nel 2015 erano 3.627.914 euro,
Poi c’è il contributo che Regione e assessorato dovranno versare direttamente al Comune per contributi non pagati regolarmente nel 2016: si tratta di 3.582.757 euro . A questi si aggiungono altri 781.269 euro di soldi che la Regione aveva deciso di trattenere come accantonamento per il vecchio contenzioso sui chilometri gonfiati, da cui Atm è stata assolta.
In totale Regione e assessorato sono stati condannati a pagare 5,4 milioni all’Atm, altri 4,3 milioni al Comune, oltre Iva. Arrivando così a oltre 10 milioni di euro che entreranno nelle casse di un’azienda che l’amministrazione De Luca ha deciso di porre in liquidazione per le sue condizioni finanziarie.
Anzi, sia il sindaco De Luca che il presidente dell’Atm Campagna avevano più volte chiaramente detto che si trattava di una causa persa in partenza, che l’Atm faceva chilometri di troppo non rimborsabili, che il contenzioso andava avanti perché ormai era stato avviato, ma senza aspettarsi grandi risultati. L’esito però è stato ben diverso, così come erano invece convinti l’ex assessore Cacciola e l’ex direttore e presidente Foti.
Duro il commento di Filt Cgil e Uiltrasporti: “Si sta liquidando un’azienda con i bilanci in attivo. Seppur ignorati o da talune parti persino sbeffeggiati, oggi possiamo dire che avevamo ragione nei tanti tavoli del Salva Messina e nelle numerose conferenze stampa. Adesso questi 10 milioni di euro arrivano come la manna dal cielo all’amministrazione De Luca che nei dossier e nei tavoli del Salva Messina additarono come “inutile” e “perdente” questo contenzioso, avviato dal precedente management, che invece oggi, come prevedibile, vede vittoriosa l’Atm».
Per Carmelo Garufi e Michele Barresi, segretari generali di Filt Cgil e Uiltrasporti, è logico che il consiglio comunale deve pretendere dai commissari liquidatori, oggi più che mai, di approfondire il reale stato economico degli anni di atm prima di procedere al voto finale in aula di liquidazione della partecipata.
«Abbiamo più volte denunciato che per gli ultimi 4 anni, fino al 2017, i bilanci di Atm erano stati chiusi in pareggio. Oggi, anche alla luce della sentenza, gli stessi bilanci risulterebbero persino in attivo. Facendo due conti , altri 10 milioni dovrebbero a questo punto entrare anche per il triennio 2017-2019. Visto che la Regione in quegli anni ha utilizzato gli stessi criteri di riconoscimento dei contributi chilometrici contestati dall’allora amministrazione Foti/Cacciola a cui oggi il giudice ha dato ragione.
«È ovvio che il consiglio comunale ha l’obbligo di rivedere quanto stabilito nella delibera 72/C del 23/11/2018 dove, di certo in buona fede ma forse troppo frettolosamente – concludono Garufi e Barresi, si è liquidata un’azienda adducendo al consiglio dossier e relazioni poco chiare. Oggi occorre un’operazione trasparenza perché, in un perimetro di legalità e nell’interesse dei lavoratori, di certo non si può pensare di liquidare un’azienda con gli ultimi bilanci addirittura in attivo. Chiederemo urgente confronto in merito con i commissari liquidatori».
Francesca Stornante