Quattrocentocinquantamilioni di euro. Questo il valore del patrimonio sequestrato oggi dalla Squadra Mobile, sotto la coordinazione della locale Procura, alle famiglie Bonaffini-Chiofalo. Il provvedimento di sequestro, disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, arriva a conclusione di una complessa e articolata attività d’indagine condotta con schemi investigativi innovativi, che ha consentito agli inquirenti di conseguire un risultato eccezionale, di enorme valenza sul piano del contrasto alla criminalità organizzata, ottenendo l’adozione di un provvedimento che colpisce un complesso patrimoniale che è possibile stimare per un valore complessivo di circa 450 milioni di euro. “Ma si tratta di una valutazione sottostimata” come ha precisato il procuratore capo Guido Lo Forte, “ e soprattutto una valutazione che dice molto su quelli che potrebbero essere gli ulteriori sviluppi investigativi che l’analisi dell’excursus finanziario di queste famiglie compiuto negli ultimi 18 anni ci ha permesso di rilevare”.
Sequestrati 430 unità immobiliari, tra Messina, Spadafora, Giardini Naxos, S. Pier Niceto, Nizza di Sicilia e Castel Gandolfo, 9 società e relativi patrimoni aziendali, costituiti da ristoranti, un complesso edilizio in corso di costruzione, mercato ittico cittadino, allevamento ittico; una flotta navale costituita da 5 motopescherecci; 3 yachts di lusso; 26 mezzi pesanti; 13 autovetture e infine sotto chiave sono fini te diverse centinaia di rapporti bancari, accesi in 11 Istituti di Credito, le cui consistenze finanziarie sono in corso di verifica. In particolare, il decreto di sequestro riguarda le società PESCAZZURRA s.r.l., IMMOBILTRE s.r.l., C. & B. Immobiliare s.r.l., B. & C. Costruzioni s.r.l., METROPOLI s.r.l., VILLA GAIA s.r.l., impresa individuale Bed and Breakfast Residence, impresa individuale “Pesce Spiaggia e Fantasia BONAFFINI Angelo di PRINZIVALLI Giuseppa”, MARE D’AMARE s.r.l..
Secondo gli inquirenti Sarino ed Angelo Bonaffini da un lato, Gaetano e Domenico Chiofalo dall’altro, rappresenterebbero gli esponenti di un imponente gruppo imprenditoriale, operante nel settore ittico, edilizio e della ristorazione, che ha realizzato un’ascesa economica di notevole rilevanza, caratterizzata però attraverso un illecito arricchimento derivante da legami con la locale criminalità organizzata. Imprenditore operante da tempo in questa realtà economica, Sarino Bonaffini avrebbe costituito e svolto un ruolo di cerniera, di anello di congiunzione tra la criminalità organizzata ed il mondo imprenditoriale che ruota intorno a lui. Egli, sebbene a capo di un gruppo imprenditoriale solido e robusto a livello finanziario ed organizzativo si sarebbe reso disponibile a prestazioni diffuse in favore di gruppi criminali di tipo mafioso, colludendo con essi sia per trarne vantaggi diretti sia per fornire ad essi la necessaria assistenza, ogni qualvolta veniva richiesta.
L’analisi storica dell’ascesa imprenditoriale del gruppo, ha consentito agli inquirenti di costruire un quadro completo della condizione economica degli odierni indagati.
Attualmente, questo gruppo imprenditoriale controllerebbe “ricchezze” ingentissime che come documentato dagli investigatori verrebbero reimpiegate nei circuiti finanziari ed economici grazie alla fitta trama di collusioni con professionisti ed intermediari, funzionari della pubblica amministrazione, affaristi e managers interessati e compiacenti.
In base alle acquisizioni investigative e documentali è stato possibile sostenere che vi siano state forme di incrementi patrimoniali illeciti del gruppo societario, anche riconducibili al traffico di sostanze stupefacenti, che in un dato momento storico ha permesso di sviluppare una straordinaria capacità produttiva nel settore edilizio, puntando su operazioni speculative, concentrate soprattutto nella zona sud della città, in un regime pressoché monopolistico, rese possibili anche grazie a finanziamenti o mutui agevolati da parte di istituti di credito, stipulati con modalità e criteri che gli inquirenti ritengono di dubbia regolarità.
Gli odierni indagati avrebbero sfruttato la notorietà dei loro legami con alcune associazioni criminali di elevatissima pericolosità sociale che controllano le aree in cui si trovano ad operare, per scoraggiare efficacemente gli altri imprenditori, i quali, nell’impossibilità di esercitare una “normale e libera” concorrenza, hanno finito con l’abbandonare quel settore di mercato, controllato ed inquinato dal gruppo imprenditoriale BONAFFINI – CHIOFALO. Dalle indagini sviluppatesi negli ultimi anni a carico degli odierni indagati ed in particolar modo su Sarino BONAFFINI, è possibile ritenere che gli stessi siano “contigui”, fra gli altri, alla compagine criminale capeggiata dal boss Giacomo SPARTA’, attualmente detenuto, e che proprio in virtù di questa vicinanza, ne è derivata una rilevante ed ingiustificata espansione economico–imprenditoriale, che li ha visti protagonisti indisturbati, negli ultimi 11 anni, nel settore edilizio, nella zona sud di questa città, grazie anche a non chiare variazioni di destinazione operate nel P.R.G., comprensibili in base a riscontrati legami con i locali apparati politico-amministrativi.
(FOTO STURIALE)