Politica

Dal porto di Tremestieri al viadotto Ritiro: tocca alla politica superare l’immobilismo

MESSINA – A Messina e in Sicilia i cantieri non finiscono mai. Da viadotto Ritiro al porto di Tremestieri, è sempre un’attesa. Se per il primo la luce in fondo al tunnel è ancora lontana, per il porto di Tremestieri il 30 gennaio dovrebbe sbloccarsi la situazione. Sottolinea il sindaco di Messina Federico Basile: “Ritengo che entro fine mese avverrà la cessione del ramo d’azienda, dopo le procedure avviate dal Tribunale di Venezia. E stiamo attentendo la nota della Regione siciliana in merito alla disponibilità delle risorse finanziarie stabilite in occasione del confronto nei tavoli”. Dei 41 milioni mancanti, 15 sono stati notificati dall’Autorità di sistema portuale dello Stretto e 7 dal Ministero. Ne servono ancora 19 e l’impegno della Regione c’è, con una parte del residuo non speso del Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020. “Come Giunta, abbiamo appena approvato una delibera tecnica per le procedure”, aggiunge il sindaco.

Da qui il passaggio del ramo d’azienda da Coedmar a Bruno Teodoro spa. Prima di assumersene la responsabilità, l’azienda di Torrenova chiede la definizione dei finanziamenti. La speranza è che sia la volta buona. Sul fronte viadotto Ritiro, invece, osservano Ivan Tripodi, segretario generale Uil Messina, e Pasquale De Vardo, segretario generale Feneal Uil Tirrenica: “Gli operai impegnati nelle lavorazioni del cantiere sono soltanto 17 e se, a strettissimo giro, non aumenterà sensibilmente la forza lavoro sarà impossibile concludere i lavori entro il mese di giugno prossimo. Pertanto, al fine di evitare l’ennesima estate disastrosa ai cittadini messinesi, è indispensabile che il Cas faccia le dovute pressioni sulla Toto costruzioni per avere chiarezza e risposte concrete. Tutto il resto sono soltanto annunci slegati dalla realtà”.

Politica, dove sei? I nostri parlamentari battano un colpo

Per le rampe Giostra-Annunziata, invece, ci aggiorna il vicesindaco e assessore Salvatore Mondello: “I tempi dovrebbero essere brevi. Le rampe sono a carico del provveditorato regionale e la progettazione è esecutiva. Noi abbiamo inviato il materiale per la fattibilità economica e si attende solo l’avvio”.

In generale, data l’infinita attesa, deve essere la politica nazionale e regionale a rendersi conto, nell’immediato, che burocrazia ed economia devono essere al servizio dell’indirizzo politico. Tocca dunque a una politica degna di questo nome l’onere, e i nostri parlamentari devono svegliarsi, di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo di una terra che deve fare, a tutti i costi, un salto di qualità nelle infrastrutture e nei servizi. Spetta alla politica cambiare, nella legalità, le regole del gioco, i tempi e le modalità d’azione. Altrimenti, assieme ai cantieri, rimarrà infinita pure la legittima frustrazione dei cittadini.