Politica

Dal Viadotto Ritiro all’ex “Margherita”: Messina ai margini

MESSINA – Dacci oggi la nostra attesa e il nostro disservizio quotidiani. Dal porto di Tremestieri al viadotto Ritiro: tocca alla politica superare l’immobilismo. Questo è un nostro titolo del 23 gennaio e sintetizza lo stato d’animo di noi messinesi. Ex “Margherita”, c’era una volta il progetto di una Cittadella della cultura: quest’altro, invece, racconta l’attesa della riqualificazione di una struttura immersa nel degrado. Qui si vive d’incertezze, insomma.

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, scriveva Ungaretti nella poesia “Soldati”. Non siamo nel 1918, anche se altre infauste guerre occupano il nostro immaginario, ma la fragilità della condizione umana non è solo un problema di natura esistenziale per chi vive in Sicilia e nel sud d’Italia. E, da parte della classe politica, occorre un’assunzione di responsabilità. A tutti i livelli.

Vivere nel Messinese significa confrontarsi con quotidiani disagi nell’assenza d’infrastrutture. L’insicurezza rispetto al dissesto idrogeologico, e a qualunque altra avversità, ha la meglio. E, aggiungiamo, l’impossibilità di essere finalmente proiettati in uno scenario contemporaneo di turismo, cultura, innnovazione e bellezza rende ogni sforzo quasi vano. Senza servizi, efficienza burocratica, autostrade e ferrovie degne di questo nome, tutto è affidato alla buona volontà dei singoli.

Di conseguenza, dominano disoccupazione e fragilità economica e sociale. In questo quadro allarmante, non riuscire a mettere la parola fine ad alcuni nodi cruciali, nella nostra terremotata Messina, acuisce il malessere dei cittadini. Terremotata non solo a causa del sisma del 1908 ma anche, e soprattutto, per colpa di una politica che ne ha fatto carne da macello.

In questi giorni, gli aggiornamenti sull’infinita telenovela dei lavori su Viadotto Ritiro non hanno fugato i tanti dubbi. Ci attende un’altra estate di file chilometriche in autostrada? Il tutto in attesa di riprendere la saga del porto di Tremestieri, sperando che per quest’ultima sia la volta buona.

Politica, dove sei? I nostri parlamentari battano un colpo

Lo ribadiamo: data l’infinita attesa, tocca alla politica nazionale, regionale e cittadina rendersi conto che burocrazia ed economia devono essere al servizio dell’indirizzo politico. Tocca alla politica l’onere, ed è bene che i nostri parlamentari si sveglino, di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo di una terra che deve fare, a tutti i costi, un salto di qualità.

Spetta alla politica cambiare, nella legalità, le regole del gioco, i tempi e le modalità d’azione. Altrimenti, assieme ai cantieri, rimarrà infinita pure la legittima frustrazione di chi vive qui. E sogna un futuro altrove.