"I migranti della Diciotti nell’hotspot di Messina? Nessuno mi ha avvisato, è volgarità istituzionale”.
Va giù duro il sindaco De Luca rispondendo all’agenzia AdnKronos a proposito del trasferimento temporaneo dei migranti della Diciotti, in attesa che vengano spostati tra le strutture messe a disposizione dalla Cei e da Irlanda ed Albania.
Il sindaco spiega che i 137 migranti sono stati portati a Messina nell’hotspot di Bisconte senza che nessuno abbia avvisato l’amministrazione “nessuno si è degnato di chiamarmi per coinvolgermi in questa storia. Non sono stato investito della questione, l’ho saputo dalla stampa. Per me non ci sono, quando qualcuno riterrà di chiamare il sindaco per avvisarlo di questa presenza nel suo territorio ne riparliamo" e aggiunge che vorrà anche verificare l’agibilità dell’ex caserma di Bisconte e la procedura seguita. L’hotspot è a Bisconte, in una delle zone più degradate della città dove ci sono ancora baracche da eliminare.
“A rischio c'è l'ordine pubblico- spiega- 'Da 110 anni ci sono 10mila persone nelle baracche, 2.500 nuclei familiari che vivono tra i topi, sotto l'amianto, senza rete fognaria. Queste baracche sono lì dal terremoto del 1908, ecco perché dico che Messina era la città meno adatta in cui fare l'hotspot, per questa sua specificità, unica in Italia, che forse il Paese non conosce. Ho presentato la richiesta per la dichiarazione dello Stato d’emergenza ma intanto devo trovare il posto per loro e sono pronto a requisire mezzo mondo perché io non tengo 10mila famiglie sotto l'amianto, non voglio i bambini che giocano tra la fogna e i ratti. Per me questa gente ha la priorità rispetto ai migranti. Mi accuseranno di razzismo? Allora facciamo così, tolgo queste famiglie da lì e le metto in albergo e sposto i migranti nelle baracche. Sono disponibili a trasferire i migranti nelle baracche di Messina? Gliele do tutte, metto a disposizione le baracche, qualcuno mi deve dire perché in quelle strutture fatiscenti può viverci un italiano ma un migrante no”