7 giorni d’ordinaria follia – Il mondo in fiamme. Pure nella periferica Messina, rispetto alla vastità degli eventi, arriva l’eco mediatico delle grida dei disperati. E si intravedono le ferite della storia. Anche se non mancano pure da noi disperazione, marginalità sociale, dolore, ingiustizie. Ma ogni tanto guardare a quello che accade nel resto del pianeta aiuta a non perdere la percezione di far parte di un unico, spesso stramaledetto, mondo.
I massacri a Gaza e in Ucraina. La morte della diplomazia e della politica a favore della logica folle delle armi. Gli agguati ad Amsterdam e le morti giovanili a Napoli. L’orrore giuridico del decreto Albania, un giorno noi italiani ed europei chiederemo scusa ai migranti, e la vittoria di Trump come elemento rivelatore di una doppia crisi. Crisi della democrazia e vuoto sul fronte dei contenuti.
Di fatto, un mondo che non mette al centro giustizia sociale e diritti civili è destinato ad arrancare. A non spiccare il volo, con troppe ombre e poche luci. E, a proposito di diritti civili, un pensiero va alla studentessa iraniana Ahou Daryaei, rea di essersi spogliata in protesta con la legge che le impone il velo. Della sorte della giovane oggi non sappiamo nulla, se non che il regime l’ha etichettata come “malata psichiatrica da curare”. Immaginiamo con quale cura e devozione.
Ad Ahou Daryaei (per lei è stata lanciata una petizione) e a tutte le ribelli, e i ribelli, dedichiamo la rubrica di oggi. 35 anni fa, il 9 novembre 1989, cadeva il muro di Berlino. Ma ancora di muri, nel locale e nel globale, ce ne sono troppi. E la strada per abbatterli è davvero lunga.
Immagine in evidenza dal video diventato virale e diffuso da Tgcom 24 e altre testate.