MESSINA – Le mire del clan sui lavori del porto a Tremestieri, il traffico di droga con i calabresi riorganizzato dopo l’operazione Scipione, ma anche il concerto di Niko Pandetta ai 18 anni del figlio del capo cosca calabrese.
Ci sono molti elementi investigativi alla base dell’inchiesta dei Carabinieri sfociata nel blitz che ha coinvolto 18 persone per il traffico di droga tra il vibonese, Messina e Tortorici.
L’indagine prende infatti le mosse dalle dichiarazioni del pentito Gianfranco Bonanno, lo spacciatore della “Messina – Bene”, che racconta agli investigatori di sapere che i clan messinesi avevano stretto un’alleanza per mettere sotto estorsione la Coedmar di Chioggia, l’impresa titolare dei lavori al porto di Tremestieri. Un racket gestito dai clan Ferrante-Ventura-Spartà, secondo Bonanno, e affidato anche ad un uomo vicino al boss, Giuseppe Mazzeo.
Per tenere sotto controllo Mazzeo, i Carabinieri riempiono di cimici la Panda di una delle donne del gruppo, che fa la spola tra la Sicilia e San Luca e che a un certo punto “compare” anche a Tortorici, il taxi di un tabaccaio di San Filippo e passano al setaccio le registrazioni delle telecamere dei traghetti che fanno la spola tra Messina e Villa San Giovanni.
Scoprono così che, interrotto il canale di droga che arrivava direttamente dalla potente ‘ndrina dei Morabito, i messinesi – stavolta organizzati intorno a Mazzeo, i fratelli Castorina e Savoca – si rivolgono alla altrettanto “pesante” famiglia dei Nirta di San Luca, protagonisti della faida di San Luca. Con il vecchio capo cosca in carcere per la strage di Duisburg, i messinesi vogliono accreditarsi con i figli.
E’ una conversazione del luglio di un anno fa tra Mazzeo, Savoca e Castorino a far capire ai Carabinieri che i fornitori sono i Nirta, e in particolare Paolo. “Se poi loro vengono e cominciano a capire chi siamo, che siamo precisi, che lavoriamo….loro poi sono come un biglietto da visita…”, spiega Mazzeo, che commenta il modo di vivere degli ‘ndranghetisti: “Sembra un ragazzino (…)è un cretino, vive di immagine… (…) suo papà è quello là delle stragi, capito? non esce più, fine pena mai. Perciò lui si compra l’orologio da 5, 10 mila euro, la maglietta da 600, mille euro… (…) sua madre gli ha detto a mia moglie: “mio marito ha detto: tutto quello che io non posso avere, lo devono avere i miei figli”…(…)
Proprio un passaggio di questa conversazione è schiacciante per far capire agli investigatori con chi trafficano i messinese. Un passaggio che tira in ballo Niko Pandetta, chiacchierato rapper neo melodico nipote di boss catanesi. L’inchiesta nei suoi confronti è stata archiviata, lui ha fatto ufficialmente “mea culpa”, ma i cui concerti in giro per l’Italia, anche recentemente, sono stati più volte annullati dalle Questure. “Tu pensa – racconta Mazzeo – che il più piccolo ha fatto 18 anni, ha voluto Nico Pandetta”. In effetti, riscontrano gli inquirenti, nel 2021 alla festa per i 18 anni del nipote più piccolo di Giuseppe Nirta, 81enne padre di Paolo all’ergastolo per i fatti di Duisburg, si è esibito Pandetta.
“Riguardo l’articolo dal titolo “Dallo spaccio alle estorsioni al porto di Tremestieri, i dettagli dell’operazione Blanco”, a firma di Alessandra Serio, consultabile dal 19 luglio 2022 nella rivista telematica Tempostretto.it, si rende noto che Nuova Co.Ed.mar. S.r.l., oltre ad essere del tutto estranea alle vicende giudiziarie riportate, non ha mai ricevuto richieste estorsive, né subito altre forme di illecito condizionamento. La Società, anche in ossequio ai Protocolli sottoscritti con la Prefettura di Messina, ribadisce il suo impegno a denunciare alle competenti Autorità ogni eventuale condotta illecita che dovesse essere attuata direttamente o indirettamente nei suoi confronti, e a cooperare per la tutela della legalità e della trasparenza”.