Attualità

Dallo stupro di gruppo ai femminicidi, educare alla sessualità a scuola è una priorità

7 giorni d’ordinaria follia è una rubrica che ho intenzione di potenziare da settembre. Questa settimana gli orrori, più che le follie, non mancano: in primis lo strupro di gruppo a Palermo, un nuovo probabile femminicidio in Sicilia e la conferma delle inadeguatezze sul versante dell’accoglienza ai migranti. La settimana è stata pure caratterizzata dalle opinioni discutibili del generale Vannucci su omosessualità, normalità e cosiddette minoranze, messe nere su bianco in un libro.

Oltre alle necessarie repressione e punizione, urge una rivoluzione culturale. L’essere umano “tecnologico” spesso nutre l’illusione di essere più attrezzato ad affrontare la contemporaneità ma episodi come lo stupro di gruppo, commesso da sette giovanissimi con vittima una diciannovenne, rivelano quanta arretratezza psicologica, affettiva, sessuale, etica, caratterizzino il nostro (e ogni) tempo. E ogni epoca ha le sue patologie.

Nello stupro il fantasma del potere e non del sesso

Nella psicoanalisi, si collega la violenza dello stupro al potere, e non al sesso. E una vera rivoluzione psicologica e culturale dovrebbe partire dalle scuole. Dalla necessità di educare, senza voti e senza rigidità, all’ascolto, all’affettività, alla sessualità, all’emancipazione dai cliché, al rispetto della libertà altrui e di tutti gli orientamenti sessuali.

Nelle aule l’educazione all’affettività

Con un linguaggio adeguato in base all’età, dalle elementari alle superiori, dovrebbe esistere uno spazio dove l’interiorità e la dimensione affettiva e sessuale trovino “casa” in uno scambio giovanissimi/adulti fecondo.

Nessuno si creda esente da responsabilità. Anche noi operatori dell’informazione dobbiamo assecondare meno gli aspetti pruriginosi, o i video shock, e sforzarci di capire e analizzare i fatti. Senza la comprensione degli avvenimenti, nulla potrà cambiare nel tempo.

I dati sulla violenza di genere

Con fonte il ministero dell’Interno, apprendiamo che “nel periodo 1 gennaio – 20 agosto 2023 sono stati registrati 213 omicidi, con 76 vittime donne, di cui 61 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 38 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Analizzando gli omicidi del periodo di questo periodo rispetto a quello analogo dello scorso anno, si registra un incremento del numero degli eventi, che da 208 arrivano a 2013 (+2%), mentre diminuisce il numero delle vittime di genere femminile, che da 79 diventano 76 (-4%)”.

E ancora: “Per quanto attiene ai delitti commessi in ambito familiare/affettivo si evidenzia un aumento nell’andamento generale degli eventi, che passano da 93 a 95 (+2%), mentre fa registrare un decremento il numero delle vittime di genere femminile, che da 69 scendono a 61 (-12%). In flessione, rispetto allo stesso periodo del 2022, anche il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 44 diventano 42 (-5%), e quello delle relative vittime donne, le quali da 41 passano a 38 (-7%). Infine, nel periodo 14 – 20 agosto 2023 risultano essere stati commessi 7 omicidi, con 2 vittime di genere femminile entrambe uccise in ambito familiare affettivo dal partner”.

Anche su questo versante non ci si può limitare all’aspetto repressivo e giudiziario, oltre al necessario potenziamento dei Centri antiviolenza. Serve lo sforzo di tutti – psicoananalisti, psicologi, assistenti sociali, giornalisti, artisti, cittadine e cittadini – per invertire gradualmente la rotta.

L’immagine in evidenza è di repertorio.