L’Ance Messina scende in prima linea nella lotta contro la crisi dell’edilizia locale. Sono stati circa 80.000 i licenziamenti in tutta la regione Sicilia, un dato allarmante se affiancato al calo del numero di operai occupanti che si è registrato tra il 2008 al 2013 in cui viene rilevato un trend negativo di circa 1500-2000 unità. L’Ance Messina, nella sua attuale lotta contro la crisi, invita la regione ad agire con efficacia e tempestività dimostrando di saper affrontare una situazione che rischia di distruggere il settore edilizio locale. “Abbiamo avviato da circa un anno iniziative sia pubbliche che istituzionali per incalzare coloro i quali dovrebbero individuare le politiche per superare la crisi, come, ad esempio, i ripetuti solleciti agli enti appaltanti sul territorio per sfruttare le opportunità offerte dal Governo Nazionale in tema di sblocco dei lavori o di reperimento delle risorse finanziarie per il pagamento dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione –Dichiara Arcovito, che aggiunge- Purtroppo le risposte sono state sempre vaghe e, insieme all’assenza di decisioni che consentano di avviare i quasi 500 milioni di euro per lavori bloccati nella nostra provincia, concorrono ad alimentare un clima di sfiducia e di fortissima tensione tra le imprese edili e tutti i soggetti ad esse collegati, dalle aziende dell’indotto ai lavoratori. Nel nostro ambito – continua il Presidente dell’Ance Messina – abbiamo anche provato ad interloquire con l’amministrazione comunale di Messina e di altri centri della nostra provincia, per cercare strade alternative ed innovative che possano consentire di dare respiro anche all’edilizia privata ma ci sentiamo sempre rispondere che le disastrose situazioni finanziarie degli enti locali non consentono di fare nulla. Adesso è indispensabile che gli scontri politici o le beghe di partito e di schieramento lascino spazio a provvedimenti davvero incisivi che sblocchino investimenti indispensabili che riportino in primo piano campi troppo trascurati come la prevenzione del rischio idrogeologico, il risparmio energetico, il recupero strutturale e antisismico degli edifici, cercando di essere al passo con i tempi. Ulteriori inerzie sarebbero criminali per il tessuto economico e sociale non solo di Messina, ma dell’intero Paese“. Salvatore Di Trapani