L’inchiesta che ha portato ai 3 arresti alla Regione parla di dati covid errati in difetto, rispetto al numero dei reali contagi. Eppure l’analisi dei report e l’andamento dell’epidemia, almeno in provincia di Messina, indicano esattamente l’opposto, suggerendo invece dati “gonfiati”. In eccesso o in difetto, i conteggi siciliani fanno chiaramente acqua da tutte le parti. E in alcune occasioni è stato evidente: tra fine dello scorso anno e gennaio 2021, ad esempio.
C’è molta curiosità per l’inchiesta che ha portato ai 3 arresti alla Regione e all’avviso di garanzia per l’assessore Razza. Dalle prime indiscrezioni trapelate e dalle prime intercettazioni diffuse emerge l’ipotesi degli inquirenti che i dati siano stati manipolati per ridimensionare una emergenza che in realtà era più grave.
Era questa la preoccupazione dell’assessore siciliano alla Salute, dicono gli inquirenti riportando le sue conversazioni intercettate. Perplessità che a Razza sorgevano anche confrontando gli indici siciliani con quelli delle altre regioni.
In verità Razza non ha mai nascosto la preoccupazione rispetto alla gestione dell’emergenza, soprattutto sotto il profilo ospedaliero. Razza non ha mai nascosto, insomma, che bisognava tutelare gli ospedali siciliani in via preventiva.
Il dubbio che riguarda Trapani è quindi, oggi, che i dati fossero più bassi di quanto certificato. L’esperienza messinese, e non solo, suggerisce però l’esatto contrario. Tempostretto ha fatto notare già un anno fa che nel conteggio dei dati qualcosa non tornava. E che l’indicazione che sembrava arrivare, analizzando quel che era possibile analizzare attraverso l’incrocio dei dati disponibili, è che il conteggio complessivo dei contagiati fosse più alto perché i guariti non venivano scaricati, o scaricati con grosso ritardo.
A segnalare ufficialmente che nei conteggi comunicati qualcosa non tornava erano stati per primi, sempre un anno fa, i dirigenti delle Asp, corsi ai ripari. Le loro rilevazioni inviate alla Regione sembravano effettivamente esatte. Ma il bollettino regionale palesemente non era in linea. A distanza di qualche settimana il presidente Musumeci ha ammesso l’errore pubblicamente ed ha risolto semplicemente smettendo di comunicare i bollettini e rifacendosi unicamente a quello dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’errore è stato corretto? A sentire i sindaci dei vari comuni della provincia la risposta è no. Sono proprio loro, che hanno il polso reale della situazione nelle varie comunità, a segnalare di volta in volta le difficoltà nella gestione dell’epidemia dovute alle rilevazioni sbagliate. Recentemente è stato il sindaco di Barcellona Pinuccio Calabrò a tuonare e chiedere dati aggiornati.
Torniamo alla provincia di Messina. All’insediamento della Commissaria per l’emergenza Covid Maria GraziaFurnari, il direttore Asp Alagna è tornato sul problema dati, ascrivendo le difficoltà alla mancanza di un software aggiornato in grado di allinearli in tempo reale. “Gli addetti dell’Asp trascrivono a carta e penna i conteggi”, ha ammesso candidamente.
Il software è poi arrivato, spiega Alagna, e i dati sono stati riallineati. A sentire gli addetti Asp, però, sarebbe stato adoperato poco e niente.
E infatti a sentire molti primi cittadini la situazione non è cambiata: sono in tanti a saltare sulle poltrone, ogni volta che arrivano i bollettini ISS o le comunicazioni della struttura commissariare; salvo poi accorgersi che i reali contagi, nelle loro comunità, sono molto più bassi.
Due sono stati gli episodi particolarmente allarmanti, in provincia di Messina:
Anzitutto il picco dei contagi all’inizio di gennaio, palesemente dovuto all’ingorgo dei tamponi tra metà dicembre e fine anno – un enorme numero di tamponi sono stati processati tutti insieme a fine anno, dopo settimane dal rilevamento.
Poi il “giallo” del pdf pubblicato per errore sulle pagine social della struttura commissariale negli ultimi giorni di dicembre. I numeri dei contagi nei vari comuni contenuti in quel pdf avevano, ancora una volta, allarmato i sindaci, che però si sono accorti in pochissimo tempo che quei contagi nelle loro comunità non c’erano e non c’erano mai stati: erano più o meno i contagi complessivi da inizio seconda ondata, da ottobre circa, e non i contagi attuali.
Da Sant’Agata Militello a Torrenova, passando per Rocca di Caprileone, che contava 45 contagiati nel bollettino diffuso, invece era covid free.
I primi cittadini del comprensorio nebroideo si sono fatti sentire subito, chiedendo un accesso agli atti dell’Asp e pretendendo risposte. La Furnari e il capo del Gabinetto di Razza, Ferdinando Croce, provarono a metterci una pezza, parlando di dati sbagliati e “tabella non autorizzata”. Non fu mai chiarito, però, perché e da chi era stata elaborata quella tabella, su quali basi e con quale sistema, e a chi erano diretti quei dati.
Vale la pena ricordare, infine, che a fine gennaio anche la Lombardia si accorse di essere in zona rossa perché i dati erano “gonfiati”, esattamente con lo stesso meccanismo.