Anche quest’anno, come da tradizione consolidata consuetudine, la Uil Messina e la Feneal Uil in prossimità del Ferragosto diffondono l’analisi dettagliata dei dati relativi a quello che, da oltre un decennio, corrisponde al drammatico disfacimento del settore dell’edilizia, un comparto che da sempre è stato volano per l’intera economia della provincia messinese.
La diffusione e pubblicizzazione del complesso ed analitico studio elaborato dalla Uil e dalla Feneal Uil, che è basato su un’articolata elaborazione di dati ufficiali attraverso l’incrocio di report statistici della Cassa Edile, dell’Inps e dell’Inail, rappresenta l’occasione per lanciare, con la forza dei tragici numeri, l’ennesimo, forse ultimo, appello finalizzato ad evitare la definitiva cancellazione del settore dell’edilizia.
I dati in questione sono terrificanti e vanno ben oltre anche le peggiori previsioni.
L’analisi dei numeri fa sostanzialmente emergere i grandi bluff che, da troppi anni, ha subito il territorio a causa della palese inadeguatezza politica ed amministrativa delle classi dirigenti regionale e nazionale, ma soprattutto dell’amministrazione comunale e metropolitana di Messina.
Tre dati agghiaccianti su tutti:
1) nel giro di 10 anni i lavoratori occupati sono scesi da 14.687 del 2010 a soli 5.194 del primo semestre ott.2019/mar.2020, con una perdita secca di ben 9.493 posti di lavoro pari al -65%;
2) il lavoro nero è vertiginosamente aumentato di oltre il 40%: i lavoratori in nero oggi presenti in un cantiere sono mediamente oltre il 70% della forza/lavoro; 3) le imprese attive che erano e sono il vero tessuto socio/economico del nostro territorio si sono drammaticamente dimezzate, passando dalle 2.937 del 2010 alle sole 1.355 del primo semestre 2019/2020.
L’emergenza Covid19, anche alle nostre latitudini, è stata, poi, una catastrofe che ha ulteriormente fiaccato un comparto già fortemente decimato.
A gennaio 2020 sembrava paventarsi una timida ripresa del settore delle costruzioni nella nostra provincia, salvo poi tornare ad impantanarsi definitivamente a causa del lockdown. In tal senso, dalla ripresa del 4 maggio inumeri sono ulteriormente peggiorati. Dobbiamo registrare che l’importante strumento della cassa integrazione ha evidenziato atteggiamenti discutibili da parte di parecchie aziende che in maniera furbesca hanno approfittato della situazione attraverso l’utilizzo delle misure a favore dei lavoratori, i quali, però, sono stati costretti a proseguire nell’attività lavorativa rigorosamente in nero. Si tratta di un fenomeno indecente che, accanto alla palese truffa, all’elusione contributiva e dei costi della sicurezza, rappresenta una pesante concorrenza sleale nei confronti delle imprese serie e sane che operano anche nella nostra realtà.
Poco può fare l’Ispettorato del Lavoro che ha un organico assolutamente inadeguato a fare fronte alle attività ispettive nei 108 comuni della nostra provincia.
In questo quadro desolante, soltanto invertendo i tragici numeri della crisi dell’edilizia la città metropolitana di Messina può realisticamente pensare ad un futuro di sviluppo, di lavoro legale e di benefici riguardo le prospettive occupazionali per tanti lavoratori e per altrettante imprese.
“Siamo convinti che le importanti risorse che arriveranno dal recovery-found e le previsioni dell’eco-bonus e del sisma-bonus possano smuovere il comparto dell’edilizia privata, senza dimenticare tutte le risorse pubbliche già a disposizione, a partire dagli oltre 750 milioni derivanti dai Patti per il Sud e dal masterplan. Il sindaco De Luca è arrivato a dichiarare che grazie alla sua ennesima rimodulazione si realizzeranno 33 progetti e partiranno 115 cantieri entro il 2021. Guarda caso, si tratta degli stessi concetti espressi lo scorso anno che, ancora una volta, rinviano al futuro la partenza delle opere. Evidentemente ci si dimentica che sequeste somme non verranno realmente impegnate entro il prossimo anno andranno definitivamente perse. Sarebbe indispensabile pensare al risanamento, alla rigenerazione urbana, alla riqualificazione delle periferie, alla messa in sicurezza del nostro territorio per dare risposte concrete al necessario sviluppo infrastrutturale della nostra provincia e al bisogno occupazionale delle migliaia di lavoratori edili oggi disoccupati, o impiegati a rischio della propria vita, in lavori nei quali non esiste alcuna regola di sicurezza” affermano Ivan Tripodi, Segretario generale Uil Messina, e Pasquale De Vardo (Segretario generale Feneal Uil Messina).
“E’ offensivo dovere sistematicamente assistere ed ascoltare, ormai da troppi anni, ad un elenco, trito e ritrito, di lavori annunciati e sistematicamente mai iniziati: il simbolo e l’icona più eclatante è rappresentata dai lavori per la realizzazione del Porto di Tremestieri che sono stati annunciati già tre volte con la relativa cerimonia di inaugurazione dei lavori. Come noto, ad oggi, non è stato fatto assolutamente nulla. E’, inoltre, opportuno ricordare la Via Don Blasco, opera iniziata e arenatasi a meno della metà del tracciato, il viadotto Ritiro che tra caos ed enormi ritardi sta procurando pesantissimi disagi alla cittadinanza, il Porto di S. Agata Militello, il Pontile di Giammoro, il completamento del 1° lotto della Nord/Sud Gela-S. Stefano di Camastra, la Fiera di Messina, il nuovo Tribunale, il depuratore di Tono, la messa in sicurezza delle Scuole, il rifacimento delle strade urbane ed extra-urbane, il ripristino definitivo della rete fognaria, l’edilizia sanitaria, la messa in sicurezza dei torrenti, la realizzazione degli alloggi popolari a S. Giovannello, il risanamento di Bisconte, del Rione Taormina, di Camaro San Paolo, Fondo Saccà, Fondo Fucile, ecc. ecc.. Sono tutte opere il cui elenco viene ripetuto stancamente da troppi anni e che ha prodotto pochissimi posti di lavoro” continuano i due segretari.
“I numeri tragici del settore dell’edilizia ci obbligano a lanciare l’ennesimo grido d’allarme finalizzato a sensibilizzare tutte le Istituzioni che, senza se e senza ma, devono mettere in campo tutte le iniziative per avviare le opere finanziate, già appaltate e cantierabili.
Non possiamo più consentire ai nostri giovani di emigrare lontano da casa in cerca di occupazione e di prospettive future che, oggi, con nostra grande rabbia, Messina non riesce a garantire.
Noi non ci fermeremo: la Uil Messina e la Feneal Uil proseguiranno, con forza e senza reticenza alcuna, la battaglia per il lavoro e per la rinascita economico-sociale del nostro territorio che deve partire dalla ripartenza dell’edilizia” concludono.