Adesso è tempo di valutazioni. Dopo giorni di parole spese sul piano di riequilibrio decennale, sulla validità di questa manovra, sul dissesto sì o dissesto no, all’indomani della votazione che ha portato all’approvazione del Piano proposto dall’amministrazione Accorinti inevitabilmente si registrano le reazioni a freddo. Nonostante il Consiglio sia finito alle 2.30 del mattino, qualche consigliere ha voluto consegnare ai cittadini un ragionamento a mente lucida su quanto accaduto ieri. Per questo Piero Adamo ha riunito il gruppo politico Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale e il movimento Vento dello Stretto per approfondire le ragioni e le valutazioni poste alla base della posizione politica assunta in seno al Civico Consesso.
Alla conferenza stampa anche Ciccio Rizzo e Giovanni Villari, componenti dell’Assemblea Nazionale di “Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale”, il consigliere di FDI-AN della IV circoscrizione Daniele Travisano e, per il movimento “Vento dello Stretto”, Ferdinando Croce e i dirigenti del movimento Sergio Longo e Piero Gatto.
Piero Adamo ha ripreso le parole usate ieri sera in aula per spiegare il suo voto favorevole al Piano di riequilibrio: “Il Comune è un Ente pubblico e le scelte assunte devono, quindi, essere ispirate a principi di legalità, giustizia, correttezza, buona fede, in una parola: etica pubblica. Ciò, quindi, impone il rispetto di un principio: onorare i debiti con i creditori. Il Comune non può “fare il furbo”, non può comportarsi come un’azienda privata che decide di fallire, beffare i creditori e ripartire senza debiti da un’altra parte. Finché c’è una possibilità – prevista dalla legge come in questo caso – di salvare l’Ente essa va perseguita. Il dissesto è il male assoluto per la Città e, se avvenisse, si trascinerebbe dietro gran parte dell’economia cittadina. Non è vero che l’approvazione del piano di riequilibrio è un condono alle passate amministrazioni ed alla “mala politica”, chi lo dice mente e lo fa strumentalmente. Un conto infatti è pagare un debito, un altro è accertare se esso nasce dalla superficialità, dalla colpa grave o addirittura dal dolo di qualcuno: in questo caso si devono attivare – e noi chiediamo che lo si faccia senza alcun tentennamento – le azioni di responsabilità previste dalla legge. A fianco al piano, adesso, Accorinti dovrà avviare un’azione di accertamento delle responsabilità civili-penali-politiche. Noi chiediamo che si vada sino in fondo e che l’Amministrazione “apra i cassetti” – pubblicamente come ha sempre dichiarato – e che si proceda con atti di citazione per responsabilità e con esposti denuncia alla Procura della Repubblica: solo così si potrà riequilibrare l’Ente anche sotto il profilo morale, chi ha sbagliato, e soprattutto chi ha fatto il furbo, deve pagare”.
Sulla vicenda delle responsabilità si è soffermato anche Ciccio Rizzo, in passato consigliere Comunale per Alleanza Nazionale, che ha invece parlato della vicenda dei derivati ricordando che l’operazione più rilevante – come anche si afferma nella relazione allegata al Piano di riequilibrio – avvenne nel giugno 2007 ed allora il gruppo di An in modo compatto si oppose avendo compreso chiaramente il danno che si prospettava per l’Ente. Tornando al Piano il Consigliere della IV Circoscrizione Daniele Travisano ha bacchettato la superficialità con cui l’Amministrazione ha gestito la “tempistica del piano” mortificando e svilendo l’Istituzione più “dal basso” della città: i consigli di quartiere. “Il piano ci è stato notificato 1 giorno prima dell’approvazione neanche un nobel per l’economia avrebbe potuto comprenderlo in così poco tempo”.
Anche il consigliere Udc Libero Gioveni ha dedicato una serie di riflessioni al voto espresso al Piano: “non potevamo rischiare di portare con le nostre stesse mani il Comune ad una condizione che avrebbe potuto togliere la speranza ai precari di essere stabilizzati, ai lavoratori delle cooperative di perdere il posto di lavoro, agli anziani di perdere di colpo l'assistenza, ai bambini di non usufruire più della mensa scolastica o degli asili nido e, perché no, anche ai creditori del Comune di ricevere quelle somme che avanzano legittimamente da anni. La nostra coscienza e l'alto senso di responsabilità senza alcuna distinzione di colore politico, quindi non potevano non prendere il sopravvento in questa fase storica che mi auguro possa rappresentare la classica linea di demarcazione che ci separi, però, non solo da un periodo di sacrifici per i quali auspico tuttavia che i veri artefici del disastro economico paghino, ma anche da un nuovo periodo di vero rilancio economico, sociale e infrastrutturale per il quale adesso la giunta Accorinti non può avere più alibi.
Cittadinanzattiva, totalmente su un fronte opposto, critica duramente il documento dell’amministrazione Accorinti: “è un Piano di riequilibrio che non riequilibra assolutamente nulla, rappresenta solo un colpo di spugna sulle responsabilità politiche ed amministrative presenti e passate e sulle forze politiche che le hanno sostenute e un incentivo-incoraggiamento verso l’Amministrazione in carica, perché continui ad amministrare il Comune così come ha amministrato in 15 mesi fino ad oggi”. Cittadinanzattiva però pone l’accetto su quello che definisce un piccolo-grande particolare: l’approvazione del Piano costituisce, indirettamente, il riconoscimento dei debiti che dovranno essere ripianati, cioè i Consiglieri che hanno votato a favore hanno verificato che i debiti rilevati sono stati effettivamente tutti determinati dall’assolvimento di spese obbligatorie sostenute nell’interesse del Comune, in caso contrario ci sarebbe un danno erariale per l’Ente. Per questo rivolge una precisa richiesta ai consiglieri che hanno votato favorevolmente: iniziare la riduzione del costo della politica, rinunciando al 50% dell’indennità di carica e dei gettoni di presenza e l’indennità di posizione dei dirigenti. Chiede anche l’abolizione dei buoni pasto sostitutivi, perché questi venivano dati, compatibilmente con le risorse disponibili. “Poiché il Comune è in fase di riequilibrio, poiché i cittadini saranno costretti, con il piano, ad essere tributariamente ed economicamente dissanguati, è giusto che l’esempio inizi dagli Organi Istituzionali e Burocratici del Palazzo”.