L’Italia si è svegliata senza Berlusconi premier. Saprà svegliarsi anche senza Berlusconismo?

Spesso è difficile capire quali siano i momenti in cui si fa la storia, quando essi accadono. Il più delle volte sono solo i posteri, con la loro “ardua sentenza”, a sancire la storicità o meno di un fatto o di un accadimento. Spesso ma non sempre. Pochi, ad esempio, potranno negare che ieri sera si è fatta la storia. Me ne sono reso conto quando, scambiando qualche chiacchiera distratta di fronte alla tv, un ragazzo di 18 anni mi ha chiesto: «E adesso? Per chi voto?». Quel senso di smarrimento mi ha colto di sorpresa, inizialmente. Ero pronto a rispondere: «Mica c’è solo Berlusconi…». Poi ho capito che in realtà il senso della domanda era un’altra. Per quasi vent’anni l’Italia è stata solo e soltanto pro o contro Berlusconi. E chi, come il ragazzo di 18 anni di cui sopra, è nato poco prima della “discesa in campo” e dei video patinati girati nell’elegante studio dell’uomo di Arcore, è cresciuto vedendo invecchiare, ingrassare, rinvigorirsi dopo restyling e crescite miracolose dei capelli, cadere e poi risalire sempre e soltanto lui, oggi, alla vigilia del suo primo voto, è naturale che provi quello smarrimento. Ed è uno smarrimento che appartiene a tutti, senza distinzione di colore politico. E un po’ un cerchio che si chiude. Esattamente diciassette anni fa, il 12 novembre 1994, a Roma un milione e mezzo di persone manifestavano contro il primo governo Berlusconi. Tanti di coloro i quali ieri sera, 12 novembre 2011, manifestavano sotto il Quirinale contro l’ultimo governo Berlusconi, forse non erano nemmeno nati. L’Italia che si sveglia questa domenica mattina non è la prima senza Berlusconi premier. E’ già accaduto in passato, lo sappiamo. Ma la sensazione, stavolta, non è quella da “day after” di un naturale passaggio politico consumatosi nei lontani palazzi del potere romani. No. La sensazione è che oggi inizia una nuova fase storica per il Paese. Un Paese che probabilmente non avrà più Berlusconi ma che dovrà gestirne l’eredità, il Berlusconismo. Che non è soltanto quel bipolarismo imperfetto cui l’Italia sembra ormai aver fatto l’abitudine.

Il cambiamento rischia di essere molto più radicale di quanto si possa pensare. Berlusconi è entrato nelle nostre case attraverso la politica, certo, ma soprattutto attraverso l’antenna della Tv. Quando eravamo “preparati” a farlo, nei talk show politici televisivi in cui si parlava e si parlerà ancora sempre e solo di lui. Ma anche quando eravamo “disarmati”, quando in maniera nemmeno tanto subliminale Silvio spuntava fuori in una lite tra Raimondo e Sandra in casa Vianello o durante uno dei quiz dell’indimenticato Mike Bongiorno. Quando migliaia di persone napoletane tornavano a casa più tranquille solo perché, in campagna elettorale, Silvio aveva promesso loro che il Milan non avrebbe acquistato Hamsik. Quando sulle pagine dei rotocalchi divorati dalle mamme d’Italia si sfogliavano quelle immagini quasi sfocate di Silvio in completo bianco intento a giocare nel prato coi propri figli, a scambiare tenerezze con la moglie Veronica, a coccolare con dolcezza mamma Rosa. La famiglia tipo, la famiglia che tutti vorremmo avere, questo era il messaggio. Un messaggio completamente ribaltato anni dopo, quando in cima alle parole più cercate su Google per conoscerne il significato è arrivato quel misterioso “bunga bunga”. Il messaggio è cambiato ma incredibilmente non ne è cambiato il giudizio tra la gente comune: «Sono fatti suoi, quello che fa a casa sua non c’interessa. E poi, diciamocelo, quanti alla sua età vorrebbero fare quello che fa lui…». Alzi la mano chi non ha ascoltato queste frasi, magari dalle stesse persone che anni prima quasi piangevano di fronte ai fiori di villa Certosa accarezzati dalla felice famigliola Berlusconi. Sempre Google ci offre, digitando la parola Berlusconi, oltre 30 milioni di risultati. Per anni ci siamo dondolati tra la fazione del «è merito di Berlusconi» e quella del «è colpa di Berlusconi». A Messina, ad esempio, del Ponte sullo Stretto si parla da quando Berlusconi era solo un palazzinaro di Milano, eppure anche quest’opera è diventata la “sua” opera e se non si farà sarà perché “lui” non è più alla guida del Governo.

Ecco da dove nasce lo smarrimento. Per quasi vent’anni, forse senza nemmeno rendercene conto, non abbiamo parlato di politica, non abbiamo parlato di società, non abbiamo discusso su cosa stesse accadendo all’economia. In Italia, per quasi vent’anni, abbiamo parlato solo e soltanto di Silvio Berlusconi. Per questo motivo ieri sera s’è fatta la storia. Questa domenica mattina l’Italia si è svegliata non soltanto senza un premier che non era oggettivamente più in grado di governare. L’Italia si è svegliata senza più addosso un ingombrante, per qualcuno – per i più ignavi, certo – rassicurante ombrello. Da domani si dovrà ricominciare a parlare di politica, di società, di economia. E chi di dovere dovrà dettare l’agenda e trovare soluzioni. L’Italia si è svegliata senza Berlusconi premier. Sarà in grado di vincere lo smarrimento, di svegliarsi anche senza il Berlusconismo e di rendere capace di scegliere un qualsiasi ragazzo diciottenne di oggi? Anche questo, saranno solo i posteri a dircelo.