Alla fine, forse anche un po’ a sorpresa, è stato l’Mpa l’ago della bilancia della votazione notturna del bilancio di Palazzo Zanca. I tre voti favorevoli del capogruppo Sebastiano Tamà, di Nino Restuccia e persino del presidente del Consiglio Pippo Previti (che anche stavolta ha rinunciato alla prassi dell’astensione) rappresentano la determinante forbice tra i 20 sì e i 17 no al bilancio. A bocce ferme, Tamà spiega i perché di una decisione rimasta in bilico fino all’ultimo: «La palese situazione di difficoltà che sta vivendo la città di Messina, e per conseguenza la sua prima istituzione il Comune, è tra gli elementi più significativi che hanno indotto il gruppo politico dell’Mpa a decidere di approvare la delibera inerente il bilancio previsionale dell’Ente. Quanto sopra non può però in alcun modo rappresentare per l’Amministrazione attiva un alibi, rispetto ad un’azione inconsistente e che non ha assolutamente convinto negli ultimi tre anni, tanto è vero che la manovra economica si è potuta approvare sul filo del rasoio, con un consiglio comunale confuso, che ritrovava unione d’intenti e di volontà, solo ed esclusivamente nella considerazione del rischio di scioglimento e di commissariamento dell’organo consiliare».
Tamà lo evidenzia a chiare lettere: «L’Mpa, per ovvi motivi, non può, allo stato attuale, ritrovarsi nelle posizioni espresse caoticamente in consiglio comunale da maggioranza ed opposizione, quanto invece nell’unica posizione allo stato attuale credibile, che è quella di un’attività politica efficiente, efficace, e priva di preconcetti politici, esclusivamente in supporto del territorio e delle sue necessità. La nostra apertura di credito nei confronti dell’amministrazione Buzzanca, vuole rappresentare, in attesa della manovra d’assestamento, l’opportunità di riaprire un dialogo costruttivo con’Istituzione comunale, al fine di trovare soluzioni condivisibili per il bene della città e dei suoi abitanti, troppo spesso trascurati ed immolati all’altare della dura legge delle convenienze partitiche, e che invece oggi, considerata la tragica situazione “economico-strutturale” dell’Ente, devono ridiventare protagonisti unici di qualsiasi scelta fatta dal sindaco e dai suoi diversi rappresentanti di Giunta e di Consiglio».