MESSINA – Cateno De Luca leader maximo acciaccato in ospedale, con l’augurio che si riprenda presto. Ma la sua immagine di politico affaticato dalla sua azione senza sosta, e dal suo continuo inseguimento del successo elettorale, è parte della sua narrazione di questi anni. Amici e nemici, fedeli e traditori, uomini e donne del “bene” e altri, invece, avversari della giustizia. Quasi dei senza Dio.
Non esistono vie di mezzo. E oggi De Luca, dal letto di un ospedale, con la lista “Libertà” impegnata nella difficile competizione delle Europee, invita assessori e presidente delle partecipate a Messina a dimettersi. “Dimettetevi. Facciamo il tagliando alla nuova Giunta. E chi è in vendita, anche tra i consiglieri comunali, se ne vada ora”, scrive su Facebook. E attacca il “suo” Danilo Lo Giudice (“Non sono contento del suo operato come coordinatore”).
Questa crisi, dopo le dimissioni dell’assessora Carlotta Previti, la rottura con Dafne Musolino e l’espulsione di Alessandro De Leo, che cosa dimostra? Prima di tutto che con le marmellate o macedonie politiche si vince ma non si governa. Mettere tutti insieme, destra sinistra e centro, attorno alla figura del grande capo carismatico, consente di vincere ma non di gestire politicamente le situazioni. Una parte delle persone che compone questa galassia deluchiana, o vi faceva parte in precedenza, si posiziona sulla base dell’interesse del momento. E non ha, in realtà, alcun profilo politico. Ed è un problema generale della politica di questo periodo storico.
Ecco cosa manca a questa crisi priva di una battaglia delle idee: la politica. E De Luca, amministratore capace e che si dice “sturziano”, ma vittima del suo stesso personaggio, irascibile e in moto perpetuo, ha rinunciato a creare un partito dall’identità politica chiara. Vi ha rinunciato per buttarsi su ogni contesa e per accelerare la sua corsa verso la Regione e lo scenario nazionale ed europeo.
Ma dal trionfo delle amministrative del 2022 a Messina al crollo dei castelli deluchiani il passo è breve. E chissà quanti altri, dopo Musolino, De Leo e parecchi consiglieri, ma va ricordata pure l’ex alleanza con Germanà, prenderanno nuove strade.
Una volta ripresosi, De Luca dovrà allora decidere che cosa fare da “grande”. Se continuare a scegliere la strada solitaria del leader, fino all’inevitabile declino, o se spingersi verso nuove rotte politiche meno confuse sul piano dell’identità e dei compagni di viaggio.
Cateno De Luca si trasformerà in un altro Cateno De Luca? Per ora, da ciò che scrive su Facebook, dalla stanza del Policlinico di Messina, in ore segnate dalla rabbia e dalla delusione, è difficile immaginarlo.