Prima invocato, successivamente caldeggiato, poi smentito, quindi auspicato, finalmente l’incontro tra il commissario straordinario del comune di messina Luigi Croce ed i sei candidati a sindaco si terrà. Domani, alle quattro di pomeriggio, insieme al caffè postprandiale si discuterà di dissesto, tema caldissimo di questi ultimi scorci di campagna elettorale. Chiesto a gran voce da Gianfranco Scoglio, prima e da Felice Calabrò ed Alessandro Tinaglia subito dopo, il faccia a faccia tra l’attuale ed uno dei futuri reggenti di palazzo Zanca ha il sapore della “resa dei conti”.
Croce, nell’ultima settimana, ha accelerato le pratiche per la dichiarazione del dissesto, arrendendosi all’evidenza data dal sostanziale fallimento del piano di riequilibrio. La posizione dei candidati, invece è nota e assolutamente opposta. A parte Renato Accorinti, che in tempi non sospetti ha dichiarato come il dissesto sarebbe il male minore (benché inevitabile, visti i numeri in ballo) e Maria Cristina Saija del Movimento 5 stelle che sull’argomento non è andata al di là di qualche generica considerazione sull’opportunità di dichiararlo “per fare chiarezza”, gli altri quattro candidati sono convinti che si possa ancora evitare, e che comunque dovrebbe essere compito del prossimo consiglio, della prossima giunta e del prossimo sindaco quello di proporre un nuovo e più “efficiente” piano di riequilibrio finanziario.
Dall’altro lato della barricata si pone Croce, che invece sulle possibilità che palazzo Zanca possa sfuggire al fallimento non nutre più alcuna speranza, e questa sensazione non ha esitato a metterla per iscritto nella lettera mandata alla Corte dei Conti ed alla commissione di controllo della finanza locale di una settimana fa, in cui spiegava che, col voto contrario del consiglio comunale al contratto di servizio tra Comune e Amam (che avrebbe assicurato alle casse di palazzo Zanca 150 milioni in 10 anni), il piano di riequilibrio non aveva più ragione di esistere.
Non solo: il commissario ha anche “intimato” ai revisori dei conti di consegnare una relazione, da allegare alla delibera di dichiarazione di dissesto ai sensi dell’articolo 246 del testo unico degli enti locali, e ha fatto loro pure una certa fretta: due giorni da giovedi scorso, termine di consegna sabato. Tempi risicatissimi che ovviamente il collegio non ha potuto rispettare, data la complessità del documento, vera e propria pietra tombale sulle speranze di palazzo Zanca (motivo per il quale i revisori ci vanno coi piedi di piombo).
Sabato stesso, Croce ha giurato di non aver intenzione di dichiarare il dissesto, ma la consequenzialità delle sue azioni parla chiaro: intenzione del commissario è mettere il consiglio comunale di fronte alle sue responsabilità, e proporre un atto formale al più presto possibile. Atto che il consesso, benché “scaduto” a metà aprile e in procinto di essere rinnovato, potrebbe anche essere chiamato a votare come “atto urgente ed indifferibile”. Secondo la legge, infatti, fino alla proclamazione del nuovo consiglio, sono i vecchi inquilini ad essere nelle piene facoltà di agire. Il “rischio” di trovarsi all’ordine del giorno una delibera che scotta, quindi, c’è tutto, ed è anche parecchio probabile. A meno di soluzioni condivise che scaturiranno dall’incontro di domani.