BIANCO – Il 23enne che ha ucciso il 70enne di Bianco Gesualdo Chinè s’era trasferito da poco alle case popolari del quartiere Aquilone, ma era di Reggio Calabria città. Lo fanno sapere i carabinieri della Compagnia bianchese, che hanno fermato il ragazzo e che – coordinati dalla Procura di Locri – stanno indagando sul fatto di sangue.
Non era però il giovane, ma la vittima – s’apprende – a essere affetta da problemi psichiatrici gravi: da alcuni giorni, Chinè conviveva insieme al giovane poi diventato suo carnefice a causa della positività al coronavirus della tutrice legale cui era in affidamento, anch’essa dimorante presso lo stesso complesso popolare.
Nella casa del ragazzo c’erano gli abiti ancora intrisi di sangue – il 23enne li aveva gettati nel bidone dei rifiuti – e alcuni coltelli da cucina. La salma, diversamente, è stata rinvenuta in un’altra casa popolare, abbandonata da tempo. I fendenti mortali, diversamente da quanto trapelato “a caldo”, sarebbero stati soltanto due e avrebbero causato la copiosa emorragia alla base del decesso raggiungendolo alla gola.
La lite furibonda culminata con l’uccisione del pensionato sarebbe dovuta alla tensione che connotava il suo rapporto di convivenza col giovane ma anche da un raptus, non essendovi stati fin qui motivi così gravi da giustificare il delitto. Nelle prossime ore, l’esame autoptico.
Si attendono adesso l’interrogatorio di garanzia e l’udienza di convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Locri.