CALANNA – Investigatori al lavoro: dopo il delitto Provenzano, a Calanna – e non solo – si cerca il bandolo della matassa, e si tenta anche di capire se effettivamente stavolta lo Stato sarà di nuovo sollecito come due anni fa.
I neanche 800 abitanti di Calanna se lo domandano eccome, in relazione all’agguato mortale al 62enne Bruno Provenzano, atteso al varco e assassinato in contrada Rosaniti.
Dopo aver sentito amici e parenti, i carabinieri – coordinati dal procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri e dal pm Giulia Scavello – stanno interrogando i pregiudicati della zona.
Qui e nella vicina Villa San Giuseppe crescono gli agrumi più rinomati dell’area dello Stretto… ma sempre in questo minuscolo centro tirrenico, col delitto di ieri in località Rosaniti siamo a cinque fatti di sangue. Nel giro di un lustro, un morto ammazzato ogni 160 residenti. Neanche fossimo a Caracas o a Los Cabos.
Nel 2020, il duplice omicidio dei coniugi Giuseppe Cotroneo e Francesca Musolino, dentro un uliveto in località San Basilio, era stato risolto in poche settimane con l’arresto dell’anziano cugino Francesco Barillà.
Ma stavolta la cappa di sangue è pesante, per via della vicinanza dell’ucciso a “don” Ciccio Greco, lo storico boss di Calanna morto nel 2016. Nino Princi voleva prendere il suo posto e per questo, nel febbraio 2016, sicari considerati nell’orbita dei Greco tentarono di ucciderlo. Il 3 aprile la risposta, cioè l’agguato nei confronti del figlio del boss, Peppe Greco, per anni collaboratore di Giustizia (un percorso poi interrotto, dopo la condanna per mafia nell’àmbito del processo “Meta”).
Dalla gente comune alle Istituzioni, il timore è che possa riaccendersi quella sporca faida tra i Greco e i Princi che si sperava l’inchiesta Kalanè avesse depotenziato in maniera definitiva. Peraltro in questi anni, da Archi a Gallico passando per Catona gli appetiti dei vari clan s’erano reciprocamente incrociati, sfiorando forse terreni di caccia inviolabili…
Non solo.
Benché le modalità d’esecuzione non diano adito a moltissimi dubbi, a rigore potrebbe non trattarsi di un tipico “delitto di ‘ndrangheta”. Come per l’uccisione di marito e moglie – e, nel settembre 2020, di Salvatore Pangallo – vari recenti fatti di sangue calannesi, più che nella faida, hanno trovato la loro matrice in una certa mentalità mafiosa.
La stessa che, alla fine degli anni Ottanta, spalancò a Greco padre e figlio le porte degli appalti comunali a Calanna… Con le loro due ditte edili se ne aggiudicarono 8 su 22, per il solo pesantissimo ‘nome’, senza dover indulgere neppure ad atti intimidatori.