No ai falsi alibi. Il rischio idrogeologico non è dovuto al cambiamento climatico, o forse solo in minima parte, ma alle colpe di chi costruisce in modo sbagliato. E’ l’idea dell’ing. capo del Genio Civile, Leonardo Santoro, che oggi in conferenza stampa ha voluto trarre un primo bilancio del suo operato a tre mesi dall’insediamento. “Tra i primi atti che ho voluto adottare – ha detto – c’è quello di inserire sul sito internet una serie di direttive di indirizzo rivolte agli ordini professionali sul buon progettare e costruire. E su questo ci sono delle norme specifiche da applicare e non da interpretare. Poi è vero che alcune sono sbagliate, come ad esempio il famigerato articolo 32 che consente di iniziare a costruire subito dopo il deposito della documentazione. Non lo condivido ma al momento sono obbligato a rispettarlo, viceversa sono passibile di ricorso e di creazione di danno erariale. La mia proposta è già all’attenzione di alcuni deputati regionali e riguarda la posticipazione dell’inizio dei lavori a 60 giorni rispetto alla data del deposito”.
Il Genio Civile è delegato al rilascio di pareri e autorizzazioni su due elementi cardine: la vigilanza sul rischio sismico e la tutela del territorio con particolare attenzione alla funzionalità idraulica dei corsi d’acqua. E’ su quest’ultimo aspetto che si è concentrata l’attenzione di Santoro. “L’articolo 96 del Testo Unico sulla funzionalità idraulica – ha affermato – prevede che i fabbricati debbano rimanere a distanza di almeno dieci metri dagli argini, salvo diverse disposizioni locali, interpretate come i piani regolatori generali. Al mio arrivo, ho trovato prg di tanti Comuni della provincia approvati con case a ridosso dei torrenti, con alvei che spariscono e acque che vanno a finire nei centri abitati. Su questo, le indagini sono già presso gli organi competenti. Per le nuove espansioni, quella fascia di dieci metri è di inedificabilità assoluta. In soli 15 giorni ho poi mandato all’assessorato regionale 90 perizie di svuotamento alvei, che da gennaio saranno operative. I torrenti della provincia di Messina sono tutti sovralluvionati, anche a causa degli interventi scorretti effettuati negli anni ’60, ’70 e ‘80”.
Non lo nomina mai, ma alcuni riferimenti sono chiaramente diretti al suo predecessore, l’ing. Gaetano Sciacca, col quale si è consumato un avvicendamento burrascoso. “Ho inserito sul sito del Genio Civile – ha proseguito Santoro – due avvisi per l’istituzione dell’albo delle imprese di fiducia. Non esisteva ed è un elemento gravissimo. C’era solo un accatastamento degli atti che producevano le imprese e mancava una rotazione periodica. In attesa dell’iscrizione delle ditte, invitiamo solo quelle inserite nella white list della Prefettura, in quanto perfettamente in regola con ogni adempimento”.
Poi si entra nel merito di alcune questioni specifiche. “Dietro il liceo Archimede è stata autorizzata solo la messa in sicurezza di un costone roccioso. In piazza Cavallaro a Torre Faro, invece, verrà realizzata una barriera radente per contrastare l’erosione. Ho invitato i consiglieri di quartiere a fare da tramite con i residenti per lo spostamento di barche e verricelli, per evitare le multe. Spiace aver ricevuto un’opposizione agguerrita proprio da loro, ma si tratta dell’unico intervento possibile per proteggere la piazza e già a gennaio inizieranno i lavori. Sul torrente Annunziata, invece, c’è da avviare un’opera di sistemazione idraulica e rinaturalizzazione dell’alveo con una nuova pavimentazione assorbente. Dopo aver avuto contezza della sezione idraulica, si potrebbe anche pensare ad una copertura, a condizione che s’inseriscano misure di mitigazione del rischio, come ad esempio le rampe periodiche di accesso simili a quelle esistenti sul viale Giostra e sul viale Gazzi sui rispettivi torrenti”.
Opinione diversa rispetto al suo predecessore anche per ciò che concerne il viadotto Ritiro. “Sono soddisfatto per l’avvio della procedura di appalto – ha spiegato l’ing. capo – ma potrò dare un giudizio solo nel momento in cui arriverà al Genio Civile il progetto esecutivo da approvare, ed i tempi non sono immediati. In ogni caso il viadotto ha lo stesso grado di sicurezza o di insicurezza di tutti gli altri realizzati in quell’epoca. L’unico a crollare è stato il ponte Santo Stefano ma solo perché fu realizzato con tiranti a trefoli non inguainati. Sul viadotto Ritiro e su altri era necessaria una manutenzione ordinaria che non è mai stata fatta”.
La conclusione è dedicata ai lavori di messa in sicurezza di Giampilieri, lì dove Santoro aveva denunciato una serie di criticità. “C’era una grossa anomalia, in particolare su alcuni lavori appaltati un anno e mezzo fa che non erano ancora iniziati. L’ho segnalato alle autorità competenti e mi sono attivato per farli ripartire. Così è stato e adesso sono in corso. E’ mancato il giusto raccordo istituzionale. L’esempio lampante è quello di un deposito comunale in contrada Scavino, dove c’era ancora il fango di cinque anni fa, che non ci era ancora stato consegnato. Ho scritto al Comune e in tre giorni si è fatto quello che non si era fatto in un anno e mezzo”. Un altro problema riguardava gli espropri. “In assenza di deroghe all’ordinanza, non era e non è più possibile contrattare rapidamente la cessione del fabbricato con un contributo per l’autonoma sistemazione. A quel punto, o si accetta il contributo oppure bisogna attivare le procedure di esproprio ordinario. Col nuovo responsabile unico del procedimento, l’arch. Lizzio, che ha sostituito l’ing. Sciacca, anche questa criticità è stata risolta”. Ma l’accusa più forte riguarda le opere in sé. “A Giampilieri e Altolia non sono funzionali idraulicamente, lo capirebbe anche un bambino. Dio ci ha dato la grazia di un autunno e di un inizio di inverno miti ma non dobbiamo approfittare dell’assenza di bombe d’acqua. Si dice che finirebbero nella zona rossa disabitata ma non è così, perché l’ondata forte avrebbe impatto anche altrove. Si tratta di scelte progettuali effettuate a suo tempo dalla Regione che non condivido. E’ assurdo concentrare tutta la raccolta delle acque in unico punto all’interno del centro abitato perché invece da lì i rischi devono essere allontanati. La sicurezza si avrà solo con il completamento del canalone, i cui lavori sono in corso e speriamo possano finire tra meno di un anno, prima della prossima stagione delle piogge”.
(Marco Ipsale)