La casa è uno spazio imprescindibile nella letteratura. Nel cinema, nell’arte e nelle nostre vite. Uno spazio così totalizzante che pare impossibile immaginare le tante storie della nostra infanzia senza evocarne le ambientazioni, e se poi questa casa diventa reale, vera e la si incontra quasi ogni giorno allora nasce una vera e propria icona. È il caso della casa blu, e perdonatemi il gioco di parole, ma se di gioco si tratta è sicuramente legato all’infanzia di tutti i reggini, nessuno escluso.
La casa o la casetta blu, come si ama definirla in maniera più intima, si può incontrarla lungo la statale ionica, quella assolata, quella che porta al mare ed è il luogo in cui tutti i reggini hanno lasciato un pensiero, una fantasia, un’immagine e le emozioni tutte intere. Ed è la storia di una famiglia, di un’avvocatessa che lascia il suo lavoro per diventare imprenditrice agricola. Lei, è Maria Antonietta Zuccalà, una donna che si riscopre figlia, bambina, protettrice delle proprie radici, una donna che torna a Reggio Calabria spinta dal sentimento della cura. Lei e la sua casetta blu, che all’improvviso diventa accessibile a tutti un giorno di tre anni fa quando nasce nel suo intimo un “sentimento del ritorno”, quando si lascia guidare dallo stesso flusso, quello che ha ipnotizzato tantissime generazioni di reggine. Un flusso che la spinge prima a voler risolvere alcune questioni “ambientali” che da anni le impedivano di lavorare sulla proprietà, poi ad aprire un’associazione di promozione sociale, ovvero “La Casetta Blu”, che già da due anni promuove incontri, piccoli eventi. Nel ritorno a casa, quel ritorno all’intimo in cui Maria Antonietta riscopre sé stessa, la necessità di creare persino un indotto economico in una terra dalla quale solitamente si scappa. E come in una storia magica, la casetta blu pretende il suo spazio nella letteratura diventando la protagonista di un romanzo, poi anche nel cinema con un cortometraggio.
Maria Antonietta, come e quando nasce questo incontro con il regista romano Luigi Parisi?
Direi in modo casuale, anche se forse nella storia della casa non c’è nulla di casuale. Incontro Luigi, ci conosciamo e da subito mi dice che da sempre è stato attratto dalla sua energia. Conosceva benissimo la casa perché, pur essendo romano, ha sempre frequentato Reggio, risentendo quasi in maniera ossessiva il richiamo del luogo. È noto per aver diretto numerose fiction di successo per Canale 5 e aver realizzato tanti cortometraggi a tema horror/fantastico e da sempre attraversando la statale sentiva la necessità di “usarla”, raccontarla, avvertiva il suo potere attrattivo e l’esigenza di dargli voce. Così una volta rintracciati noi proprietari in poche ore ha dato vita ad un soggetto da brivido.
Verranno utilizzati anche gli interni per il progetto? A che punto è il piano di ristrutturazione?
Come ho già detto, è servito molto tempo a risolvere alcune difficoltà ambientali, ma una volta sciolte ho potuto iniziare a lavorare sulla ristrutturazione che è cominciata dall’esterno, dai terreni, dalla cura del dettaglio. Mi piacerebbe raccontarti, ad esempio, del progetto legato alla grande “gebbia”. Ho affidato il suo recupero ad Arte Tuia. Stanno realizzando piccole mattonelle decorate per rivestirla interamente. Per me la cura, l’attenzione, il rispetto estetico del luogo e delle sue atmosfere è essenziale. Non voglio lasciare nulla al caso, ecco perché stiamo facendo anche una ricerca precisa per individuare il colore delle pareti esterne e, se posso dirtelo in gran segreto, è la stessa casa a chiedermelo. Naturalmente proprio a causa di questi work in progress, verranno utilizzate solo gli esterni della casa, mentre per gli interni, dopo un lavoro di accurata ricerca, sono state individuate sul territorio di Motta San Giovanni alcune location ad hoc.
Maria Antonietta, quale progetto futuro vedrà la casetta blu?
Devo dirti subito questo, per me la cosa più affascinante di tutta questa storia è l’attaccamento che i reggini hanno manifestato nei confronti di questo luogo nel corso del tempo, le storie che sono nate, le emozioni che getta nell’animo altrui. Forse il potere maggiore di questo posto è il potere di tirar fuori, di unire tutti sotto lo stesso tetto blu. Ecco perché, una volta finiti i lavori e resa la casa agibile, si trasformerà in luogo di cultura e condivisione di bellezza, un luogo in cui tutti potranno riunirsi e raccontare le proprie storie, le proprie fantasie intorno alla casetta della statale Jonica. Questo è il mio sogno che mi impegnerò a far diventare realtà. Un luogo di eventi magici perché, come ti ho già confidato, è la stessa casa a chiedermelo.
Elisabetta Marcianò