Dal diario di Donna Sarina
Martedì 30 settembre– Caro Diario, come sai mi sforzo di essere una brava messinese, pago la Tares, la Tasi, le bollette Amam anche se l’acqua è diventata rara come quella di Lourdes, non posteggio in doppia fila, abbraccio gli alberi, dimostro affetto anche alle palme e ho dato loro l’ultimo saluto quando sono decedute. Non uso la pista ciclabile un po’ per paura di finire anzitempo i miei giorni e un po’ per pigrizia, ma cammino nell’isola pedonale e mi inchino al passaggio dei tir così Richichi non s’arrabbia e non licenziano i lavoratori della Cartour per colpa mia.
Insomma, ce la metto tutta, così quando ieri ho letto su Tempostretto che l’Autorità portuale ha lanciato un appello ai messinesi per dare un’immagine pulita e decorosa della città, ho risposto: eccomi. Dice il signore dell’Autorità portuale che oggi dalle 7 fino alle 19 sbarcheranno nientepopodimenoche 5 mila crocieristi da ben 3 navi. Non voglio peccare d’impertinenza, ma diamine, invece che dircelo 12 ore prima dello sbarco, poteva avvisarci in tempo, così facevamo le pulizie di casa come si deve. Ora ci trovano un po’,come dire, in pigiama e con la casa in disordine, ma il signore dell’AP ha detto che dobbiamo rimboccarci le maniche perché Messina è tra i primi 10 porti crocieristici italiani e mentre a Civitavecchia, Venezia, Napoli, Genova c’è decremento, noi viaggiamo con il vento in poppa.
«Facciamo costanti sforzi di marketing nonostante la città non sembri sempre adeguatamente partecipe con il necessario impegno a garantire un’eccellente accoglienza- ha scritto- Onde non vanificare gli sforzi promozionali di cui si è fatta carico fino ad oggi l’AP invitiamo tutti gli operatori cittadini a offrire un’immagine che renda giustizia al suo patrimonio naturale e storico- architettonico, allo scopo di invogliare i turisti/crocieristi e gli armatori a ritornare a Messina».
Quando ho letto questo accorato appello erano le 17.15 di lunedì, mancavano appena 14 ore allo sbarco dei 5 mila e mi sono detta, che fare? Chiamare Mary Poppins oppure cavarmela da sola? Mary Poppins non ha il telefono quindi ho scelto la seconda opzione e ho chiamato a raccolta tutti gli amici per fronteggiare il dramma: far capire ai turisti che non sbarcano a Bogotà ma in una città civile. Caro Diario, che soddisfazione, all’appello hanno risposto a centinaia e abbiamo istituito le ronde di Mastro Lindo che per tutta la notte hanno fatto quel che non è stato fatto finora. Come le brave massaie che mettono la polvere sotto il tappeto abbiamo sequestrato tre camion di Messinambiente (2 erano senza luci e il terzo con una ruota sgonfia, ma fa niente) e tolto di mezzo tonnellate di rifiuti lungo il percorso abituale dei crocieristi spostandole di alcune decine di metri. Devo dire la verità, non me la sono sentita di portarli a Pace, per timore che venisse Legambiente a contestarmi. A no,quello succedeva prima delle elezioni. Ripulire gli scavi del Duomo è stato un lavoraccio, ma non potevamo lasciare che i turisti pensassero che nell’antichità a Messina si conoscessero già le lattine di coca cola e i panini con i wurstel. Per fortuna è venuta in nostro soccorso la Fatina della ramazza che ha trasformato le erbacce e i boschi cresciuti nelle aiuole, lungo gli spartitraffico e sotto i monumenti in piante ornamentali e gerani da balconi. Dobbiamo farlo noi perché i dipendenti dell’Ato 3 sono quasi tutti amministrativi (ed infatti ora andranno tutti all’Amam, dove, come è noto, c’è penuria spaventosa di impiegati….). Chissà perché le partecipate non hanno lavoratori richiesti in quel settore, ma centinaia di amministrativi. Non ci sono autisti né spazzini, ma se ti serve una fotocopia trovi di decine di impiegati pronti a farla.
Il signor AP ci ha chiesto un’accoglienza eccellente, quindi abbiamo organizzato squadre di “abbracciatori” guidate dal sindaco, che hanno provveduto, allo sbarco dei crocieristi, a baciarli uno per uno aiutandoli poi ad attraversare la strada nella speranza che arrivassero incolumi dall’altra parte. Anche in questo si è prodigato Accorinti che, abituato a bloccare i tir sul cavalcavia, ha trascorso due ore nel corso Garibaldi a fermare le auto in corsa e a convincere gli automobilisti che anche un pedone è una vita umana. Ha smesso solo quando il signor Ap ha presentato ricorso al Tar sostenendo che il sindaco stava impedendo la libera circolazione dei suv.
Il problema era cosa far fare ai turisti nelle successive 12 ore. Escluse subito le visite guidate in Fiera, per non vederli morire di noia tra i padiglioni deserti, escluso anche l’autostop di massa per raggiungere il Museo, non sapevamo proprio che proporre. Mette tristezza vederli scattare foto negli scavi di Palazzo Zanca tra giardini di lattine e alberi di mozziconi di sigarette, immortalare le pareti della Galleria Vittorio Emanuele quasi fossero affrescati da Botticelli invece che da Jessica a Dodi “sei il mio colpo di fulmine”, o vagare senza meta convinti che le macerie intorno siano reperti archeologici e non il frutto di anni di malapolitica. Caro signor AP quel patrimonio storico-artistico di cui lei parla è solo un vago ricordo. Cosa proponi ai crocieristi? L’itinerario dei Forti abbandonati, le scalinate dimenticate, il giro delle incompiute, il tour delle saracinesche abbassate, il camel trophy tra le buche? Gli fai visitare tutti quei luoghi, come la Galleria dell’Inps o la Dogana finiti al centro di progetti inghiottiti nel nulla? Li porti in quello che doveva essere il Palacultura ma è solo un palazzo per uffici e la cultura non ha domicilio? Gli proponi spettacoli in un Teatro che ha appena messo alla porta gli orchestrali, buoni solo nelle campagne elettorali per promettere una stabilizzazione divenuta legge quasi 10 anni fa e dimenticata subito dopo? L’altro giorno mi chiedevo che fine ha fatto la Casa del Portuale dopo lo sgombero del Pinelli. E’ stata trasformata in uno spazio per artisti, un museo, un terminal,una sala convegni o è tornata come prima? Messina è come il castello di Rosaspina, rimasto immobile dal giorno dell’incantesimo quando la principessa si è punta con il fuso. Un tempo fermo nel quale non fioriscono le rose ma neanche i progetti. Che fine ha fatto il regolamento dei Beni comuni? Quali sono i “luoghi della cultura, dell’arte”? Possibile che per valorizzare un luogo lo si debba occupare? E una volta sgomberato tutto torna come prima con una bella pietra tombale sopra? Dove sono le iniziative di riscatto, di rinascita? Il rilancio è la moneta locale annunciata da Perna? Il tallero peloritano?
Quando e come è successo che una città così intensamente bella, che era l’ingresso principale della Sicilia è diventata la porta di servizio? Ci hanno tolto tutto. Le cose che si producono, dai cantieri navali ai succhi d’arancia, dalla birra ai granai. Ci dite di accogliere con impegno i turisti ma li facciamo sbarcare in un deserto di idee. Dobbiamo fare marketing davanti alla Costa crociere, ma poi ci sono 7 milioni di pendolari l’anno che dovranno rubare le scialuppe di quelle navi per attraversare lo Stretto, 600 mila passeggeri al mese “ostaggio” di una politica dei trasporti incapace e strabica verso i privati. Diventiamo ogni giorno più poveri “fuori e dentro”, una città grigia, divisa tra guelfi e ghibellini dove la lotta da Colosseo serve solo a distrarre dai veri problemi. Un ospedale sta per essere smantellato e ci si scanna per dare la colpa all’altro piuttosto che trovare la soluzione, mentre altri si apprestano a banchettare sulle spoglie di una struttura che ha accolto i disperati del 1908. Siamo un non-luogo dove siamo felici se il nostro vicino fallisce anche se noi siamo incapaci di avere un’idea, dove un’associazione dedita agli ultimi chiude e invece di interrogarci sul perché è accaduto li si attacca per averlo detto in giro, una città dove il Palacultura ha locali che ammuffiscono negli scantinati e la Galleria viene fatta marcire per paura di fare arrabbiare qualcuno che conta, dove si fa la voce grossa con Bluferries e si usano toni diversi con Caronte Tourist, dove siamo ostaggio delle incompiute e l’unico mercato del lavoro che funziona è quello delle segreterie politiche e delle cooperative. Una città ipocrita dove gli anziani a Casa Serena hanno l’acqua calda e i riscaldamenti razionati, un solo infermiere e neanche un animatore, ma non lo si deve denunciare, altrimenti poi i vecchietti scrivono una lettera, di loro “spontanea volontà”, dicendo che sono felici di questa gestione e anzi ci invitano a vedere come stanno bene….Il peso specifico della classe politica a Palermo e Roma è pari a zero, e se un giorno ci dicessero che dobbiamo accorpare il Duomo di Messina a quello di Enna non riusciremmo ad impedirlo.
Quindi, caro signor Ap noi cittadini ci possiamo impegnare ad abbracciare i crocieristi quando sbarcano, dargli anche un bacio in fronte, ma solo questo possiamo fare. Perché poi quando scattano le foto a una città ridotta in macerie chi glielo spiega che non siamo nel 1908 ma un secolo dopo e quelle non sono macerie del post-terremoto ma roba nostra? Eravamo l’ingresso principale della Sicilia, ora siamo solo una porta di servizio, possiamo solo salutarli con la manina quando passano senza degnarci di uno sguardo.
Rosaria Brancato