“Dare la parola a una nuova generazione politica”. Questo il senso del lavoro che l’associazione LabDem sta portando avanti nel Mezzogiorno d’Italia. Ieri, durante il convegno organizzato a Messina da LabDem Sicilia sul tema “Giovani amministratori e vecchi vizi della politica” è stato creato un format che sarà esportato anche nelle altre città del Sud Italia.
“C’è la necessità di tornare a fare politica –ha dichiarato aprendo i lavori Francesco Barbalace, coordinatore di LabDem Sicilia. Siamo d’accordo con l’impianto riformatore di Renzi, ma lamentiamo alcune manifestazioni del renzismo nelle aree provinciali. In ogni caso, il riformismo è la carta vincente per il futuro del Paese”. Subito dopo ha preso la parola Fabrizio Calorenni di LabDem Messina, che ha sottolineato che “nelle sue molteplici declinazioni, il termine “vizio” è antitetico a qualsiasi forma di buona gestione della cosa pubblica. Tuttavia, esso è presente e ben strutturato in ogni livello della macchina burocratica. Necessario quindi porre in essere una politica virtuosa fondata sul concetto di appartenenza e sull’obbligatorietà di realizzare un modello etico comune”.
Emanuele Sceusi, presidente del Consiglio comunale di Campofelice di Roccella, ha puntualizzato che “più che ai prossimi anni si pensa alle prossime poltrone da occupare. Spero davvero che si possa invertire la rotta. Perché chi amministra non deve guardare al proprio orticello ma al bene della comunità”. Il coordinatore di LabDem Nebrodi Ivan Martella ha posto l’accento su come la gente vede la politica: “qualcosa di lontano, distante, talvolta anche sporco. Per riuscire a ricostruire un partito, il PD, che sia luogo di incontro e di confronto, bisogna tornare alle virtù della vecchia politica, con riferimenti politici che siano anche culturali”.
Francesco Brillante, segretario cittadino del PD di Trapani, ha ricordato che: “la differenza si fa con le idee. Ma prima di questo bisogna capire chi ci deve essere dentro il PD. Non possiamo accettare adesioni che snaturino l’idea che il PD aveva quando è stato fondato. Bisogna correggere le contraddizioni”. L’intervento di Pier Luigi Gerratana, consigliere comunale di Rosolini ed ex assessore della Giunta Crocetta, si è concentrato sui rapporti con le comunità straniere, “mai consultate dagli amministratori quando si tratta di prendere decisioni per la comunità” e sulla necessità di cambiare metodi, visto che “la classe politica e dirigente affronta i problemi attuali con schemi vecchi di 40 anni”.
Il sindaco di Savoca Nino Bartolotta, anche lui ex assessore dell’esecutivo Crocetta, ha ricordato che “al di là del ruolo e dell’indirizzo politico le persone che incontriamo ogni giorno nel nostro cammino di amministratori ci chiedono concretezza. E, in questo senso, il PD in Sicilia è carente”. “La crisi politica parte dal PD –ha dichiarato il sindaco di Monforte San Giorgio Giuseppe Cannistrà. Tornare a parlare dei problemi reali è difficilissimo, ma è quello che bisogna fare”.
“La verità è che il renzismo si è fermato a Eboli –ha affermato Dario Li Mura, segretario di sezione del PD di Giarre. Altro problema è la ricerca nei territori di papi stranieri: si è delegato all’esterno del partito la selezione della classe dirigente. E comunque nel Sud il PD è un partito che vive di apparato, non si fanno assemblee. È un partito senza elettori e si preferiscono gli accordi nelle segrete stanze”. Il consigliere comunale di Messina Antonello Russo ha detto che incontri come quello organizzato da LabDem sono “linfa vitale per la città. Il confronto tra amministratori su argomenti politici è fondamentale, perché non è possibile andare avanti a compartimenti stagni e con posizioni differenti”.
“Abbiamo battaglie epocali da combattere –ha ricordato Pietro Di Pietro di LabDem Messina– come possiamo conciliarle con la concretezza? Se si ha in mente una prospettiva generale e complessiva, si deve capire come si va a influire sulla vita delle persone. Perdere oltre un miliardo di fondi europei è un crimine contro l’umanità e in Sicilia lo è ancora di più”. Uno studente, Guglielmo Sidoti, ha lanciato un appello perché i “giovani siano più centrali nelle discussioni del partito. Incontri come questo sono fondamentali perché mettono al centro del dibattito la politica con la P maiuscola. Purtroppo, negli ultimi anni se ne sono visti pochi di confronti come questo”.
Dopo questi interventi si è aperta la tavola rotonda, coordinata da Giulia Beninati. L’economista e componente l’esecutivo regionale del PD Sicilia Piero David ha dichiarato che “il partito sta subendo l’americanizzazione della politica. I partiti sono strettamente legati alle strutture economiche, ma negli USA c’è un rapporto più stretto tra cittadini e politica, le lobby sono più trasparenti e c’è molto impegno civile”. Poi un passaggio sulle risorse disponibili: “Bisogna essere capaci di intercettarle per poter accedere e avere delle strategie di lungo periodo. Quando escono i bandi, si devono utilizzare le risorse disponibili per realizzare ciò che è già stato programmato e non il contrario”.
Giacomo D’Arrigo, presidente dell’Agenzia Nazionale Giovani ha sottolineato che “in Italia gli amministratori locali giovani sono 26 mila (pari al 24%), mentre in Parlamento sono appena il 12-13% e solo perché la presidente della Camera Boldrini ha alzato l’età di riferimento ai 40 anni. Ma avere amministratori giovani che presentano proposte, programmano guardando al futuro e hanno lo sguardo lungo è quello che fa la differenza”.
Per Francesco Lo Giudice, ricercatore universitario e capogruppo del PD nel Comune di Bisignano, in provincia di Cosenza, la crisi attuale “può essere una risorsa per il Sud e offrire più opportunità. Rispetto alle epoche preceenti abbiamo più potenzialità di quanti non siano i problemi: dalle energie rinnovabili alla ritrovata centralità geopolitica del Mediterraneo. È un’occasione storica, ma il rischio è che i giovani non riescano a intravedere opportunità di sviluppo e progresso”.
“LabDem è nata 3 anni fa –ha ricordato Mino Carriero, coordinatore nazionale LabDem e componente la segreteria regionale del PD Puglia– dalla mozione che l’on. Gianni Pittella propose quando si presentò per la direzione del partito. Fondamentali l’adesione al Partito Socialista Europeo e l’attenzione a un partito sempre più radicato sul territorio e al Mezzogiorno, motore di sviluppo del Paese. Siamo diversamente renziani, ma guardiamo con attenzione al cambiamento. In ogni caso, non vogliamo un uomo solo al comando, perché siamo un gruppo di persone che lavora insieme. Il denaro per gli investimenti c’è: la sfida è rilanciare un grande piano per il Sud”.
Rispetto ai temi emersi durante il convegno, il presidente nazionale LabDem Salvo Andò ha dichiarato che “quello che emerge è l’attenzione verso la politica organizzata e verso un PD che non c’è. C’è un grande bisogno di partecipazione, ma è fondamentale ricostruire l’identità: un partito non può essere grande senza un’identità chiara. Serve un PD con una precisa identità e non un partito pigliatutto, perché c’è il rischio che i neoconvertiti si inseriscano al posto dei militanti storici. Ci considerano eretici a noi LabDem, ma gli eretici hanno fatto la storia”.
“Siamo uno spazio politico reale nei territori che lavora per creare una rete che poi governi -ha ribadito Fabrizio Ferrandelli, fondatore dei Circoli “I coraggiosi”. In Sicilia c’è un gruppo dirigente che non è più all’altezza e che cala dall’alto decisioni prese durante le riunioni di caminetto. Mi sono dimesso dall’ARS il 19 luglio scorso e da allora hanno fatto 45 giorni di ferie e 3 leggi, tutte impugnate. Il PD siciliano ha grandi responsabilità e il suo gruppo dirigente deve essere mandato a casa. Crocetta governa con 24 parlamentari che pensano soltano all’indennità di fine mese. Mettiamo insieme l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza degi anziani e costruiamo una rete. In ogni caso, prima si arriva al commissariamento del PD in Sicilia e prima si potrà lavorare per costruire”.
A concludere i lavori la parlamentare PD Michela Rostan, che ha subito chiarito che “per fermare l'antipolitica, abbiamo bisogno di una classe dirigente preparata, con spessore morale, capace di generare entusiasmo collettivo. Nel passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica non si è stati in grado di tramandare valori, idee e speranze. Se come LabDem vogliamo costruire e cambiare, dobbiamo tenere presenti 3 principi: la responsabilità sociale condivisa, l’economia circolare e nuovi modelli di sviluppo. E sono fortemente convinta -ha concluso- che LabDem possa essere il punto di riferimento per la formazione politica nel PD”.