“Ormai abbiamo a che fare con una “demo-pazzia”, un dibattito permanente, una voglia di non decidere. Parlamentarizzano tutto invece di amministrare. Accorinti è il sindaco più politico che Messina ha avuto negli ultimi anni, fa gesti e azioni politiche ma non amministra. Oggi ci riuniamo al Royal perché le sale al Comune erano occupate per convegni ai quali partecipa il sindaco. E’ straordinaria l’attività convegnistica di questa giunta, cui non fa seguito un’uguale attività amministrativa”.
L’intervento del giornalista Fabio Mazzeo, che dichiara di avere votato per Accorinti al ballottaggio ma di essere più che pentito “avvilito” dalla situazione attuale, sintetizza il cuore del dibattito organizzato da Viva Messina, che da oggi si appresta a cambiare pelle, iniziare un nuovo percorso, trasformarsi in un network che unisce più associazioni e promuovere periodicamente incontri su temi concreti per Messina, una città che tra 20 anni sarà abitata per oltre il 60% da over 57, praticamente una città “per vecchi”.
Ed il primo dibattito di questa nuova fase si ha affrontato tematiche attuali, quelle per le quali si attendevano risposte dall’amministrazione ma non sono rrivate, perchè rimaste invischiate nel dibattito permanente che poi è l’alibi per non decidere: Palagiustizia, tir, rifiuti, Teatro, viabilità, default.
“Questa giunta ha un approccio ideologico e poco “amministrativo”- ha spiegato il presidente di VivaMessina Massimo Rizzo- e sul Palagiustizia si sono registrati veri paradossi. Accorinti ha sempre detto che vuole il contributo di tutti. Ebbene, per la prima volta si era trovata una condivisione totale tra le Istituzioni: Università, magistratura, avvocatura, Regione, Consiglio comunale sulla scelta dell’ex Casa dello studente, un percorso avviato da mesi, ed il sindaco, alla fine, decide di non decidere, lanciando l’ipotesi Bisconte, che è come lanciare la palla in tribuna durante una partita”.
Sull’argomento è intervenuto anche l’avvocato Paolo Vermiglio che ha sottolineato quanto espresso in una lettera dall’Ordine degli avvocati: “Sembra prevalere la logica del rinvio, del non fare, che hanno condannato la città all’immobilismo, finendo per l’avvantaggiare soggetti che a vario ruolo beneficiano dell’assenza di iniziative”. Ad esempio quei proprietari di immobili oggi locati alle Istituzioni giudiziarie e che incassano un milione e mezzo di euro l’anno, oppure i soggetti che hanno partecipato alla gara bandita dall’amministrazione per la selezione dell’immobile che il Comune avrebbe dovuto pagare quando ha a disposizione un patrimonio non utilizzato.
“Il paradosso- ha detto Fabio Mazzeo- è che il sindaco dei movimenti rischia di passare alla storia come chi ha guidato la giunta più immobile degli ultimi decenni. L’abbiamo votato perché serviva una rottura con il vecchio sistema, ma finora non c’è nulla che dimostri che il nuovo è diverso, dal capolavoro Tares al piano di riequilibrio. Su Pace, ad esempio, per anni ho intervistato Ialacqua che era contrario. Adesso non solo non lo è più, ma in un attimo hanno cancellato un pezzo di programma per il quale sono stati votati. Accorinti in 8 mesi non ha detto una sola parola su Portella Arena, su cosa ne vogliono fare, ammesso che abbiano un’idea in merito. Sui rifiuti annunciano un’operazione verità mai fatta, chiedono una commissione d’indagine al Consiglio ignorando il fatto che le carte le hanno nei cassetti, se vogliono devono solo aprirli. Oggi la politica è troppo condizionata dai social network. Da un latoci sono gli stalker accorintiani, che sono i soli detentori della verità e dall’altro chi cerca di riciclarsi attraverso i social dicendo con un mezzo nuovo quello che ha detto per 20 anni senza mai farlo. Ma la città ha bisogno di essere amministrata e in questa giunta c’è un gap di competenza, basta vedere i balletti delle poche delibere presentate, ritirate, modificate. Nello stesso periodo il sindaco Enzo Bianco a Catania, ne ha fatte 35, tutte approvate dall’Aula”.
Sui conti di Palazzo Zanca e sulla pantomima del piano di riequilibrio, presentato in modo da essere bocciato pur di accedere ad un’ancora di salvataggio, è intervenuto, con competenza e puntualità il ricercatore universitario Carlo Vermiglio che si è soffermato sui contenuti delle pochissime pagine arrivate in Aula: “Quando quest’amministrazione si è insediata Messina era un malato terminale. I messinesi votandoli hanno scelto una nuova equipe. Ebbene, in 8 mesi questa equipe ha perso tempo, e ancora lo perde per parlare di terapie, analisi del sangue. Così facendo ha delle responsabilità che finiranno con l’accomunarla ai predecessori”. Il piano infatti, nell’analisi di Vermiglio, accenna a soluzioni senza indicare né i tempi né i modi né i canali per le risorse, “non ci sono indici sulle misure correttive che si vogliono attuare nei 10 anni a venire. Ogni indicazione è generica e aleatoria. Il piano di dismissioni non ha alcuna discontinuità con il passato,sulle partecipate non si può giocare, si devono prendere decisioni, ma da luglio continuano solo a guardare le carte senza dirci cosa intendono fare. Il comportamento adottato a fine gennaio agli occhi della Corte dei Conti non è lodevole e può costituire un precedente. Non c’è strategia finanziaria, al massimo una tattica finanziaria e neanche ben individuata”.
Sui rifiuti il racconto di Pierluigi D’Amore è stato esemplare: “ La differenziata o si fa toccando le corde dell’anima o quelle della tasca. A Messina l’unica soluzione è la filiera corta che ti consente di creare occupazione e profitto. Attualmente il Comune vende la differenziata ai Consorzi privati, incassando cifre ridicole. A luglio abbiamo presentato il nostro progetto all’assessore Ialacqua. Ci ha detto “bellissimo, ne parliamo al tavolo tecnico”. Sono passati mesi e il tavolo tecnico forse è in Tibet perché qui non si è visto. Questa giunta è riuscita in una grande impresa: non ascoltare. Finirà con il far rimpiangere la vecchia politica”.
Sulla vicenda approdi è intervenuto lo storico leader delle battaglie anti-tir Saro Visicaro: “Il primo segnale è arrivato a luglio, quando Accorinti avrebbe dovuto, per legge, entrare a far parte del Comitato portuale, dove si prendono le decisioni determinanti, comprese quelle per il Bando di concessione, e non lo ha fatto. Persino adesso, che il Comune è stazione appaltante per gli approdi non ha aperto un cantiere, non c’è un iter per gli espropri”.
Sulla viabilità si è soffermato Ferdinando Croce, che ad apertura del suo intervento ha ripreso il tema di quel cerchio magico che sta finendo con lo snaturare il Renato Accorinti delle otte contro il Ponte e soprattutto l’Accorinti che Messina ha eletto sindaco: “Chi sono gli accoriantiani?- ha detto Croce– Anche io sono Accorintiano, l’ho votato. Lui ora è il sindaco di tutti. Invece Accorinti finisce con l’ascoltare solo una parte. E’ il sindaco che divide più di tutti. E’ diventato persino frustrante scrivere su Facebook anche solo un pensiero, postare una frase, un articolo, e poi vedere che una parte di stalker ti attacca in ogni modo. Lui è il sindaco di un’intera città, non di una sola parte e per giunta di una sola parte di accorintiani”.
Uno spaccato dettagliato sulla situazione del Teatro Vittorio Emanuele, luogo simbolo di una cultura ormai agonizzante, lo ha fornito il giornalista Vincenzo Bonaventura che ha disegnato i contorni di un quadro devastato dalla mala gestione ma soprattutto dal non volere dare risposte adeguate nel tempo. Un Ente che non ha alle sue dipendenze gli artisti, non ha pianta organica, non ha visto l’equiparazione delle tabelle del personale e che ha sbagliato strategie di crescita.
“Il Commissario dello Stato ha impugnato parte della Finanziaria regionale e tutti i Teatri siciliani adesso sono senza i contributi- ha spiegato Bonaventura- Dobbiamo ripensare il modo di promuovere il Teatro, senza più contare solo sul pubblico. Accorinti ha sbagliato nominando Maurizio Puglisi presidente, perché non puoi nominare un produttore teatrale privato alla guida di un ente teatrale pubblico, c’è un conflitto d’interesse. Ed infatti è apparso evidente con quella mini-stagione, che non sappiamo neanche si farà, presentata nei giorni scorsi. Ci sono 2 spettacoli con la regia di Ninni Bruschetta, socio di Puglisi, ed altri 2 del Teatro del Mela nel quale sempre Bruschetta è direttore artistico. E stiamo parlando di una mini-stagione….”.
Il filo conduttore di questi mesi di amministrazione non è quindi la discontinuità, ma la mancanza di decisioni, di una strategia amministrativa, dai rifiuti al Palagiustizia, dai beni comuni (che non sono stati individuati) ai servizi sociali.
“Abbiamo aspettato prima di fare un bilancio- ha detto Mazzeo– perché è normale che chi finora era estraneo alla gestione amministrativa avesse bisogno di più tempo per fare le cose. Ma il tempo è passato. Accorinti ha dimostrato di fare gesti politici, la bandiera della pace il 4 novembre, o quanto ha fatto il giorno della Vara. Quel giorno quando è salito sul ceppo della Vara si è capito che non si stava portando in processione la Vara, ma Accorinti. Ogni particolare è stato creato per quel fine. E questi sono gesti politici. Messina ha bisogno di una giunta che amministri, non di assessori che manifestano al fianco di manifestanti che stanno manifestando contro le istituzioni, compreso quel Comune che dovrebbe dare loro i luoghi dove riunirsi, come nel caso della Casa del portuale”.
Rosaria Brancato