Il primo a parlarne era stato Piero Adamo. Era la vigilia di ferragosto e i consiglieri comunali erano stati convocati in aula per una seduta straordinaria dedicata alla delibera che conteneva i debiti fuori bilancio dell’Ato 3 e con cui il Comune avrebbe dovuto accedere al fondo d rotazione della Regione per colmare proprio i debiti Ato. Proprio su questa delibera si dovrebbe aprire un altro capitolo perché nel frattempo è sparita, ma restando a quella seduta fu l’esponente di SiAmo Messina a proporre ai colleghi di istituire al più presto una commissione d’inchiesta dedicata a verificare il buco nero del pianeta rifiuti. Proposta che immediatamente era stata accolta con favore anche dal vicesindaco Guido Signorino.
Da quel giorno però l’iter di questa delibera è stato un percorso a ostacoli. Tra rinvii, richieste di approfondimenti, dubbi, polemiche, rimpalli tra commissioni, alla fine ha avuto un triste epilogo. Ieri doveva essere il giorno della discussione in aula, ma la presidente del Consiglio Emilia Barrile, in quanto prima firmataria, ha deciso di ritirarla con buona pace di tutti. Una decisione frutto di un lungo confronto in conferenza di capigruppo e dunque concordata da tutti, decisione che però non è andata giù soprattutto a chi fin dal primo giorno aveva creduto fortemente nella validità di questo nuovo organo. La motivazione del ritiro, cioè il fatto che la proposta contenesse degli errori di forma, non è bastata gruppo di Cambiamo Messina dal Basso che ha provato a fare sua la delibera opponendosi al ritiro. Ma si sarebbero dovuti esprimere tutti i firmatari del documento che invece rimanendo in silenzio hanno di fatto appoggiato la scelta della presidente Barrile. Dunque un grande buco nell’acqua.
La discussione su questa commissione d’inchiesta si trascinava da mesi. In prima battuta sembravano essere tutti d’accordo e per questo la presidente Barrile si era fatta prima firmataria della proposta. Con il passare delle settimane però qualcosa è cambiato. Per capire cosa è accaduto basta ripercorrere le tappe salienti di questo percorso attraverso le cinque sedute di Consiglio dedicate all’istituzione della commissione.
Il 22 agosto Lucy Fenech, capogruppo di Cambiamo Messina dal Basso, proponeva di creare subito la commissione in modo da camminare parallelamente ai lavori tecnici della I commissione Bilancio per approfondire le responsabilità sulla gestione dei rifiuti dal 2007 al 2012, aspetto poco chiaro per la maggior parte dei consiglieri comunali. In quella occasione non ci furono altri interventi, solo la rassicurazione che l’iter sarebbe andato avanti.
Il 19 settembre la delibera “Costituzione di una commissione speciale d'inchiesta sulla gestione del ciclo dei rifiuti dall'anno 2005 ad oggi” è approdata in aula. Il documento definiva i dettagli di questo nuovo organismo. “La commissione dovrà essere composta da un rappresentante per ogni gruppo consiliare e sarà presieduta da un coordinatore indicato dal presidente del Consiglio. Dovrà accertare il corretto funzionamento delle due società, ATO 3 e MessnAmbiente, sotto il profilo economico-finanziario ed amministrativo; la corretta emissione di tutte le fatture; il rapporto costi-benefici, senza trascurare l'efficienza e la qualità del servizio reso. Si dispone la collaborazione di tutti gli uffici comunali. La partecipazione alle riunioni della commissione speciale non darà diritto alla corresponsione del gettone di presenza”.
Immediate le reazioni. Il capogruppo del Pd Paolo David chiese immediatamente di inviare l’atto in commissione prima del voto in aula. Identica richiesta dal capogruppo Pdl Pippo Trischitta che però aggiungeva la necessità di “inserire in commissione soggetti qualificati, anche e soprattutto a fronte di tematiche delicate come le centinaia e centinaia di assunzioni trimestrali registratesi negli anni”. “Si tratta di un lavoro impegnativo. Si aspetta molto da questa commissione d'inchiesta. Si attende giustizia!” diceva Trischitta a settembre. Dubbioso si era invece mostrato Giuseppe Santalco, capogruppo di Felice per Messina, che mostrava perplessità sul rischio che “questa commissione di indagine diventasse l'ennesimo carrozzone e uno strumento per far uscire soldi all'ente”. Aveva spinto per votare subito, ed eventualmente modificare il provvedimento attraverso gli emendamenti, il capogruppo del Gruppo misto Antonella Russo che lanciava un monito ai colleghi: “se si ha la coscienza a posto si vada avanti”. Fin da subito aveva invece sostenuto l’inutilità di una commissione d’inchiesta il capogruppo dei Progressisti democratici Daniele Zuccarello, favorevole invece il gruppo del Megafono con il capogruppo Giuseppe De Leo che affermava che “non ci si poteva limitare ad un mero approfondimento, ma individuare eventuali responsabilità alla base del disastro attuale nel settore dei rifiuti”. Sì anche di Nino Carreri dei Democratici Riformisti che chiedeva di procedere subito al voto correggendo la parte dedicata alla nomina del Presidente della commissione che sarebbe spettato alla Presidenza del consiglio comunale. Alla fine però su 26 presenti in 16 votarono favorevoli alla proposta di David di mandare gli atti in commissione. E così la delibera iniziò il suo viaggio.
Quattro mesi dopo, il 7 gennaio, la delibera era stata inserita all’ordine del giorno della prima seduta di Consiglio dell’anno. Lucy Fenech chiese subito la trattazione urgente della proposta. “Si dica chiaramente, almeno, se si vuole costituire o meno la commissione e ci si assuma una decisione che spetta solo all’Aula” apostrofò la capogruppo di CMdB. Posizione decisamente più morbida per Piero Adamo che era stato l’ideatore di questa commissione: “non è importante , in che modo si farà chiarezza sull’alto costo del servizio, se attraverso una commissione d’inchiesta o altro”. Per Trischitta e David invece l’unico problema in quell’occasione era che alla delibera mancavano i nomi dei componenti che ne avrebbero fatto parte. Esplose il caos, soprattutto fuori dall’aula, alla fine fu tutto rinviato al giorno successivo.
L’8 gennaio la Presidente Barrile dichiarava di “non poter che gradire l'istituzione di una simile commissione ma aspettare qualche giorno non avrebbe creato alcun turbamento, alla luce della necessità di ricercare un maggior equilibrio e una maggiore armonia tra le posizioni dei diversi gruppi politici”. D’accordo Pierluigi Parisi del Pdl che chiedeva tempo per dare la possibilità a ciascun gruppo di riunirsi per indicare e trasmettere un nominativo, fermo restando che è necessario che il Consiglio approvi l'istituzione di una tale commissione d'inchiesta. Ma Franco Mondello, presidente della I commissione Bilancio, informava l’aula che proprio la commissione aveva deciso che non vi erano le condizioni per la costituzione di una commissione d'inchiesta e che quindi la proposta sarebbe stata ritirata dai proponenti perché non vi erano le condizioni per procedere. “La delibera va formulata in maniera diversa, se veramente si vuole seriamente lavorare per la città” ammoniva Mondello che chiedeva perché allora non partire le verifiche dal 2003, anno di chiusura della società mista. Perplesso anche Pio Amadeo del Megafono che chiedeva chiarimenti sul reale oggetto della delibera. Piero Adamo chiedeva invece di ritirare l’atto e di apportare tutte le necessarie modifiche in modo da sgomberare il campo da dubbi e ostacoli, sulla stessa linea Carlo Abbate dei Dr che ha ribadito la necessità di formulare meglio la proposta. Assolutamente contrario Claudio Cardile del gruppo Felice per Messina, per quello che in passato hanno prodotto le commissioni d’inchiesta. Sul fronte opposto ancora i consiglieri accorintiani: Ivana Risitano ha invitato l’Aula di esprimere la sua volontà politica sull’indagare o meno il passato in attesa di definire le modalità per farlo al meglio, Lucy Fenech ha chiesto ai colleghi semplicemente chiarezza. A chiudere la discussione la proposta di Simona Contestabile dei Progressisti Democratici di sospendere per una settimana e dare modo Segretario generale Antonio Le Donne di esprimere un parere. Su 17 presenti in 12 hanno votato sì per rinviare e così si è giunti alla seduta di ieri. Seduta che ha rappresentato l’ultima puntata di una saga che alla fine non ha portato da nessuna parte. E che lascia solo il dubbio che in tanti abbiano preferito non creare una commissione d’inchiesta che possa fare luce sulle tante zone d’ombra della gestione rifiuti degli ultimi anni. Si è ipotizzata l’istituzione di una commissione dedicata alle partecipate. Ma è tutta un’altra storia. E potrebbero trascorrere altri mesi per poi non arrivare a nulla.
Francesca Stornante