BARCELLONA – “Nessun altro autore di canzoni del 900 italiano, nella sua opera, ha toccato così profondamente il problema di Dio, il mistero di Gesù di Nazareth, la coscienza di chi ha fede, i dubbi dei non credenti”. Così Paolo Ghezzi, autore di “Il vangelo secondo De Andrè”.
Ventuno anni dopo la sua scomparsa, l’associazione “Progressive Ensemble” di Barcellona ha voluto esplorare il percorso esistenziale ed artistico alla ricerca di Dio da parte del grande cantautore genovese, il desiderio di confrontarsi con la spiritualità di colui che definì “il più grande rivoluzionario mai venuto su questa Terra” e il suo accostamento alla figura di Maria.
“Dio in un’ottava” è il titolo dello spettacolo andato in scena venerdì sera in un gremito teatro “Vittorio Currò” dell’oratorio salesiano di Barcellona, da un’idea e con la regia del frate carmelitano Egidio Palumbo, che ha presentato la serata e commentato l’opera scandita in tre movimenti: la ricerca di Dio (con le canzoni Smisurata preghiera, Preghiera in gennaio e Spiritual), Maria di Nazareth (L’infanzia di Maria, Il sogno di Maria, Ave Maria, Maria nella bottega di un falegname), il confronto con l’umanità di Gesù (Si chiamava Gesù e Il testamento di Tito).
Sul palco il gruppo musicale “I Luna Nuova”, con la voce di Carmelo Bertolone e la partecipazione straordinaria del maestro Giovanni Alibrandi al violino e del coro “Ouverture”.
De Andrè non era credente ma neppure ateo, meglio dire agnostico. Ed era affascinato dalla figura di Gesù, tanto da parlarne in molte sue canzoni e da averci dedicato un intero album, “La buona novella”, definito da più critici “il vangelo laico”.
Fra Egidio ha ripercorso i passi di questo rapporto, iniziato dalle lezioni di don Giacomino Piana, insegnante di religione al liceo frequentato da De Andrè, che parlava non solo della divinità ma anche dell’umanità di Gesù, del suo modo di accostare le persone, specialmente chi aveva sperimentato il fallimento della vita. Ed è proprio su questi aspetti umani che si concentra il cantautore, tanto ne “La buona novella”, quanto nel resto della sua opera, soprattutto nei due dischi successivi, dedicati agli ultimi, “Non al denaro non all’amore né al cielo”, ispirato da “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, e “Storia di un impiegato”.
A cinquant’anni da quelle opere, De Andrè riesce ad emozionare ancora oggi. Così come hanno emozionato “I Luna Nuova”, che hanno raccolto scroscianti applausi, per poi chiudere insieme in festa con “Il pescatore”. “Anche lui rappresenta Gesù – ha detto fra Egidio -, che ‘versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete, ho fame’”.
(Marco Ipsale)