“L’impunità degli stati non sarà più tollerata”. Cosi Carmen Cordaro, avvocato e attivista del circolo Arci Thomas Sankara di Messina, commenta l’iniziativa di Boast4People, che ha visto associazioni Europee e Africane unirsi per la difesa della vita dei migranti e del diritto del mare. Contro la politica dei respingimenti o della semplice indifferenza, che trasforma giorno dopo giorno il Mediterraneo in un cimitero, contro la detenzione nei campi d’immigrazione e contro la criminalizzazione dell’immigrazione, per la difesa del diritto del mare, sancito anche dall’Onu, che impone di soccorrere ed accogliere chi è in difficoltà tra le onde, senza distinzioni di rotta e nazionalità, si mobilita la società civile continentale e extracontinentale. Uno “scendere in campo” concreto frutto della collettiva mobilitazione di una rete vastissima di associazioni che ha portato alla spedizione della goletta Oloferne, lungo le rotte dei migranti, per studiarne e sorvegliarne le dinamiche, da Palermo all’Africa Settentrionale per attraccare, infine, a Lampedusa qualche settimana fa.
L’iniziativa
Come si legge nel comunicato che celebra la conclusione positiva dell’evento: “Un anno fa, di fronte all’aumento delle morti in mare nonostante i dispositivi straordinari di sorveglianza dispiegati nell’ambito dell’intervento militare in Libia, nasceva l’idea di una barca della solidarietà”.
Carmen Cordaro ha partecipato come responsabile dell’Arci Nazionale e come avvocato alla traversata insieme ad un equipaggio composto da attivisti specializzati per le varie emergenze : medici – essendo la goletta attrezzata per dare assistenza e soccorso – avvocati, fotografi, giornalisti e video reporter di nazionalità francese, tunisina e belga, oltre che italiana. Prossimamente verrà realizzato un film documentario che raccoglierà le testimonianze e i momenti più significativi dell’impresa. Carmen Cordaro sottolinea il duro lavoro che ha impegnato tantissime persone ed è costato tanto tempo ed energie, dal momento che tutto è stato autofinanziato dalle associazioni aderenti. Anche la città di Messina ha dato il suo contributo con una festa di finanziamento organizzata dal circolo cittadino dell’Arci, in cui sono stati raccolti cento euro. Un piccolo contributo che è andato ad unirsi a quelli realizzati in modo analogo in tante altre città d’Italia e d’Europa.
Le motivazioni.
“Oggi, il Mediterraneo è attraversato dalle rotte di chi emigra verso l’Europa alla ricerca di una possibilità di sopravvivenza o dell’opportunità di una vita migliore. Alcuni sono portati in salvo dalle autorità e agenzie degli Stati Europei in circostanze drammatiche per poi essere rinchiusi ed espulsi. Molte, troppe volte, invece, i migranti in difficoltà vengono lasciati alla deriva o respinti verso le coste dei paesi del sud del Mediterraneo”. Viene presentata così la “spedizione” della goletta della solidarietà nel sito di Boast4People. La situazione complessiva delle migrazioni nel bacino del Mediterraneo, mai pacifica e sempre costellata da tragedie, è precipitosamente peggiorata con le operazioni militari che hanno coinvolto la Libia. Da allora la politica degli Stati membri dell’Unione Europea nei confronti dei migranti si è inasprita diventando sempre più repressiva. Scrivono gli attivisti: “Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, ha lanciato operazioni per intercettare i migranti nel Canale di Sicilia. Numerose prove testimoniano che, al largo delle coste libiche, la NATO e gli stati aderenti all’operazione Unified Protector, non hanno prestato soccorso ai migranti in difficoltà. Il conflitto in Libia è formalmente concluso, ma la guerra ai migranti continua e ogni nuovo naufrago si aggiunge ai 1.500 migranti morti nel Mediterraneo nel corso del 2011”. Attenzione però a non attribuire troppo facilmente la colpa interamente a Bruxelles. L’Italia è solita operare i respingimenti. Due settimane fa, ad esempio, sono state riconsegnate alla Libia un gruppo di persone aventi diritto allo status di rifugiati politici in quanto eritree e somale.
L’esempio.
Esempio emblematico del clima intollerante promosso dall’UE è il tristemente celebre “caso Guardian”. La storia è drammatica quanto nota alle cronache, Carmen Cordaro la sintetizza così: “una barca di 73 persone che sono state lasciate morire nel periodo dell’embargo alla Libia”. Siamo in un tratto di mare affollato dalle navi di mezzo mondo nel periodo delle operazioni militari contro Gheddafi. Il Guardian lancia un segnale di pericolo che viene raccolto e ripetuto ininterrottamente dalla Guardia Costiera italiana per quattro giorni. La barca con il suo carico di vite umane viene affiancata da navi ed elicotteri – qualcuno lancia ai disperati qualche pacco di biscotti – ma lasciata andare alla deriva per quattordici giorni. Attraccata nuovamente sulle coste libiche, solo nove erano i sopravvissuti dei quali due sono morti appena sbarcati. Una vicenda orribile che ha scosso le coscienze della società civile internazionale, mentre i sopravvissuti, dopo l’esposto contro la Francia – essendo stato certificato che una nave francese abbia accostato il Guardian nei giorni della deriva – meditano di chiamare in causa anche lo Stato Italiano, appartenendo a quest’ultimo l’intero comando Nato in quel periodo.
La rotta.
Proprio per scongiurare il ripetersi di simili tragedie, gli attivisti di Boast4people si sono alternati sulla goletta Oloferne seguendo le principali rotte di migrazione del Mediterraneo e partecipando, nel tragitto, ad importanti eventi di rilevanza internazionale. “Da Rosignano a Palermo, raggiungendo Pantelleria, Monastir, Ksibet el Mediouni per poi concludere il suo viaggio a Lampedusa: un movimento di solidarietà che ha tessuto legami tra le due rive del Mediterraneo”. A Monastir hanno partecipato alle riunioni internazionali preparatorie del forum sociale mondiale che si terrà in Tunisia il prossimo anno, mentre hanno visitato tutti i campi profughi disseminati lungo la rotta, come quello di Choucha, sempre in Tunisia.
Il fine.
Scopo della traversata è principalmente quello di “controllare i controllori”, per vigilare sul rispetto dei diritti dei migranti e della “legge del mare”. Quella inaugurata dal viaggio della goletta Oloferne vuole essere l’istituzione di una rete di marinai che vigilino sulle frontiere esterne dell’UE prestando soccorso a chi ne ha bisogno e denunciando casi di violenza, ma anche di omissione di soccorso. Per questo i membri di tutte le associazioni che hanno aderito a Boat4People chiedono all’Unione Europea di porre fine alla politica dei respingimenti, agli Stati Africani di non sottoscrivere accordi di riammissione e infine: “a tutti i paesi di smettere di perseguire coloro che prestano soccorso ai migranti e di rispettare il diritto del mare che sancisce il dovere di tutti i marinai di procedere con la massima velocità a prestare soccorso alle persone in pericolo” Come recita l’articolo 98 della Convenzione Onu sul diritto del mare. Il comunicato che sancisce la fine della missione dell’Oloferne, si conclude con una frase a metà tra la profezia e la promessa: “Il progetto Boats4People promuoverà nuove azioni fino a quando la chiusura delle frontiere continuerà a produrre conseguenze mortali”. Banalmente si potrebbe commentare che il sangue non ha nazionalità. Un commento banale quanto vero.
(Eleonora Corace)