Il presupposto è esattamente l’opposto della determina predisposta dal dirigente Pizzino per la gestione dei contrassegni e degli stalli destinati agli invalidi. L’obiettivo infatti non deve essere reprimere gli abusi ma tutelare il diritto alla mobilità dei disabili. Nel regolamento che il movimento Liberi cittadini disabili ha presentato oggi alla stampa e ad alcuni consiglieri comunali che provvederanno a portarlo in Aula, si ribalta l’ottica per mettere al centro un diritto, quello di tutti i messinesi diversamente abili (in allegato il regolamento).
A predisporre il regolamento per il rilascio del contrassegno invalidi e delle concessione di aree di parcheggio riservate agli invalidi, sono stati direttamente gli interessati, e cioè Mario Midolo, responsabile regionale del movimento Democrazia disabile, Lucia Cardillo (Italia dei valori), Placido Smedile, Monica Subba, del movimento Liberi cittadini disabili, il segretario cittadino dell’Italia dei valori Salvatore Mammola e Roberto Cerreti, del movimento Liberi Insieme. Il regolamento si basa su quelli Europei e rispecchia quel che in una città normale dovrebbe essere garantito a quanti hanno difficoltà motorie dovute ad una disabilità. E se sono stati gli stessi interessati a prendere carta e penna per scriverlo, adeguandolo ad una normativa europea, è stato perché la determina predisposta a febbraio dal dipartimento, appariva del tutto inadeguata ad affrontare la problematica se non in alcuni tratti discriminatoria. Invece che garantire un diritto finiva con il penalizzare i veri disabili, che sono poi gli unici destinatari del regolamento.
“Abbiamo chiesto più volte all’amministrazione di essere coinvolti, dopo aver notato pressapochismo nelle decisioni e scarsa informazione- ha spiegato Mario Midolo- L’eliminazione indiscriminata degli stalli ha causato gravissimi disagi ed ha leso un diritto costituzionalmente garantito. Abbiamo assistito ad un comportamento illegittimo e non escludiamo di chiedere la rimozione dall’incarico per il dirigente Pizzino. La necessità del Comune di fare cassa non può ledere i nostri diritti e soprattutto trasformare i disabili in un bancomat, costretti ad accollarci spese che non ci competono”.
Appare assai bizzarro infatti che, dal momento che Messina è apparsa una comunità incivile che ha abusato dei pass e dei contrassegni al limite dell’indecente, invece di rafforzare i controlli, gli uffici comunali varano una determina che colpisce tutti indiscriminatamente e obbliga il disabile a dimostrare la sua disabilità. Per giunta periodicamente e con prescrizioni tali da far indignare.
“In base alla determina di Pizzino- spiega ad esempio Dino Smedile, consigliere del IV quartiere e promotore di una serie di battaglie per il diritto alla mobilità- si pretende che un disabile che è tale da 20 anni debba dimostrare, con un certificato del medico curante, la sua disabilità. E il certificato va rinnovato ogni anno. Il disabile quindi deve dimostrare non solo la sua disabilità, ma persino la sua attitudine alla vita sociale, indicando quante volte intende uscire da casa e perché. E se io sono asociale e non voglio uscire non ho più diritto al pass? E un tetraplegico che non ha possibilità di guarigione perché deve attestare ogni anno la sua disabilità se è permanente? Mentre il governo si adegua alla normativa europea in materia il Comune di Messina fa cento passi indietro. Nel frattempo le cliniche private hanno diritto a 7, 8 pass in via XXIV maggio e noi dobbiamo essere penalizzati”.
A far indignare i promotori del regolamento uno dei punti della determina di febbraio: il parcheggio a chiamata. Chi ha un’invalidità permanente infatti ed esce raramente da casa non ha più diritto al pass auto ma sarà costretto a chiamare un’auto che fornirà il Comune per portarlo dove necessario.
“Poiché è evidente che un simile servizio non possa essere garantito dall’Atm che ha già problemi gravi- spiega Midolo- e poiché in questi casi serve anche personale qualificato, temiamo che dietro questo “parcheggio a chiamata” ci sia la volontà di affidare a cooperative il servizio. Non è il caso di soffermarsi poi sull’assurdità di dire ai genitori, ad esempio, di un bambino malato di Sla che devono chiamare il Comune quando serve uscire da casa…”.
Paradossalmente questa determina finisce con il penalizzare e discriminare i destinatari del provvedimento: i veri disabili. E toglie all’amministrazione qualsiasi incombenza dal momento che sono i diversamente abili a doverlo certificare.
“Il dirigente Pizzino giustifica la determina perché vuol reprimere gli abusi- aggiunge Lucia Cardillo- Ma non è questo il modo. Devono essere tutelati i diritti ed effettuati quei controlli che finora non sono mai esistiti. Occorre fare una verifica seria sui contrassegni, sanzionare le irregolarità e ritirare i pass, ad esempio, quando si scopre che il disabile non è nell’auto e non è stato accompagnato”.
Messina è l’unica città che non ha la sezione di polizia municipale destinata a questo tipo di controlli. Se la nostra realtà ha un alto tasso di inciviltà tale da portare non solo a falsificare contrassegni e persino l’esistenza stessa della disabilità, oppure ad un uso indiscriminato da parte dei familiari, del contrassegno stesso, questo non vuol dire che l’amministrazione debba rinunciare a tutelare un diritto.
“Potersi muovere è un fatto di democrazia” ha aggiunto Midolo che ha raccontato come per lui sia stato impossibile persino candidarsi perché l’accesso al Tribunale per l’acquisizione di alcuni documenti, non è previsto per i diversamente abili.
“Nelle campagne elettorali se ne discute però poi, all’atto dell’insediamento l’argomento non interessa più-commenta Roberto Cerreti, Movimento Liberi Insieme- Noi porteremo questo regolamento all’attenzione anche della Commissione regionale sanità all’Ars per farne un esempio da seguire in ogni realtà”.
Con il provvedimento di febbraio l’amministrazione chiede ai diversamente abili di dimostrare, ogni anno, il loro grado d’invalidità. Quindi chi ha un’invalidità permanente, pur sapendo che solo un miracolo potrà guarirlo, sarà costretto (secondo noi in modo anche umiliante oltre che paradossale) a visite periodiche ed all’attestazione.
“Ma non basta- rincara la dose Salvatore Mammola- si arriva all’assurdo che viene chiesto al disabile di indicare sin dal principio quante volte intende uscire da casa e perché. Motivi di studio, lavoro o salute. E solo dopo le nostre proteste è stato aggiunto anche per motivi sociali. Ma anche questo è assurdo. E se io, disabile voglio andare a guardare le stelle in solitudine?”
In verità questo punto della determina potrebbe persino apparire discriminatorio oltre ad avere alcuni aspetti inquietanti per la tutela della privacy, perché un diversamente abile sarà pure libero di decidere di uscire all’improvviso, senza averlo predeterminato prima, e non per andare dal medico, all’Università, in ufficio ma per andare a guardare lo Stretto al tramonto?
Il regolamento predisposto dal Movimento Liberi cittadini disabili è scritto da chi le problematiche le vive sulla sua pelle e non per sentito dire. E’ scritto guardando alla normativa europea e non al passato, è scritto tenendo conto del fatto che la mobilità è un diritto di tutti e viene prima della necessità di reprimere un abuso. E’ scritto pensando al fatto che in una città civile deve essere perseguito chi usa un falso pass e non chi deve dimostrare, suo malgrado, che ha una disabilità che per tutta la vita lo renderà tale. Non è il disabile che deve fare, a sue spese, ciò che è compito di un’Istituzione.
A portare in Consiglio Comunale, dopo un passaggio in Commissione, il regolamento, saranno i consiglieri comunali presenti oggi alla conferenza stampa: Elvira Amata, Daniela Faranda, Daniele Zuccarello, Mariella Perrone, Nora Scuderi, Giuseppe Trischitta, Nino Carreri, che hanno deciso di “far propria” la proposta e di portarla in Aula al più presto.
Rosaria Brancato