Si chiude con due assoluzioni nel merito, sei prescrizioni e 6 rinvii a giudizio l’udienza preliminare sui lavori di messa in sicurezza della discarica di Tripi, utilizzata per il conferimento dei rifiuti di Messina nel decennio scorso. Il Gup di Barcellona, Salvatore Pugliese, ha definito in maniera diversa le posizioni dei vari indagati. Non luogo a procedere per non aver commesso il fatto gli ex sindaci di Tripi Carmelo Sottile e Giuseppe Aveni. I due primi cittadini, difesi dall’avvocato Salvatore Giannone, escono quindi dalla vicenda come estranei ai reati contestati. Il difensore ha anche incassato l’estromissione dal fascicolo processuale della perizia del geologo Giovanni Balestri, disposta dallo stesso giudice per valutare l’entità dell’inquinamento prodotto dal sito, dove i lavori furono eseguiti “post mortem”, ossia dopo la chiusura del sito. Su eccezione dell’avvocato Giannone il giudice ha dichiarato inutilizzabile la perizia, stilata dal professore noto per aver studiato la terra dei fuochi per conto delle procure. Il dossier non entrerà quindi nel processo che si aprirà a giugno. Non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per il messinese Vincenzo Carditello, Roberto Viani di Sant’Agata Militello, il barcellonese Valerio Cigala, l’ingegnere Salvatore Favosi di Roccalumera, l’imprenditore Michele Rotella, recentemente scomparso, il dirigente del Comune di Messina e Orazio Nicosia di Giano Ambiente. Vanno al vaglio processuale di primo grado, Gisella Galante, di Patti; l’allora ad di Messinambiente Antonino Conti, Domenica Lauria, di Matera; Marilena Maccora, di Patti; l’architetto Vincenzo Schiera, di Palermo, il dirigente del Comune di Messina, Francesco Aiello, per il quale è stata dichiarata prescritta una delle due accuse contestate. Il processo comincerá il prossimo 9 giugno davanti i giudici del Tribunale di Barcellona. Due le contestazioni: a imprenditori e gestori del settore smaltimento quella di aver realizzato il secondo modulo della discarica in maniera irregolare, in un sito non a norma, provocando così il disastro ambientale della discarica, praticamente collassata. Ai dirigenti e tecnici pubblici viene invece contestata l’omissione di atti d’ufficio, per non aver controllato che i lavori fossero stati realizzati a dovere. Tra lavori fatti male e troppi “occhi chiusi”, ha scoperto il Noe dei Carabinieri, il risultato è che la discarica finiva per inquinare per via del percolato.
Hanno difeso gli avvocati Giannone, Salvatore Versaci,Tommaso Autru, Nino Mormino, Massimiliano Pantano, Fabrizio Formica, Gianluca Curró, Gianluca Gullotta, Ettore Cappuccio, Pippo Mancuso, Nino Favazzo.
(Alessandra Serio)