Mentre il presidente della Regione Crocetta sta pensando di invertire la rotta sul piano rifiuti e restituire ai sindaci la gestione del servizio raccolta, il caso della discarica Mazzarrà Sant’Andrea, alla luce della sentenza del Tar, fa ancora discutere.
L’Associazione Mediterranea per la Natura, sottolinea alcuni aspetti emersi dalla sentenza del Tar che pochi giorni fa ha bloccato l’ampliamento della discarica, e che finora sono stati sottovalutati.
Il Tribunale amministrativo ha infatti accolto il ricorso di oltre trenta cittadini della zona contro le autorizzazioni concesse dalla Regione all’ampliamento del sito. Ed è proprio su questi provvedimenti autorizzativi che l’associazione Mediterranea vuol accendere i riflettori.
“Non può non allarmare- si legge in un comunicato- che dalla lettura degli atti del Tar emergere un orientamento illegittimamente derogatorio da parte della Regione che ha autorizzato l’ampliamento della discarica e la realizzazione dell’impianto di stabilizzazione, nell’ambito di valutazioni ambientali che soprattutto in materia di salute pubblica dovrebbero indirizzare invece verso un livello di tutela ben più elevato, ben al di là della semplice corrispondenza alle varie tabelle”.
L’associazione sottolinea come la Regione, prima di autorizzare i lavori avrebbe dovuto tenere conto di tutti gli elementi in discussione, ma soprattutto della priorità legata alla tutela della salute pubblica. Gran parte dei ricorrenti al Tar infatti hanno spiegato di essere proprietari di immobili localizzati in prossimità della discarica di contrada Zuppà, nell’ambito dei territori dei comuni di Furnari e Terme Vigliatore e di aver risentito da tempo degli effetti negativi connessi al degrado ambientale ed igienico-sanitario causati dall’impianto.
La Regione , con decreto n. 391 del 21 maggio 2009 del Dipartimento Territorio ed Ambiente, ha rilasciato alla Tirreno Ambiente l’autorizzazione per la realizzazione di un impianto per la selezione dei rifiuti solidi urbani e per la stabilizzazione della frazione organica.Lo stesso ufficio, due giorni dopo, ha espresso giudizio favorevole di compatibilità ambientale, rilasciando l’autorizzazione integrata ambientale per il progetto di ampliamento della discarica. In seguito al provvedimento regionale è stata quindi consentita una capienza dai precedenti 1.480.000 metri cubi a 3.200.00 metri cubi, pari a oltre il doppio.
“La presenza inoltre di amianto nel sito avrebbe dovuto essere motivo di ulteriore severità nella concessione delle autorizzazioni- prosegue Mediterranea Leggiamo inoltre nella sentenza che in occasione di una campagna di rilevamento dell’Arpa effettuata nel 2008, è stata evidenziata la presenza a Furnari degli stessi inquinanti presenti in discarica, circostanza questa che avvalora l’ipotesi che le direzioni dei venti sono tali da determinare il trasporto aereo di sostanze odorigene ed anche di fibre di amianto nel centro abitato di Furnari”.
Nel ricorso è stata chiamata in giudizio anche l’Asp che, con parere n. 35 dell’11 settembre 2008 si era espressa favorevolmente all’ampliamento della discarica a condizione che venissero assunti “tutti i provvedimenti necessari ad impedire il prodursi di esalazioni maleodoranti che periodicamente si avvertono, nel non lontano centro di Furnari”.
E il Tar alla luce proprio di questo parere condizionato non ha mosso alcuna censura all’Azienda sanitaria.
L’associazione Mediterranea conclude ribadendo come “quanto emerge dalla sentenza va ben oltre gli aspetti amministrativi, invadendo altri campi di responsabilità sui quali le istituzioni e gli organi competenti dovrebbero far chiarezza con urgenza”.
Quel che preoccupa è la “leggerezza” con la quale gli uffici hanno dato il via libera alle valutazioni ambientali ignorando le posizioni di chi viveva in quell’area e ne subiva tutte le conseguenze negative.
Intanto a proposito di rifiuti Crocetta sta studiando l’ipotesi di restituire ai sindaci la gestione della raccolta rifiuti, che nel piano varato dal governo Lombardo, veniva assegnata a consorzi di comuni riuniti obbligatoriamente sotto lo stesso tetto delle SSR , di fatto esautorando le autonomie delle singole amministrazioni e costringendole ad accettare le scelte assembleari anche in materia di differenziata.
Da mesi il Circolo Rifiuti Zero di Messina si batte per l’eliminazione delle SSR (che dovrebbero entrare in funzione nel 2013) e la restituzione dell’autonomia nel settore ai singoli sindaci che potranno decidere che tipo di sistema adottare in base al proprio territorio ed alle proprie esigenze. Circolo Rifiuti Zero Messina anche in base al protocollo Rifiuti Zero aveva trasmesso al governatore una proposta che mirava appunto alla restituzione ai sindaci dell’autonomia gestionale in materia.
Rosaria Brancato