Tutta colpa de L’Espresso.
Un intervento fiume del governatore Crocetta (vedi articolo in pagina con il discorso integrale), quelli di rito della maggioranza che dà solidarietà umana e invita tutti alla riflessione su quanto fatto in quasi 3 anni (probabilmente erano talmente distratti da accorgersene solo ora), le scontatei accuse dell’opposizione, per concludere infine che la colpa del terremoto è l’articolo de L’Espresso, peraltro scritto, come rilevato da Crocetta da Piero Messina, uno dei 21 giornalisti dell’Ufficio stampa della Regione pagati come caporedattori e licenziati dal governatore e che si è tolto così il sasso dalla scarpa. Tutto il resto, le dimissioni di Lucia Borsellino, le intercettazioni che fanno parte dell’inchiesta su Villa Sofia, le dichiarazioni della stessa Borsellino ai magistrati, le frasi pronunciate da Manfredi Borsellino, il contesto di una gestione della sanità affidata al cerchio magico, tutto in secondo piano, almeno ufficialmente, in una seduta all’Ars più simile ad uno spettacolo che a scene di vita reale. In primo piano spunta “un falso dossier che ha convinto la Borsellino a dimettersi” (quando invece è stata lei stessa a raccontare sia ai magistrati che al fratello il clima di ostilità e di silenzi) e un metodo Crocetta ben peggiore del metodo Boffo portato avanti da un gruppo misto di poter occulti e massonici con tendenze golpiste.
Questa dunque la versione ufficiale per dare tempo all’Ars di varare almeno il bilancio e preparare un’ exit strategy per le urne anticipate in primavera, salvo sorprese dei prossimi giorni legate a dimissioni di assessori, dichiarazioni choc, inchieste, intercettazioni.
In Assemblea Crocetta ha ribadito “non mi dimetto”, se l’Ars vuole può sfiduciarlo. Tra citazioni di poesie, Brecht, Pasolini, Alessi, ricostruzioni dell’operato dell’amministrazione, lunghi tratti di biografia personale e interminabili strali contro poteri occulti e giornalisti indispettiti per il licenziamento, trame torbide che hanno ingannato Lucia Borsellino, il governatore ha concluso ribadendo che con lui il metodo Boffo non funziona.
“Ho vissuto in questi giorni i momenti più terribili della mia vita, è come se
avessi rivisto un film diverse volte proiettato, attraverso il quale l'attacco
al presidente della Regione diventa attacco alle Istituzioni democraticamente
elette dai cittadini, all'intero popolo siciliano. Ho vissuto per giorni la vicenda dì un uomo che incominciava a sentirsi come un lebbroso in pieno Medioevo vergognandosi persino di affacciarsi dal balcone. Il "metodo Crocetta" ha cominciato a superare il metodo Boffo. Nella calunnia non è importante dire la verità, ma fare uscire notizie false in modo eclatante. Dopo lo sconforto, ho capito che le mie eventuali dimissioni venivano interpretate come segno di ammissione di colpa”.
Dopo aver citato la nota poesia di Bertold Brecht “…dapprima vennero a prendere gli zingari e io non dissi nulla” il Presidente ha paragonato la democrazia ad una rosa che se perde anche un petalo o una spina non è più bella come prima perché viene a mancare qualcosa.
Quindi ha ripetuto quanto già dichiarato in questi giorni a proposito delle intercettazioni che vedono l’ex commissario straordinario di Villa Sofia Giacomo Sampieri e il primario Matteo Tutino stilare elenchi di “fedelissimi, mi raccomando solo fedelissimi” da portare all’attenzione del Presidente in vista delle nomine nella sanità. E’ stata peraltro la stessa Borsellino a raccontare ai magistrati delle telefonate e delle pressioni che ha ricevuto in un anno e del clima di totale ostilità che ha incontrato. Crocetta in Assemblea ha confermato quanto detto nei giorni scorsi e cioè che: “ Nè io né la Borsellino abbiamo effettuato nomine sulla base di alcuna sollecitazione”. Ha anche detto ai cronisti che l’ex assessore alla sanità sarebbe caduta nel tranello di un falso dossieraggio che l’ha portata alle dimissioni. Sui suoi rapporti con Tutino ha ripetuto quanto dichiarato e cioè che dal chirurgo andavano tutti, compreso Cuffaro per dimagrire. “Nulla del morboso gossip e del volgare e provinciale chiacchiericcio che circola può essere vero per il semplice fatto che la mia vita privata non esiste, è controllabile secondo per secondo. Scopro che il cerchio magico della sanità sarebbe costituito dal mio medico personale e da un suo amico. Ai tempi di Cuffaro il cerchio magico della sanità era costituito dalla mafia, dai gruppi di affari palermitani e nazionali”. A questo punto ha citato la frase di Pasolini “ di tante cose "io so, ma non ho le prove" ed ha aggiunto: “Io perdono sempre, anche quando mi si fa del male gratuito. Non mi dimetto, poiché non sono un irresponsabile e non voglio lasciare decine di migliaia di lavoratori senza lavoro o senza salario. Nessuno si illuda che l'eventuale fallimento della Sicilia, non tiri dentro il bilancio dello Stato Non posso dimettermi perchè sono garante dello Statuto, per citare il nisseno Alessi, padre insieme al gelese Aldisio, dell'autonomia siciliana. Io non ci sto, come ho scritto in un mio recente libro. Non ci sto al massacro della Sicilia, non ci sto alla campagna denigratoria architettata contro di me, non ci sto a chinare la testa di fronte ai potenti di sempre, sono un uomo libero, forse pago qualche mia ingenuità e vi chiedo perdono per questo. Sono ostile al solo vero cerchio magico che continua a esistere in Sicilia, quello degli affari che collude con le massonerie deviate, quello degli affari mafiosi, di una Cosa Nostra che è intarsiata negli affari della Regione”. Una citazione di Gramsci “la politica, è l'architetto di una nuova società” per annunciare che valuterà un’azione risarcitoria miliardaria per il danno creato alla Sicilia, infine l’ultima poesia, “Preghiera alla vita” di Lou von Salomè, che, dice, ha scelto come manifesto della sua vita.
“Certo, così un amico ama l'amico come io amo te, vita misteriosa, sia che in Te io abbia esultato, pianto sia che Tu mi abbia dato felicità, o dolore. Io t' amo con tutte le tue afflizioni: e se tu mi devi sopraffare, mi strapperò dal tuo braccio come ci si strappa dal petto di un amico. Con tutte le mie forze ti stringo a me! Lascia che le tue fiamme mi assalgano, lascia che nelle vampe della lotta io possa sondare il baratro del tuo mistero. Essere, pensare per millenni! Prendimi fra le tue braccia: non hai più altra felicità da darmì-bene- hai ancora la Tua pena”.
LE REAZIONI
Si è quindi parlato molto più di una sola intercettazione, quella de L’Espresso che non dell’inchiesta, né ell’operato di una maggioranza che era già in crisi profonda molto prima che si Manfredi Borsellino pronunciasse quel discorso il 18 luglio. Ma è stato un modo per “congelare” il fuoco e dare respiro all’Assemblea per concordare l’exit strategy. La maggioranza ha fatto quadrato esprimendo solidarietà umana e ribadendo (ormai è un mantra) la richiesta di un cambio di passo.
Tira un sospiro di sollievo il Pd per voce del capogruppo Antonello Cracolici: “ Accogliamo l'appello del governatore che ha chiesto di separare la questione dell'intercettazione dalle questioni politiche, e di valutare i due anni e mezzo di legislatura in un momento successivo. Oggi si è chiuso il primo tempo ora affrontiamo il secondo tempo, quello delle valutazioni politiche e degli errori commessi per capire se ci siano le condizioni per invertire la rotta, se dobbiamo andare avanti o no". Da queste frasi resta da chiedersi che cosa abbia fatto il Pd tra il primo, il secondo tempo e l’intervallo per non aver avuto modo di valutare quello che, sotto il profilo politico, è evidente ad occhio nudo.
Solidarietà umana e politica a Crocetta anche da parte del Pdr attraverso il presidente del gruppo Beppe Picciolo “crediamo che questo momento così triste possa diventare un’opportunità per dare forza al governatore e per completare l’attività di governo con le leggi di riforma in calendario all’Ars. L’azione di governo fin qui non è stata del tutto soddisfacente e non possiamo fuggire ai gravi problemi che vivono la formazione professionale, i forestali, i precari, la sanità e lo stesso bilancio regionale. Non esiste un governo regionale che possa operare non in sintonia con quello nazionale, stante la situazione di grave crisi di risorse economiche della Sicilia e il Pd, in primis, deve dialogare con le forze moderate e riformiste della coalizione”.
In casa Udc il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone non “esce” dal suo ruolo e ricorda che la scadenza naturale della legislatura è nel 2017, mentre il capogruppo centrista Mimmo Turano: "L'Udc non legherà mai il proprio futuro al teatro dell'assurdo cui abbiamo assistito. Le preoccupazioni di Lucia Borsellino sono sempre state anche le nostre preoccupazioni. L'Udc ha lasciato la giunta in occasione della nomina dei manager. Noi chiediamo oggi che si intervenga nel settore della Sanità in maniera forte".
Durissimo il commento del M5S che già aveva diffuso una lettera aperta invitando Crocetta a dimettersi: “ Legislatura clinicamente morta: Crocetta vada via, subito. Discorso prevedibile quanto inutile. Pd complice di questa farsa. Una manfrina che poteva anche risparmiaci. Un discorso inutile, quanto prevedibile. Era chiarissimo infatti che Crocetta non avrebbe mollato la presa, lui assieme al Pd, che di questa farsa è attore principale. Nessuno vuole togliere la spina per paura delle elezioni e per conservare la pesante e comoda busta paga. Crocetta è ormai un uomo solo, abbia un sussulto di orgoglio si dimetta prima che siano di siciliani e e non la politica a dimissionarlo”. Dal Movimento parte un invito al Pd. “ Non trascini oltre questa farsa, presenti una mozione di sfiducia. Può già contare sulle nostre 14 firme. Se non dovesse arrivare, non escludiamo che possiamo essere noi a presentarla”.
A lanciare frecciate ad una maggioranza spaventata dal ritorno alle urne è stato Nello Musumeci: “I deputati di maggioranza non hanno difeso la sua rivoluzione, ma solo la propria poltrona. Noi riteniamo che questa esperienza sia conclusa, definitivamente. Qualcosa è saltato: 37 assessori in 33 mesi, i bandi fermi, le nomine solo per fedelissimi e paesani, la Formazione, il Piano giovani, gli enti inutili, il precariato. Siamo di fronte a una frattura insanabile tra la presidenza della Regione e la stragrande maggioranza del popolo. Lei sta facendo lo stesso percorso di Luigi XVI che aveva sottovalutato la rivoluzione francese, il paragone è solo politico. Lasci, presidente. Poniamo un limite a questa tragicommedia".
Ormai fuori dall’Ars dopo le dimissioni (respinte dall’Aula ma da lui reiterate) il PD Fabrizio Ferrandelli ha commentato: "Dalla casa del Grande Fratello non uscirà nessuno.Noi organizziamo a settembre il #CoraggioDay chiamiamo a raccolta i coraggiosi, gli anti gattopardi”.
Il segretario regionale del Pd Fausto Raciti ha ripetuto per l’ennesima volta in un anno come un ritornello: “Non è più rinviabile una discussione seria per capire se vogliamo continuare con Crocetta o se prendere altre strade. Crocetta ha ragione a rivendicare il diritto a restare in quanto le Procure siciliane ci dicono che l'intercettazione è falsa. Tuttavia c'è una difficoltà amministrativa in Sicilia. Come Pd siciliano abbiamo cercato di rimediare agli errori di questi anni, ma senza il riconoscimento da parte di Crocetta degli errori di questi anni sarà difficile proseguire”.
Il coordinatore regionale del Ncd Francesco Cascio ha commentato: "Le sono vicino umanamente, ma oggettivamente come fa a non capire che è finita? Ci sono voluti 50 minuti per sentire una cosa saggia nel suo intervento, l'appello all'aula per una collaborazione. Stabiliamo insieme una strategia d'uscita per andare al voto in primavera. Siamo alla fine di una pagina triste".
A fine serata il premier Renzi a proposito di Marino e Crocetta, le due note dolenti, dice: se non governano se ne vadano.
A margine di una crisi diventata uno stillicidio si registra la nota del Codacons Sicilia che dopo aver letto le dichiarazioni di Crocetta che ha ripetuto più volte d’aver pensato al suicidio (e di aver trovato su internet il modo per farlo senza farsi salvare) ha offerto “assistenza psicologica. Crediamo si tratti di dichiarazioni molto serie da non sottovalutare. Il governatore di una regione deve avere il polso per fronteggiare situazioni critiche come quella vissuta da Crocetta, e non dovrebbe mai nemmeno valutare l'ipotesi di suicidio. Se lo riterrà opportuno, mettiamo a disposizione del presidente un pool di esperti costituito da psicologi e psichiatri che sono pronti a fornire tutto il supporto psicologico e professionale del caso".
Rosaria Brancato