Rischio frane per il villaggio di Ponte Schiavo che nel 2009 subì la violenta alluvione abbattutasi lungo la provincia jonica. Il comitato Uniti per Ponte Schiavo, in prima linea per la difesa e la tutela del territorio, torna a chiedere l’attenzione degli organi competenti e lo fa con una lettera inviata al presidente siciliano Rosario Crocetta e al Ministro messinese per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione Gianpiero D’Alia.
Nella lettera si sottolinea il rischio a cui gli abitanti del villaggio sud di Messina sono costretti a sottostare a causa dell’incuranza degli Enti competenti e della mancanza di interventi, laddove invece il pericolo è conclamato. Il rischio e la paura che ritorna ad ogni acquazzone, quando fiumi di fango si riversano nella via Comunale attraverso i tre valloni – Ex Finanza, Mastrominico e Spine – che non sono stati messi in sicurezza. I detriti, provenienti dalle montagne in occasione delle piogge, hanno più volte bloccato anche il traffico veicolare.
L’attenzione da parte degli abitanti è alta, ma dopo quattro anni non si può più chiedere ai residenti di aspettare ancora né, tanto meno, di convivere con il pericolo. Eppure, come scrive l’avvocato Dario Restuccia, responsabile del comitato, “duole dovere amaramente constatare che, purtroppo, dopo decine di sopralluoghi effettuati dai vari tecnici, non si è ancora giunti ad una programmazione di interventi risolutivi del problema”.
“La cosa assurda e grave – prosegue Restuccia – è che il sottoscritto ha scoperto che l’Accordo di Programma del marzo 2010 stipulato tra Ministero dell’ Ambiente ed Assessorato del Territorio e Ambiente della Regione Siciliana finalizzato alla programmazione ed al finanziamento di interventi urgenti e prioritari, aveva previsto lo stanziamento di alcune somme per la mitigazione del dissesto idrogeologico del villaggio Ponte Schiavo. Ebbene, inspiegabilmente, nulla è stato ancora fatto! I vari Enti continuano a rimpallarsi le responsabilità in merito alla programmazione e competenza per la realizzazione delle opere necessarie”.
Non ci sembra di sentire insomma nulla di nuovo e si sprecano le parole utilizzate in queste occasioni dove ritornano prepotenti sempre le stesse frasi di consolazione. Ma la speranza è sempre la stessa, che prima o poi qualcuno agisca per mettere fine alla condizione di precarietà a cui gli abitanti di Ponte Schiavo sono condannati a vivere.
L’auspicio è che si trovi una soluzione definitiva, scrive il comitato, “affinché gli abitanti non debbano più temere, in futuro, per la loro incolumità e per dimostrare alla comunità interessata dal problema che vi è la ancora la speranza che le Istituzioni non abbandonano i cittadini, la qual cosa, se fosse vera, non sarebbe davvero degna per un Paese civile”.