“Proprio in queste settimane il tema del Regionalismo differenziato è al centro del dibattito nazionale e, proprio in virtù della discussione che sarà presto affrontata a Roma, la Commissione Statuto dell’Ars sta lavorando ad una risoluzione che sarà consegnata al Governo siciliano affinché siano evidenziate le esigenze e le richieste della nostra Regione, sempre più penalizzata dagli investimenti nei settori essenziali, a partire da quello delle infrastrutture”. A dichiararlo la Presidente della Commissione Statuto dell’Assemblea Regionale Siciliana, Elvira Amata.
“La riduzione degli investimenti in opere strategiche alla vita del Sud ha del paradossale. Le nostre infrastrutture, già carenti, subiscono da anni ulteriori tagli ad opera di governi centrali che incentivano lo sviluppo del centro nord lasciando il Meridione -e la Sicilia soprattutto- in una condizione di arretratezza rispetto al resto del Paese. Si tratta di una condizione inammissibile alla quale abbiamo il dovere di opporci con forza ma in modo concreto e costruttivo. Per tale ragione, in accordo con l’assessore regionale al Bilancio, Gaetano Armao, la Commissione che presiedo, ha pianificato audizioni e un lavoro certosino per mettere in luce e porre nero su bianco le clamorose mancanze che la nostra isola subisce. Esiste un’evidente intenzione a mantenere l’atavica questione meridionale, aprendo sempre di più la forbice del differenziale tra settentrione e meridione d’Italia. Ma, dall’altra parte, esiste un’altrettanta evidente intenzione di mettere la parola fine a questo andazzo -prosegue il parlamentare regionale di Fratelli d’Italia-.
In tal senso la Sicilia ha tutto il diritto di entrare a gamba tesa nel dibattito sul regionalismo differenziato avanzando le giuste pretese sul maltolto di questi decenni ed esigendo che la quota di investimenti nell’isola sia rivista nelle modalità e nella sostanza. In quest’ottica si muove l’attività che la nostra commissione sta svolgendo. Bisogna aver chiaro che ciò che Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna reclamano non è solo più competenze ma anche di trattenere le risorse derivate dai tributi erariali ad oggi versati allo Stato.
Nel caso in cui le tre regioni con il più alto pil trattenessero per sè la stragrande maggioranza di queste imposte, gli effetti sarebbero subiti da quelle del sud: meno soldi e meno investimenti.
Voci già fin troppo penalizzate dalle nostre parti fino ad oggi.
Torneremo a parlare di regionalismo differenziato quando le sperequazioni tra nord e sud saranno confinate nei libri di storia”.