L’Udc sparisce dall’Ars. Dopo le dimissioni dell’ormai ex presidente nazionale Gianpiero D’Alia in rotta definitiva con il segretario nazionale Cesa, il gruppo Udc all’Ars segue in modo compatto la scelta del leader messinese.
A conclusione di una riunione a Palazzo dei Normanni gli 8 deputati del gruppo Udc ed i 2 assessori regionali Giovanni Pistorio e Gianluca Miccichè hanno ufficializzato quanto era già nell’aria da diversi giorni, dopo lo “strappo di Ognissanti”.
Erano state le dichiarazioni a Tempostretto di Gianpiero D’Alia “L’Udc è morta, parliamo del nulla”, a scatenare il 2 novembre la reazione di Cesa e l’annuncio della sospensione dal partito e del deferimento ai probiviri. D’Alia ha rilanciato la palla dimettendosi per “porre fine ad una farsa che ha il suo giusto epilogo nella ricorrenza dei defunti…”
A seguire l’ex ministro che ha ribadito l’alleanza con il Pd sia a Roma che a Palermo, saranno quindi il presidente dell’Ars Ardizzone, i deputati Turano, La Rocca, Cani, Forzese, Ragusa, Sorbello e gli assessori Miccichè (che è anche deputato regionale) e Pistorio. Addio all’Udc adesso il gruppo si chiama Centristi per la Sicilia, che già di fatto è un anticipo di quella che potrebbe essere sia la lista alle regionali 2017 che una eventuale formazione a livello nazionale alleata con il Pd renziano “Centristi per l’Italia”. Nelle scorse settimane, quando D’Alia per sottolineare la distanza dal segretario nazionale Cesa e la vicinanza a Renzi ha iniziato la campagna elettorale per il sì al Referendum del 4 dicembre, era stato modificato anche il nome del gruppo in “Udc-Centristi per il sì” (comitati ispirati da Pier Ferdinando Casini). Adesso il divorzio è ufficiale e di fatto, sbattendo la porta D’Alia svuota l’Udc, almeno quello degli eletti. Unico a non condividere la scelta è stato Totò Lentini, che è transitato al gruppo misto ed ha sottolineato l’impossibilità di restare con quanti hanno deciso di continuare a sostenere il governo Crocetta.
Molllate le ancore l’area D’Alia anticipa quelle che saranno le decisioni a livello nazionale. “La nascita del gruppo ‘Centristi per la Sicilia’ all’Ars rappresenta una importante novità politica nel panorama regionale e nazionale- commenta il segretario regionale del Pd Fausto Raciti- Ai parlamentari regionali che hanno dato vita a questa nuova esperienza vanno i mie auguri di ‘buon lavoro’, nella certezza della continuità del nostro percorso di collaborazione”.
A stare alla finestra a guardare quel che accade in casa Udc sono gli ex cuffariani e a Messina il gruppo di Roberto Corona.
I numeri hanno dimostrato che le truppe sono con D’Alia e pertanto si aprono in quel che resta dell’Udc di Cesa spazi liberi proprio alla vigilia delle Regionali 2017.
Le operazioni dietro le quinte stanno vedendo l’area del centro-destra stringere accordi con Cesa e con Forza Italia. Il primo a replicare piccato a D’Alia e Ardizzone è stato proprio Totò Cuffaro, che anche senza tornare a fare politica attiva guarda di buon occhio questi movimenti al centro. L’Udc svuotata da chi preferisce il centro-sinistra di Renzi e l’intesa con gli alfaniani, può diventare un contenitore in Sicilia per quanti non vogliono (o non trovano spazio) entrare in Forza Italia.
A Messina chi sta guardando i movimenti ed è già pronto a varcare la soglia dell’Udc è l’ex deputato regionale Roberto Corona, che pensa a ricandidarsi per le Regionali.
Ultimo segretario cittadino della Dc, Corona è stato tra i pionieri di Forza Italia, partito con il quale è approdato all’Ars. Dopo il divorzio nel Pdl e la nascita di Ncd, Corona è entrato a far parte del trio dei coordinatori cittadini della rinata Forza Italia, insieme a Bernardette Grasso e Santi Formica.
Ma da quando, nel dicembre dello scorso anno, Francantonio Genovese ha lasciato il Pd per transitare in Forza Italia, con la benedizione di Miccichè, gli spazi si sono ristretti. Da qui, con ogni probabilità, la decisione di “approfittare” della rottura tra D’Alia e Cesa.
Ma siamo solo all’inizio dei movimenti politici, perché dal 4 dicembre, l’esito del Referendum potrebbe scatenare reazioni a catena, soprattutto se le Politiche, inizialmente previste per il 2018, dovessero essere anticipate alla primavera del 2017.
Rosaria Brancato