“Pesante sfregio, offesa indelebile, delusione profonda, presa in giro”. Sono alcune delle reazioni al documento economico-finanziario approvato dal governo Gentiloni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la previsione di un nuovo studio di fattibilità per il collegamento nello Stretto dopo che, negli anni, sono stati spesi milioni per arrivare al progetto definitivo.
La grande maggioranza delle opere strategiche sono previste al centro nord, per questo, secondo il segretario generale della Uil di Messina, Ivan Tripodi, si tratta di un “Documento dal chiaro sapore contro il Mezzogiorno. Questa vicenda, accanto alle indecenti scelte anti-meridionali del governo Gentiloni, evidenzia l'assoluta inconsistenza e la totale mancanza di credibilità dei rappresentanti istituzionali e politici del nostro martoriato territorio. Pertanto, si rende necessario, da parte del sindacato, aprire una grande vertenza finalizzata alla salvezza di Messina e della sua provincia che vive un tracollo economico-sociale provocato dalla totale mancanza di investimenti e di prospettive di lavoro. Faremo, quindi, la nostra parte fino in fondo in favore della città metropolitana di Messina e della sua incolpevole popolazione”.
Il presidente della Rete per le infrastrutture del Mezzogiorno, Fernando Rizzo, ricorda le parole del ministro Delrio ai tempi del governo Renzi. "… possiamo tollerare che tra Roma e Palermo in treno ci si mettano 10 ore e mezzo e tra Roma e Milano tre? Una domanda retorica che faceva presupporre l'imminenza di una decisione storica in tempi brevi”.
Invece, stando alle ultime parole di Delrio, evidentemente sì, possiamo tollerarlo. “Ai meridionali come noi della Rete – dice Rizzo -, convinti che le speranze di interrompere il degrado della loro terra siano affidate alla modifica del Piano Strategico della Portualità e della Logistica, all'AV/AC ferroviaria SA-PA/CT, Ponte incluso, non resta che prenderne atto. E' triste constatare che Gentiloni sul Sud, è praticamente allineato con Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Si/Sel, col silenzio complice dei parlamentari meridionali. Le forze politiche italiane sono prive di una visione strutturata e lungimirante del modo di affrontare la Questione Meridionale. In area governativa solo Alternativa Popolare sembra voler toccare il tema – pur in modo limitato -, presentando una proposta di legge mirata alla ripresa dell'iter di costruzione, ma il Pd non appare interessato a portarla in Aula. Viene da chiedersi come il partito di Alfano possa condividere l'indirizzo del nuovo Def. Tra le fila dell'opposizione, prevalgono le posizioni ambigue, a cominciare da Forza Italia, fa eccezione il movimento di Nello Musumeci, storicamente meridionalista. Intanto, la campagna elettorale sta per prendere il via e, alla fine, saranno gli elettori a decidere se l'estremo Sud deve morire”.
Capitale Messina, infine, torna sulla riforma delle Autorità Portuali. “L’esclusione dell’Av/Ac Salerno – Reggio Calabria condanna anche lo sviluppo del porto di Gioia Tauro. Abbiamo il timore, sempre più fondato, che alla fine il ruolo dei porti messinesi sarà solo quello di bancomat per colmare il grave deficit economico strutturale del porto di Gioia Tauro”.