Il parere finale è positivo ma le criticità evidenziate sono tante, troppe, e soprattutto resta un’incognita importante: il conto del patrimonio. La relazione del Collegio dei revisori dei conti relativa al bilancio consuntivo 2012 – che riferisce in numeri degli ultimi otto mesi di Buzzanca e dei primi quattro mesi del commissario Croce– è l’ennesima certificazione di una crisi nera per il Comune di Messina. Palazzo Zanca, infatti, è già in uno stato di pre-dissesto e se non si riuscirà ad accedere al salva-comuni nazionale, attraverso il piano pluriennale di riequilibrio , il crack sarà inevitabile.
Ma entriamo nel dettaglio al documento di analisi contabile firmato dal presidente Dario Zaccone e dagli altri due revisori Giuseppe Zingales e Federico Basile. E’nelle conclusioni della relazione, lunga 70 pagine, che i tre esperti contabili elencano una dietro l’altro le criticità dell’ente.
Viene innanzitutto sottolineato il mancato rispetto del termine di approvazione del rendiconto 2011, con conseguente violazione di precise disposizioni di legge, a cui aggiunge il mancato rispetto dei parametri obiettivo previsti da c.d. "Patto di stabilità" (L. 448/98). «Lo sforamento del patto, come è noto – puntualizzano i revisori – è una violazione ai principi del contenimento della spesa pubblica che comporta l'applicazione, per l'esercizio finanziario 2013, di una sanzione pari alla differenza tra il risultato registrato e l'obiettivo programmatico predeterminato … Lo sforamento dell'obiettivo previsto dal Patto di Stabilità per il Comune di Messina per l'anno 2012, risulta essere pari a – € 6.944.000,00, essendo l'obiettivo prefissato pari a € 15.349.000,00 ed avendo prodotto un saldo finanziario 2012, in termini di competenza mista, pari a € 8.495.000,00». L’unica nota positiva è che «ad oggi la Corte Costituzionale con sentenza n. 219/2013 ha stabilito la non applicabilità delle sanzioni derivanti dallo sforamento del patto di stabilità per la Regione Siciliana».
Il Collegio dei revisori dei conti punta, poi, il dito contro le anticipazioni di tesoreria. «Il costante utilizzo degli anticipi di tesoreria, per quanto entro i limiti stabiliti dall’art. 222 del Tuel- si legge nella relazione – rappresenta una grave criticità dell’Ente ciò in quanto, oltre al conseguente maggior onere finanziario sopportato, palesa la difficoltà a rendere liquidi i propri crediti ovvero ad averli sovradimensionati, se la riscossione avviene con regolarità, quando addirittura non siano interessati ambedue i casi»
Tra le criticità del Comune di Messina ci sono anche, e non è certo una novità, i debiti fuori bilancio, che ammontano complessivamente ad € 119.787.349,24. Il Collegio dei revisori
«ritiene inoltre che esistano ragionevolmente le condizioni per l’esistenza di debiti fuori bilancio latenti, ciò a causa della criticità nel rapporto fra l’Ente e le partecipate, ed in un caso, (Messinambiente – ATO Me3), fra le partecipate stesse, ambedue controllate al 99% circa dal Comune di Messina». I tre tecnici contabili sottolineano, inoltre, che «la formazione dei debiti fuori bilancio appare un fenomeno sistematico e strutturale nella gestione finanziaria dell’Ente ed il crescente valore degli stessi, compromette l’effettiva tenuta degli equilibri finanziari di bilancio».
A proposito dei rapporti con le società partecipate, i revisori dei conti hanno un giudizio durissimo. « E’nel rapporto con le società partecipate – scrivono – che emergono le più importanti criticità, i cui riflessi, il Collegio ritiene, possono compromettere la stabilità economico-finanziara del Comune di Messina».
Il Collegio stigmatizza soprattutto «l’indulgente comportamento degli amministratori delle più importanti società partecipate, per i gravi ritardi nella presentazione dei rispettivi bilanci all’assemblea dei soci, i quali non consentono all’Ente una corretta e puntuale programmazione che spesso comporta considerevoli scostamenti fra gli impegni di bilancio previsti e quelli successivamente accertati, con l’effetto della formazione di dannosi debiti fuori bilancio».
Nella relazione di Zaccone, Zingales e Basile, i riflettori vengono puntati anche sui servizi a domanda individuale,vale a dire asili nido, impianti sportivi, mensa scolastica mercati, trasporto alunni, spettacoli, disinfestazione, assistenza. I tre esperti contabili spiegano che «l’Ente, non essendo in stato di dissesto finanziario ed essendo stato dichiarato strutturalmente deficitario nel 2012 con riferimento all’esercizio 2011, non ha l’obbligo di assicurare, per l’anno 2012, la copertura minima dei costi dei servizi a domanda individuale, acquedotto e smaltimento rifiuti».
Secondo il Collegio dei revisori dei conti, quindi, «poiché i servizi a domanda individuale non sono obbligatori per legge, stante le condizioni di criticità ed in previsione delle restrizioni previste per l’esercizio 2013, sebbene gli stessi abbiano particolare rilevanza sociale, è necessario adottare quei provvedimenti finalizzati alla copertura dei costi, almeno nel rispetto delle percentuali previste dalla norma, ovvero, valutare di eliminare alcuni impegni con minor impatto sociale».
Gli esperti contabili chiariscono inoltre, che in questo settore l’Ente è esposto «ad un eccessivo drenaggio di risorse finanziarie, in relazione alle sue specifiche condizioni», soprattutto alla luce del fatto che nel 2013 ha l’obbligo «di raggiungere la copertura delle spese almeno fino al 36%, »
Il Collegio dei revisori pone i suoi rilievi anche sulle spese di rappresentanza, non sempre riconducibili agli stringenti dettami normativi che disciplinano tale tipologia di spesa; sul piano triennale di contenimento delle spese , non ancora adottato dall’ente; sui ritardi nelle verifiche sugli adempimenti degli obblighi fiscali ; e sulla mancata adozione dei sistemi contabili previsti dal D.lgs. 118/11.
Sotto le lente d’ingrandimento degli esperti contabili, sono finiti anche i residui attivi, forse il vero tallone d’Achille del Comune di Messina. Il Collegio rileva, che gli importi dei residui attivi stralciati per dubbia esigibilità, ammontano ad € 25.114.832,39. «Tale dato –scrivono- è indice di grave sopravvalutazione della sussistenza dei titoli giuridici a supporto della esigibilità del credito». Invitano, pertanto, l’Ente «a valutare scrupolosamente le ragioni dei crediti già in fase di previsione, verificando con particolare attenzione la sussistenza dei titoli giuridici necessari alla loro riscuotibilità, al fine di evitare di gonfiare il bilancio con dannose previsioni che potrebbero rivelarsi sovrastimate». L’Organo di revisione rileva , inoltre, che l’eccessivo scostamento fra determinazione e rideterminazione dei residui a distanza di un esercizio può far perdere «significatività ad attendibilità ai risultati degli esercizi precedenti».
A conclusione della loro relazione, Zaccone, Zingales e Basile esprimono «parere favorevole per l’approvazione del rendiconto 2012 limitatamente ai risultati della gestione finanziaria, mentre riguardo al conto del patrimonio non si è in grado di attestarne la completezza e l’attendibilità». Ricordiamo che il conto del patrimonio è il documento contabile attraverso il quale vengono rilevati i risultati della gestione patrimoniale e riassunta la consistenza del patrimonio al termine dell’esercizio, evidenziando le variazioni intervenute nel corso dello stesso, rispetto alla consistenza iniziale. E a quanto pare, anzi secondo quanto scrivono i revisori , sul conto del patrimonio del Comune di Messina c’è un grosso punto interrogativo.
Nonostante i tanti e pesanti rilievi mossi, Zaccone, Zingales e Basile dei conti danno via libera al Bilancio consuntivo 2012, ma allo stesso tempo rivolgono una raccomandazione precisa: «si provveda ad adottare senza indugio tutte le misure correttive necessarie ed improcrastinabili, anche in relazione alle prescrizioni necessarie per il positivo accoglimento del piano di riequilibrio finanziario attualmente in fase di rimodulazione, ed idonee ad indirizzare la gestione dell’Ente al mantenimento strutturale degli equilibri di bilancio».
I revisori invitano, infine, «l’Ente ad operare una più puntuale e decisa azione di indirizzo nei confronti delle società partecipate al fine di contenere le criticità evidenziate oltreché rispettare una rigorosa gestione dell’azione amministrativa, volta a garantire una stretta osservanza delle misure sanzionatorie previste dalla legge per le violazioni del patto di stabilità interno». (Danila La Torre)