Via al processo per i sei medici dell’ospedale Ferarotto di Catania imputati della morte di Anna Maria Capicotto, scomparsa a soli 69 anni dopo il ricovero nella struttura sanitaria catanese,
I dottori Maria Letizia Cavarra, Rosa Aiello, Carmelo Grasso, Giuseppe Alfio Leonardi, Brigida Piazza e Nunziatina Runcio sono comparsi ieri davanti al giudice monocratico di Catania per la prima udienza del processo che li vede alla sbarra per omicidio colposo.
“Dopo quattro anni di indagini finalmente inizia il procedimento a carico dei sanitari che hanno avuto in cura la nostra assistita deceduta per emorragia a seguito di intervento chirurgico intravenoso” commentano gli avvocati Nino Cacia e Antonino De Francesco che assistono i familiari della donna.
“Abbiamo motivo di ritenere – alla luce delle univoche risultanze autoptiche compendiate nella consulenza tecnica del pubblico ministero (angiotac eseguta con colpevole ritardo, solo a titolo di esempio) che sono state grossolanamente violate linee guida e basilari norme prudenziali in campo medico. i familiari, affranti dalla perdita della congiunta morta a soli 69 anni, sono convinti che il tragico evento poteva evitarsi ove vi fosse stata maggiore attenzione“, concludono i legali.
Anna Maria Capicotto è morta il 27 gennaio 2017 nell’ospedale catanese, dopo cinque giorni di agonia, dove era stata ricoverata per un intervento di riparazione alla valvola mitralica. Ma l’operazione ha avuto complicazioni e la donna non è mai più tornata a casa. Secondo l’Accusa, le principali omissioni dei medici riguardano il non aver sottoposto la donna agli esami necessari, malgrado le prime avvisaglie, che avrebbero rilevato l’emorragia interna riportata.
Il marito e i quattro figli, convinti che qualcosa non era andata come avrebbe dovuto, hanno chiesto alla magistratura di fare luce sull’operato dei sanitari ed hanno dato via all’inchiesta ora sfociata nel processo.
I sei medici, assistiti dagli avvocati Carmelo Peluso, Vittorio Anselmi, Pietro Nicola Granata, Giuseppe Salerno, Antonio Bellia e Matteo Pistarà, adesso dovranno difendersi davanti al giudice di primo grado.