Molto tempo fa Leonardo Sciascia diceva che “la Sicilia non è una. Ne esistono molteplici, forse infinite”. E, in effetti, in questo eterno specchio di contraddizioni, la Sicilia resta, da un lato scenario immutabile di oscurantismi che esiliano la donna ad un ruolo subalterno e remissivo nella società, dall’altro persiste come terra di Sante patrone venerate dal popolo, unico anello di congiunzione alla Divinità.
Ora musa ispiratrice, ora protagonista dinamica, la donna ha ispirato non poca letteratura nella terra dei vespri e, proprio in vista dell’otto marzo, l’amministrazione comunale di Spadafora, in concerto con la Sovrintendenza dei Beni Culturali, ha deciso di rendere un omaggio attraverso un percorso letterario che posa lo sguardo sulla donna del mediterraneo nel corso del Novecento. Una riflessione singolare che esula dalle consuete celebrazioni del caso e prova a raccontare la complessità, la tenacia, il dolore ma anche la gioia di vivere l’universo femminile in un momento storico non proprio favorevole all’autodeterminazione ed all’equiparazione tra i due sessi.
Ieri pomeriggio, tra le mura del Castello cinquecentesco di Spadafora, presentati dal Sovrintendente ai Beni Culturali, la dott.ssa Tosi Siragusa, e alla presenza dell’editore Armando Siciliano, cinque autori (Giuseppe Corica con “La voglia di melagrana” e “La terra in amore”, Alfio Aurora con “La Notara”, Silvano Messina con “L’ultima patriarca”, Lucia Finocchiaro con “Puri e corrotti” e Totò Pugliese con un saggio sulla civiltà contadina calabrese) hanno dato forma a ritratti nitidi e violenti di madri, contadine, figlie, donne segnate dalle vita e oltraggiate da una società forse troppo anacronistica per capirne la forza eversiva.
A presenziare l’evento anche la giovanissima vicesindaco di Spadafora Tania Venuto, che ha portato un’aria di rinnovata freschezza nelle istituzioni del comune tirrenico con un apporto forse decisivo alle tematiche di genere nell’asfittica realtà politica siciliana.
Sebastiano Russo