Messina, in Prefettura la cabina di regia per la lotta alla violenza di genere

E’ servita una rappresentante del Governo particolarmente attenta alla tematica della violenza di genere per superare le divisioni che caratterizzano il terzo settore messinese e le oggettive difficoltà nell’operare in rete per istituire la Conferenza Provinciale Permanente per la valutazione congiunta delle iniziative finalizzate a contrastare il fenomeno della violenza contro le donne.

L’iniziativa è stata presentata ieri dal Prefetto Maria Carmela Librizzi: “Quel che si vuole creare è una cabina di regia che coordina tutte le attività a sostegno delle donne, dalla prevenzione e sensibilizzazione agli interventi di contrasto alle violenze, quando queste sfociano in casi specifici". Al tavolo, quindi, ci saranno le associazioni di volontariato, gli operatori sociali del privato e del pubblico, le forze dell’ordine e la magistratura, i rappresentati delle istituzioni scolastiche e delle amministrazioni locali, con l’obiettivo di individuare congiuntamente priorità ed aree di intervento per mettere a sistema le potenzialità di tutte le componenti istituzionali e di tutti i soggetti a vario titolo impegnati nel delicato settore a supporto delle vittime. La Librizzi ha chiesto anche l’intervento dei media, richiamandoli al corretto utilizzo dell’immagine femminile, perché non restino lettera morta i documenti varati dalla categoria, a cominciare dal ”, più noto come il “manifesto di Venezia”.

Il Prefetto è partito dai dati forniti dalle Forze dell’Ordine in relazione al biennio 2016-2017, che vede calare i casi di violenza ma aumentare le denunce. Un dato confortante, che però preoccupa se analizzato geograficamente: “In ben 61 comuni sui 108 del messinese sono stati registrati casi di violenza”.

Sulla denuncia hanno influito le molte iniziative già in rodaggio dagli scorsi anni, dal Protocollo che 40 soggetti tra associazioni e operatori hanno siglato con la Prefettura nel 2014 – ricordato dalla presidente del Cedav Carmen Currò, alla task force voluta dal procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci che ha”imposto” a forze dell’ordine e magistrati l’adozione di prassi più efficaci a sostegno delle vittime di violenza.

“Quando sono arrivata – ha spiegato il magistrato – alcuni episodi che arrivavano alla nostra attenzione restavano senza seguito, come le segnalazioni di terzi su presunte vittime di violenza. Ho imposto che anche questi micro casi siano analizzati e attenzionati, per andare a verificare in tempo se si tratti di situazioni preoccupanti o meno, anche quando manca la denuncia del soggetto leso. Così come è diventato orami prassi l’obbligo del referto, affatto scontato fino a pochissimo tempo fa: i medici chiamati a refertare donne picchiate, per esempio, hanno l’obbligo di riferire esattamente nella documentazione medica cosa è stato raccontato loro dalla donna che ha cercato il loro aiuto, così da consentire l’intervento delle forze dell’Ordine”.

Altri strumenti sono oggi nelle mani delle forze dell’Ordine, costantemente aggiornate e formate a fare fronte a questo fenomeno. “Tutte le Volanti hanno in dotazione un software che adoperano per inserire i dati dei loro interventi nelle famiglie o in altre situazioni critiche, anche quando non sfociano in “casi” veri e propri. Questo consente di creare una banca dati che ci restituisce il dato, ad esempio, delle famiglie dove siamo intervenuti più di una volta, segnalandoci che ci sono situazioni da attenzionare prima che degenerino”, ha spiegato il Questore Mario Finocchiaro, che ha fornito un'altra indicazione statistica: “Rispetto ad altre aree isolane, a Messina i casi di violenza sono maggiori, ma ciò è dovuto al fatto che ci sono più denunce, quindi è un dato confortante”.

Il Prefetto ha poi illustrato quali sono gli altri strumenti di tutela delle donne, che toccherà alla Conferenza far conoscere, diffonde, ed applicare. Come la”modalità muta” del 112: nata per consentire la chiamata all’help center anche ai soggetti con disabilità comunicative, può essere utilizzata dalle donne minacciate per richiedere l’intervento delle forze dell’ordine anonimamente, evitando così di scatenare una reazione peggiore nell’uomo violento, prima ancora che queste possano intervenire. Poi le novità normative: l’accesso al fondo di solidarietà per le vittime di violenza di cui l’autore è ignoto o non può risarcire la vittima, agli sgravi fiscali previsti dal Jobs Act per chi assume vittime di violenza.

Alessandra Serio