I 4 voti in più destinati a Miccichè per l’elezione a presidente dell’Ars (tutti Pd) che vanno ad aggiungersi ai 2 di Sicilia Futura già ufficializzati venerdì, non sono, come ha dichiarato polemicamente Cracolici “inutili” in quanto non servivano al coordinatore regionale di Forza Italia per essere eletto (ne bastavano 35). Sono invece il segnale che apre il varco a manovre di “mutuo soccorso”. Insomma, detta in termini grillini, profumano d’inciucio tra la maggioranza di centro destra ed una parte dell’opposizione.
Secondo il M5S l’accordo tra Renzi e Berlusconi è proprio questo, in vista delle Politiche : “Berlusconi ordina il Pd esegue– scrivono in una nota i deputati a 5stelle- Il voto dimostra palesemente che l'inciucio di parte del Pd con la maggioranza è stato fatto. Il patto dell'arancina si allarga al Pd. Noi abbiamo provato a dare un nome di garanzia istituzionale, ma i partiti hanno preferito continuare a coltivare i propri orticelli, puntando, evidentemente a qualcosa in contropartita. Se il buongiorno è questo, i siciliani hanno veramente pochissimo da aspettarsi da questa legislatura”.
Il M5S dopo aver ribadito che “Miccichè è invotabile” aveva indicato come nome, anche polemicamente, della capogruppo Ars dell’Udc Margherita La Rocca Ruvolo, alla quale sono andati 20 voti pentastellati. La Ruvolo ringrazia: “La maggioranza ha dimostra coesione. Miccichè era il nostro candidato alla presidenza dell’ARS e dal nostro gruppo non è venuto meno l’impegno preso. Desidero ringraziare il Movimento Cinquestelle che ha ufficializzato di indicare il mio nome sulla scheda per l’elezione del presidente. Ritengo, i 20 voti che il movimento 5 stelle ha fatto convergere su di me, un attestato di stima e fiducia personale”.
I due voti “scialuppa” che venerdì non erano stati sufficienti a Miccichè per ritornare sulla poltrona più alta dell’Assemblea (era già stato presidente dal 2006 al 2008), sono quelli dei due deputati di Sicilia Futura (Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo) che, ad elezione avvenuta si complimentano con il neo presidente. “L’impegno nelle Istituzioni consentirà al presidente Micciché di svolgere la sua funzione che è terza rispetto alle dispute politiche. Abbiamo scelto sin dalla seconda votazione di partecipare al voto poiché era utile a dotare il Parlamento dei suoi organi-commenta Nicola D’Agostino- Abbiamo votato Miccichè affinché la sua elezione non rimanesse solo della coalizione di maggioranza. Bene ha fatto parte del Pd oggi a convincersi della bontà della scelta, evitando retorica ed ipocrisia che avevano messo a nudo la fragilità del suo gruppo dirigente”.
Ai 2 voti di Sicilia Futura per Miccichè infatti si sono aggiunti altri 4 targati Pd , voti non determinanti per l’elezione, dal momento che bastava arrivare a quota 35 ma che rappresentano un segnale di futura amicizia.
Non a caso a tuonare è stato l’ex assessore regionale Antonello Cracolici: "Dovevamo votare in 11 per Dipasquale, invece di voti ne sono arrivati sette. Ci sono stati quindi quattro utili idioti nel Pd. Il loro voto è stato anche inutile visto che Micciché sarebbe stato comunque eletto, dopo la scelta assunta già ieri dai deputati di Sicilia Futura. Il 'soccorso rosso' non è servito".
A ruota è intervenuto il responsabile regionale dell’organizzazione Pd Antonio Rubino: “Chi, fra i parlamentari del PD, si è reso protagonista del sostegno al capo di Forza Italia, ha fatto un danno al nostro partito. Alla vigilia della campagna elettorale per le elezioni politiche è da irresponsabili segnare l’esordio in Parlamento minando la credibilità del partito. Mi auguro che questi signori abbiamo la ‘dignità’ di togliersi la maschera del voto segreto e di chiedere scusa alla nostra gente per il danno incalcolabile che hanno fatto al PD, a Matteo Renzi ed a tutti noi”.
Dietro queste dichiarazioni c’è lo scontro tra due gruppi Pd: i cuperliani ed i faraoniani. Tutti gli “indizi” portano infatti nella direzione degli uomini di Faraone (e quindi renziani) per individuare i 4 che hanno votato Miccichè. Le dichiarazioni del segretario regionale Fausto Raciti, verso il quale si erano indirizzati gli strali di parti del Pd dopo la sconfitta alle Regionali, rientrano in quest’ottica. I faraoniani ne avevano chiesto la testa ma Renzi, durante la sua visita in Sicilia ha optato per una sorta di congelamento e di tutorato.
“Le votazioni hanno dimostrato che il centrodestra non era autosufficiente nel determinare l’elezione del presidente dell’ARS e che era dunque giusto chiedere un’intesa istituzionale che riconoscesse la dignità politica delle opposizioni, così come abbiamo ripetutamente chiesto alla maggioranza- commenta il segretario regionale Fausto Raciti – Se il capo di Forza Italia in Sicilia oggi è presidente dell’Ars lo si deve a sei parlamentari eletti tra le fila del centrosinistra. Chi si è assunto la responsabilità di consentire questo non ha fatto una scelta istituzionale, ma politica che colpisce la credibilità del PD e del centrosinistra a vantaggio dei nostri avversari alle elezioni politiche, e il buon funzionamento delle istituzioni. Chi ci ha dato fiducia, non merita questo trattamento”.
A chiarire la posizione dell'area renziana è il deputato Luca Sammartino " Fin dall’inizio l'area renziana, in linea con ciò che ha sempre fatto, era favorevole ad un accordo istituzionale di alto profilo e contraria a qualsiasi accordo con i 5 Stelle proposto, invece, da altri esponenti del partito. Certificata l’impossibilità di un accordo che uscisse dalle logiche spartitorie, e fosse frutto solo dell’interesse della Sicilia, siamo confluiti su un candidato presidente espressione proprio dell’area renziana come Nello Dipasquale. Chi ha scelto diversamente nel segreto dell’urna si assume la responsabilità, personale e politica, delle sue scelte e dei suoi, eventuali, accordi sotterranei. Non vogliamo, tuttavia, inscenare una caccia alle streghe che si concluderebbe facilmente con un risultato ovvio per chiunque sappia fare 'due più due'. Non ci stiamo al gioco dei sospetti e ricordiamo, ancora una volta, che il candidato ‘tradito’ era il nostro. Continuare su questa polemica sarebbe sterile. E’ opportuno, invece, che si recuperi subito uno spirito di unità in Aula per la gestione delle Legislatura, nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione che sono profondamente diversi ma entrambi importanti”.
In realtà sarà facile capire chi è si è “infatuato di Miccichè” al punto da mandargli 4 voti in più, basterà seguire con attenzioni le votazioni successive per l’Ufficio di Presidenza.
La politica è matematica.
Resta da capire se hanno ragione i grillini quando paventano, dietro i 4 Pd “infedeli” una scelta deliberata legata all’intesa Berlusconi-Renzi o se più semplicemente è un modo scelto dai deputati dem per non complicarsi troppo i 5 anni di opposizione….
Rosaria Brancato