Le storie

Dopo il successo a Londra, a Messina arriva lo Swap: “Scambio di vestiti contro il fast fashion”

MESSINA – C’è una messinese che si prepara a portare in città un evento che ha già realizzato a Londra, con grande successo, tanto da finire anche nei tg della Bbc. Lei è Irene Giambò, che Messina ha già “conosciuto” in passato per le sue campagne provocatorie contro l’inciviltà. E se nel 2023 si è prima travestita da astronauta contro i clacson e gli automobilisti irrispettosi, e poi da sirenetta per raccogliere cicche di sigarette e piccoli rifiuti sul litorale di Capo Peloro, adesso sta organizzando uno Swap.

Cos’è lo swap

Per chi non lo conoscesse, si tratta di eventi in cui ci si scambia vestiti per ridurre l’impatto del fast fashion e rendere lo shopping più sostenibile. Di fatto agli swap di abiti “le persone portano abiti di buona o ottima qualità, che sono rimasti magari inutilizzati nei loro armadi” e li scambiano con altri capi “altrettanto meravigliosi”. Irene ha spiegato a Tempostretto: “È un modo fantastico per rinnovare il tuo guardaroba senza sensi di colpa, per aver speso una fortuna, e senza danneggiare il pianeta nel processo”. Ed è un processo nettamente diverso dal classico shopping, visto che chi partecipa si ritrova davanti pile di abiti da toccare, guardare, analizzare, valutandone la qualità e anche socializzando con chi ti sta intorno. “Allo swap puoi trovare stili diversi, non soltanto le ultime tendenze di moda – ha proseguito Irene -. È un’alternativa eco-friendly che dà lo stesso piacere dello shopping, ma senza l’impatto negativo che il fast fashion ha sul pianeta”.

Un gioco? No, uno “stile di vita”

Lo swap può essere visto come un gioco, ma in realtà è uno stile di vita: “È una visione che favorisce la coesione della comunità stessa, sostenendo la redistribuzione delle risorse già esistenti”. Irene, con questo evento, punta a lanciare un messaggio “ecologico, stimolare riflessioni, connettere persone affini, incoraggiare il cambiamento”, ma anche “promuovere una positiva immagine corporea e, non meno importante, apprezzare la moda come una forma creativa di espressione della nostra personalità unica. La filosofia alla base dello swap di abiti è quella di salvare i vestiti dalla discarica e contrastare la fast fashion. È difficile non confrontarsi con i numerosi problemi che i nostri vestiti causano al pianeta e alle persone che li producono. Ogni volta che acquistiamo un capo, ‘etico’ o meno, questo è stato realizzato utilizzando risorse naturali preziose come terra, acqua, alberi, petrolio. Inoltre, è probabile che sia stato trasportato più volte in giro per il mondo prima di arrivare nel negozio o a casa tua, consumando molta energia e sostanze chimiche. Le risorse del pianeta sono limitate”. E non a caso Irene ha sottolineato che “la fast fashion è la seconda industria più inquinante al mondo”. Da qui l’idea dello swap, evento già diffuso in tutto il mondo e che Irene ha realizzato a Londra, con grande successo.

“Non si vende nulla, l’obiettivo è scambiare”

La messinese ha poi parlato di alcuni dettagli della manifestazione: “No, non si possono vendere i vestiti ma si possono soltanto scambiare. Ma siamo aperti a marchi di moda sostenibile che vogliano presentare i loro lavori”. Ma, cosa fondamentale, non si possono portare vestiti consumati o da buttare: “Chiediamo a tutti di portare la qualità che si aspettano di trovare. Portate solo articoli che potrebbero essere apprezzati dagli altri partecipanti, non portate niente che non vi piacerebbe ricevere in cambio. La domanda da porsi è: sarei orgoglioso di dare questo capo a un’amica? Se la risposta è sì, portalo allo swap! I capi migliori da scambiare sono quelli di buona qualità, con una lunga durata. Gli articoli devono essere lavati e piegati, senza difetti. I capi personali, vecchi o danneggiati non sono adatti. Il criterio è la qualità, non lo stile, perché il gusto è qualcosa di personale. Il nostro motto è: porta la qualità che ti aspetti di trovare. Scambia qualcosa che saresti orgoglioso di dare ai tuoi amici, lo swishing non è un upgrade, è uno scambio circolare per un valore uguale”. Ci sono anche dei capi da non portare. Si tratta di scarpe, pantofole, accappatoi e asciugamani, pigiami o indumenti da notte, collant o leggings semplici, biancheria intima e calze. Non bisogna portare capi danneggiati, scoloriti, infeltriti o rovinati, né scuciti, strappati, con buchi o macchiati.

Gli eventi in programma

L’idea, quindi, è chiara. Ma dove e quando si terrà? Il primo swap sarà sicuramente a febbraio. Irene è in contatto con diverse associazioni. Tra queste c’è ad esempio il Comitato degli Artisti, con cui si punta a una sorta di flash mob spontaneo il 15 febbraio, un “evento in galleria, che possa coinvolgere più gente possibile, animando uno spazio centrale della città, molto adatto ad ospitare uno swap”. L’1 marzo, invece, si terrà uno swap di abiti, libri e vinili al caffè letterario “Volta Pagina” di Daniele Scaffidi. La messinese a Londra ha dapprima iniziato da sola e poi ha ricevuto anche il sostegno delle autorità locali, che l’hanno supportata nella creazione dei vari eventi.

Irene, che spera di ricevere il sostegno dell’amministrazione comunale e già in passato ha avuto interlocuzioni con l’assessora di Liana Cannata e le presidenti di Atm Carla Grillo, Messinaservizi Mariagrazia Interdonato e Messina Social City Valeria Asquini, per il progetto Messina 2030, ha quindi invitato chiunque voglia partecipare o collaborare a contattarla all’indirizzo email creativealien101@gmail.com o a seguire l’account Instagram creativealien101 per restare aggiornati sulle date.

Il manifesto della manifestazione si basa su tre frasi: “Lo stile non ha età, la bellezza non ha taglia, i vestiti non hanno genere”. E ha già contattato decine di altre realtà locali per proporre swap di vario tipo, dai dischi in vinile ai vestiti per bambini, dall’abbigliamento sportivo alle piante.