Se le criticità dovute ai roghi che hanno colpito Messina nelle scorse settimane sembrano essere risolte e passate, l'assessore all'Ambiente, Daniele Ialacqua, vuole rimanere sul "chi va là", con lo sguardo puntato verso il futuro e sul prossimo mese di agosto; mese che, negli anni scorsi, ha fatto registrare il numero più alto di roghi in città.
Per fare il punto della situazione, per provare a chiarire dubbi e pensare soluzioni che scongiurino, nel prossimo futuro, un'altra emergenza incendi, l'assessore ha riunito nel pomeriggio di ieri a Palazzo Zanca, le associazioni, i comitati ambientalisti ed i quartieri per pensare a risposte concrete da mettere in atto per la salvaguardia del territorio.
Partendo dall'analisi delle cause degli incendi, l'assessore non ha escluso la compresenza di più motivazioni dietro la mano di chi ha appiccato gli incendi. Pastori interessati nella crescita dell'erba per il pascolo, contadini a cui è sfuggito il controllo del fuoco nel tentativo di fare pulizia dei terreni, o peggio, azioni criminose di chi ha interessi nel danneggiare le numerose zone sottoposte a vincoli ambientali di Messina. La Città dello Stretto è la prima città in Italia per aree sottoposte a vincoli ambientali come Zps e Sic, e visto che molte delle aree bruciate appartenevano alla rete di aree protette "Natura 2000", Ialacqua non esclude che si possa trattare di un "attacco" da parte di chi sia interessato all'edificazione in queste aree e voglia minare i vincoli, presenti e futuri, che vigono su esse.
Infatti la legge in materia di incendi boschivi sancisce che sulle aree bruciate non si possa effettuare un'attività diversa da quella preesistente all'incendio per almeno 15 anni. Ma se alcune aree oggi bruciate fossero state precedentemente inserite nel Piano Regolatore come edificabili, allora l'incendio che ha distrutto il verde non sarebbe altro che un modo per spianare la strada a future costruzioni.
Per questo l'assessore ha anche sottolineato la necessità di non lasciarsi intimidire da tali azioni e di procedere verso l'aumento di vincoli su queste aree, approvando celermente la delibera denominata "Salvacolline" ed anche istituendo il discusso Parco dei Peloritani, a cui l'assessore si è dichiarato favorevole, al fine di garantire una maggiore salvaguardia del territorio.
Arrivando alle note dolenti, c'è da sottolineare come, in materia di prevenzione, tuttavia, l'amministrazione non si sia dimostrata particolarmente attenta a lungimirante, soprattutto in materia di controlli sulla scerbatura. Infatti è d'obbligo, per i cittadini possessori di terreni privati, effettuare la pulizia e la bonifica della vegetazione incolta, col fine di provare a ridurre la propagazione di una eventuale incendio. Il Comune ha l'obbligo di effettuare la pulizia dei territori comunali incolti, così come l'hanno anche gli altri enti sui loro terreni di competenza, e di vigilare sull'operato dei privati, intervenendo anche con sanzioni nei confronti di chi non effettua le pulizie annuali.
Il problema si pone però quando ci si imbatte in terreni abbandonati. Il Comune in questi casi ha il dovere di effettuare la pulizia dei terreni abbandonati a sue spese per poi chiedere il rimborso al proprietario del terreno che, tuttavia, spesso non si riesce a contattare, gravando così l'intera spesa sulla già esigue casse comunali. Questo ha determinato l'impossibilità da parte del Comune nel procedere alle azioni di bonifica, lasciando a se stessi molti terreni abbandonati.
Passando alle soluzioni concrete per la prevenzione dei futuri incendi, l'assessore, con la collaborazione delle associazioni e dei quartieri, ha pensato di istituire delle squadre di vigilanza, per ogni circoscrizione, col fine di sorvegliare le aree boschive. Altri interventi che potranno essere programmati riguardano invece la bonifica delle aree bruciate e degli alvei dei torrenti, al fine di evitare che, con le prime piogge, detriti di ogni genere raggiungano le abitazioni; inoltre si è pensato operazioni di rimboschimento che possono essere effettuate se finanziate da capitali privati, in quanto la legge in materia di incendi boschivi non permette operazioni di rimboschimento con fondi pubblici per almeno 5 anni, salvo delege particolari per la prevenzione del dissessto idrogeologico, cosa che, come è stato fatto anche in passato, potrebbe essere richiesta. Tuttavia per ora sembra si voglia procedere verso l'utilizzo di fondi privati e per questo è stato proposto anche di avviare una raccolta fondi a livello europeo da destinare al rimboschimento delle aree bruciate.
I soldi pubblici invece, i 25 milioni messi a disposizione dalla regione, che non potranno essere utilizzati per il rimboschimento, andranno destinati, con la dovuta cautela, alla realizzazione di opere per la prevenzione degli incendi, cercando di non fare il gioco di chi ha bruciato il terreno per poi ricevere i fondi regionali ed affidando questi finanziamenti ad associazioni e privati selezionati con cura; una cosa difficile certo, ma non ci si può permettere di non utilizzare questi fondi per la prevenzione futura.
La partita si gioca dunque su molti fronti: bonifica e rimboschimento delle aree colpite, vigilanza e prevenzione da futuri incendi e soprattutto maggiori vincoli per le aree verdi della nostra città, affinché non vadano perdute per finire in mano a costruttori senza scrupoli. Una matassa di problemi, norme giuridiche e provvedimenti di cui l'amministrazione comunale deve riuscire a venirne a capo, la posta in gioco è il futuro del nostro del nostro verde.
Marco Celi