“Sì al Ponte, ma purché sia inquadrato all'interno di un progetto complessivo di ammodernamento delle infrastrutture del Mezzogiorno”. Lo dice il portavoce di Capitale Messina, Gianfranco Salmeri. “É cambiato finalmente il paradigma – prosegue – : non è il Ponte il baricentro del ragionamento, bensì rappresenta solo lo snodo funzionale rispetto ad un progetto ritenuto da tutti necessario per lo sviluppo della nostra area, resa depressa da più di un secolo di politica priva di visione strategica per il rilancio economico e sociale del meridione. Perché è chiaro a chiunque che il Ponte, se non associato allo sviluppo delle vie di comunicazione, prima tra tutte la ferrovia ad alta velocità, serve a ben poco. Ma in realtà questo il Governo lo ha già chiarito parlando di corridoio Napoli Palermo. E comunque, ribaltando i termini della questione, senza Ponte difficilmente si avrà l'alta velocità in Sicilia, come si è visto in questi decenni. È arrivato il momento di scegliere, portando il dibattito al di fuori della polemica politica. Noi oggi riteniamo che in un momento di grave crisi economica, di ineluttabile declino della nostra città, il Ponte si debba fare. Ma non perché lo dice Renzi o per Pietro Salini di Impregilo, ma per il giovane disoccupato messinese, che potrebbe avere una possibilità di lavoro, grazie all'opera ed al potenziale sviluppo economico conseguente. Dall'altro lato, e la Storia lo insegna, le civiltà tagliate fuori dalle principali vie di comunicazione sono destinate all'estinzione. Come considerazione aggiuntiva crediamo che il progetto, completando il corridoio europeo "Berlino-Palermo", dovrebbe essere cofinanziato dalla Unione Europea. Essere parte dell'Europa deve significare, infatti, mettere tutti i cittadini europei nelle medesime condizioni di poter sviluppare le proprie potenzialità commerciali, attingendo anche a risorse economiche comuni se lo sviluppo di quel territorio è considerato strategico per la intera comunità”.
CapitaleMessina auspica che si apra, senza indugio, un dibattito nella società civile messinese, scevro da pregiudizi ed ideologismi, sui nuovi snodi infrastrutturali proposti dal Governo per lo sviluppo del meridione, e si avvii una costruttiva interlocuzione con lo Stato centrale per gli interessi vitali del nostro territorio.
"Ancora una volta si celebra l'arroganza ideologica del sindaco che non perde occasione di infierire sulla città morente – dice il portavoce di Scuola Politica, Pietro Grioli -. L'ultima uscita in ordine di tempo la reazione egocentrica della "belva" Accorinti contro le dichiarazioni che il premier Renzi ha fatto in favore della costruzione del Ponte sullo Stretto, in occasione della celebrazione dei 110 anni del gruppo Salini-Impregilo. Renzi fa i suoi giochini di parole anche su un tema serissimo, quando dice "se voi (Salini-Impregilo) siete in grado di sbloccare le carte e sistemare ciò che è fermo da dieci anni, noi lo sblocchiamo" il Ponte. Ma quali carte deve sistemare un'impresa che già da cinque anni ha depositato il progetto definitivo e tutti gli studi di fattibilità, impatto ambientale e sicurezza ?Non è compito del Governo dare attuazione a quelle "carte"? E, ancor peggio, Accorinti si arroga il diritto di interpretare le idee dei messinesi quando dal Palazzo tuona che "non si azzardi neanche Renzi a parlare di Ponte sullo Stretto, la nostra città si opporrà in tutti i modi. Quale sarebbe la città all'opposizione del Ponte. La città in agonia per disoccupazione e cantieri fermi o quella che muore di fame, in alcuni ceti sociali, in senso letterale ? La Messina che ha una massa debitoria di 549 milioni di euro e che dopo cinque versioni diverse di piano di riequilibrio vive con la ghigliottina del default sulla testa? O quella che si oppone con tutti i mezzi è la città cui viene elemosinata dal decreto di assegnazione delle risorse delle ex province la somma di 291 mila euro per il 2016 in acconto dei 972 mila, mentre alle altre città metropolitane Catania e Palermo rispettivamente somme più che doppie e più che triple? Dove era Accorinti – sindaco metropolitano – quando suoi colleghi in rappresentanza dei bisogni dei propri cittadini definivano i criteri poi adottati nella distribuzione delle somme? Persino Enna o Agrigento, città ben più piccole di Messina e non "metropolitane", hanno strappato stanziamenti superiori. Che ci guadagna una città stremata da assenza di iniziativa economica a opporsi " in tutti i modi" contro la realizzazione del Ponte puntando – dice il primo cittadino – su "motivazioni forti che ci spingono a dire di no" come ormai da "15 anni di battaglia contro questa infrastruttura"? Non sono le motivazioni dei messinesi che vedono nel Ponte un treno da prendere dopo che altri sono stati persi. E i "15 anni di battaglie contro" di Accorinti sono quelle dei traghettatori, degli ambientalisti fondamentalisti, dei difensori del grumo di interessi formatosi intorno al No al Ponte. Ad Accorinti no, ma ai messinesi importa di un impatto economico diretto, indiretto e indotto della sola fase di cantiere pari a circa 6 miliardi di euro; e i nostri concittadini sono interessati a una ricaduta occupazionale, diretta ed indiretta, pari a circa 40.000 unità/anno limitatamente alle Regioni dello Stretto. Se Accorinti è così certo, faccia un referendum tra i messinesi e decida il popolo se il Ponte deve farsi oppure no. Questa la sfida, il sindaco abbia il coraggio e il buon senso di accoglierla".