Il cattivo vizio di costruire a ridosso dei torrenti, per poi doverne pagare le conseguenze. Oggi non è più possibile, ma bisogna fare i conti con le situazioni ereditate dal passato. Case raggiungibili solo transitando all’interno degli alvei, a volte parzialmente asfaltati, e i problemi arrivano soprattutto con la stagione delle piogge, quando i corsi d’acqua vanno in piena e diventa difficile, se non impossibile, attraversarli. Strade, fognature, illuminazione pubblica, tutto all’interno dei torrenti, come se la natura fosse modificabile a proprio piacimento.
Per questo, tra il 2012 e il 2013, il Genio Civile di Messina emise diverse ordinanze in diversi centri della provincia, capoluogo compreso, imponendo l’obbligo ai Comuni di liberare gli alvei da manufatti, superfetazioni, strade d’accesso e quant’altro. Facile in teoria, molto meno nella pratica, tanto che ai primi tentativi arrivarono subito le proteste degli abitanti. Diversi Comuni hanno avanzato ricorso e ora c'è la prima pronuncia del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, che ha dato ragione al Comune di Letojanni, difeso dall’avv. Aldo Tigano, ritenendo l’ordinanza illegittima perché gli interventi richiesti “rientrano, invece, in assenza dell’individuazione del soggetto trasgressore, nella competenza propria dello stesso ufficio del Genio Civile di Messina”. E ancora – si legge nella sentenza 292/2016 – “ricade sul capo dell’ufficio del Genio Civile non solo l’obbligo di sorveglianza o di vigilanza sugli immobili del demanio fluviale e torrentizio ma anche l’obbligo di attivarsi direttamente e concretamente per eliminare tale pericolo… In particolare, la realizzazione di strade che alterano lo stato del demanio idrico e la sua normale funzione comporta che il ripristino dello stato ex ante deve ritenersi compito del capo dell’ufficio del Genio Civile”, così come stabilito dall’articolo 71 comma 7 della legge regionale 9/2013 che al Genio Civile “affida l’esecuzione, anche in via d’urgenza di opere di manutenzione del demanio fluviale e torrentizio”.
Una sentenza che ha soddisfatto l’assessore alla difesa del suolo del Comune di Messina, Sergio De Cola: “Non riguarda il ricorso avanzato da noi, che andrà in giudizio tra due o tre mesi, ma la fattispecie è quasi uguale come uguale è sia il giudice sia l’avvocato che difende il Comune, per cui è facile immaginare l’esito. A prescindere dalle vie giudiziarie, quasi un anno fa abbiamo proposto al Genio Civile un protocollo d’intesa con la determinazione consensuale delle rispettive sfere di azione, ma purtroppo non è ancora stato firmato. Ora confermiamo la nostra disponibilità a collaborare nell’interesse pubblico, soprattutto dei cittadini che vivono in queste situazioni”.
Disponibilità che c’è anche da parte dell’ing. capo del Genio Civile, Leonardo Santoro, ma con alcuni paletti. “Il Tribunale ha attribuito al nostro ufficio alcuni errori di metodo e, in effetti, neanch’io ho condiviso l’azione coercitiva avviata in quegli anni. Da quando mi sono insediato, non ho emesso alcuna ordinanza in quei termini, ho invece convocato diversi tavoli tecnici, premurandomi di individuare chi aveva commesso l’abuso. Il Tribunale, infatti, stabilisce che la competenza è del Genio Civile ma solo nel caso di ‘assenza dell’individuazione del soggetto trasgressore’. A Messina, ad esempio, c’è il paradosso del torrente Papardo, per il quale il Comune si è autodenunciato scrivendomi che ha realizzato opere nell’alveo in modo tale da consentire l’accesso ad una porzione dell’abitato di Papardo Alto. Non ho emesso un’ordinanza coercitiva ma ho inviato una nota al Comune chiedendo di rimuovere le opere. Non l’hanno fatto e hanno avanzato un altro ricorso”.
Mentre si battaglia nelle aule giudiziarie, entrambe le parti dicono che la soluzione è il dialogo. “La sentenza – prosegue Santoro – si può rivelare un boomerang per il Comune di Letojanni ed eventualmente per altri Comuni. Se la Regione deve intervenire per rimuovere strade, illuminazione e fognature, allora resterebbero isolati interi centri abitati. I Comuni devono, invece, programmare per trovare strade alternative. Un esempio virtuoso è quello di Bordonaro, dov’è stata attivata la progettazione per realizzare due ponti che sostituiranno le passerelle abusive. Fin quando non verranno realizzate tutte le opere necessarie, nei piani di protezione civile i Comuni devono individuare i punti a rischio e attivare i presìdi a cancello, cioè la presenza di una squadra di vigili urbani o di associazioni di volontariato che impediscano il transito quando i torrenti sono in piena”.
Ma se la strada da seguire è quella della concertazione, perché non si firma il protocollo d’intesa? “Si può firmare – risponde Santoro – ma non come lo ha predisposto il Comune, che richiama l’utilizzo dei fondi Pac, non più attuali, per svuotare i torrenti coi mezzi dell’Ente di sviluppo agricolo. E soprattutto il Genio Civile non detiene somme e non può occuparsi di problematiche finanziarie, quindi il Comune si deve raccordare anche col proprietario del demanio fluviale, cioè l’assessorato regionale al territorio e ambiente. Per la parte residua già da oggi operiamo in termini propositivi col Comune, non ho difficoltà a firmare un protocollo d’intesa ma deve essere condiviso con l’assessorato. Si può fare un incontro a tre e il terzo deve essere la Regione, non, com’è stato finora, il legale del Comune. Anzi forse bisognerebbe coinvolgere anche altri enti perché il nuovo quadro normativo in vigore in Sicilia dal 2013 ridimensiona le competenze del Genio Civile, che si occupa principalmente di autorizzazioni, mentre le manutenzioni per eliminare la vegetazione, ad esempio, sono a carico dell’Azienda Foreste”.
Santoro, infine, ci tiene a sottolineare che in futuro non potranno più verificarsi nuove situazioni del genere. “Appena arrivato al Genio Civile, ho richiamato una norma statale che impone la distanza minima di 10 metri dagli argini per la costruzione fabbricati, non ho mai autorizzato concessioni contro questa norma e ho chiesto ai Comuni di fare altrettanto. Ho imposto queste fasce di inedificabilità anche nei piani regolatori, ad esempio nella variante al Prg di Messina, con la previsione di nuove vie d’accesso, e i Comuni si stanno adeguando”.
(Marco Ipsale)