Chi pensa che con la votazione del Piano di riequilibrio da parte del Consiglio Comunale il rischio dissesto sia definitivamente scongiurato si sbaglia di grosso. La partita è aperta, anzi la vera partita inizia adesso, perché su quella manovra finanziaria dovrà arrivare il giudizio tecnico-contabile del Ministero dell`Interno e della Corte dei Conti. Se facessero fede le dichiarazioni in aula del vice-sindaco ed assessore al bilancio Guido Signorino e del consigliere di Forza Italia Pippo Trischitta – mai accoppiamento di nomi risulterebbe più improbabile di questo – il piano adottato dalla Giunta Accorinti alla vigilia di Ferragosto sarebbe inattaccabile, ma a decretarne la sostenibilità saranno una sottocommissione ministeriale e la magistratura contabile della sezione di Palermo, che ormai da tempo ha acceso i riflettori sul nostro ente.
Secondo quanto prevede infatti il decreto 174/2012, convertito nella Legge 213/2012, entro 10 giorni dalla data di approvazione in Consiglio Comunale della delibera (quindi nel caso del Comune di Messina, entro il 12 settembre), il piano di riequilibrio finanziario pluriennale viene trasmesso sia alla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti sia alla Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali.
Entro il termine di 60 giorni dalla data di presentazione del piano, un'apposita sottocommissione, composta esclusivamente da rappresentanti scelti dai Ministri dell'interno e dell'economia e delle finanze tra i dipendenti dei rispettivi Ministeri, apre quella che in gergo tecnico viene definita istruttoria, durante la quale viene valutato il piano sulla base delle Linee guida deliberate dalla Sezione delle autonomie della Corte dei conti e delle indicazioni fornite dalla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. Nel corso dell` istruttoria, la sottocommissione può formulare rilievi o richieste istruttorie, cui l'ente è tenuto a fornire risposta entro trenta giorni.
Terminata la fase istruttoria, la sottocommissione redige una relazione finale, con gli eventuali allegati, che viene trasmessa alla Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, la quale ha 30 giorni per deliberare sull'approvazione o sul diniego del piano, valutandone la congruenza ai fini del riequilibrio. La delibera di accoglimento o di diniego di approvazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale deve essere comunicata al Ministero dell'interno.
In caso di via libera da parte della Corte dei conti, Palazzo Zanca potrà beneficiare delle risorse messe a disposizione nel Fondo di rotazione, che viene alimentato dalle somme rimborsate dagli enti locali che ne usufruiscono. E` bene infatti ricordare che si tratta di un prestito da restituire in dieci anni (a Messina sono destinate circa 55 milioni di euro) e non di una "donazione".
Tanto in caso di approvazione quanto in caso di diniego del piano, la delibera della Corte dei Conti può essere impugnata entro 30 giorni dinanzi alle Sezioni riunite della Corte dei conti.
Anche in caso di approvazione del piano, la Corte dei Conti continuerà a giocare un ruolo fondamentale nella partita dell`ente per evitare il dissesto, perché dovrà vigilare sull'esecuzione dello stesso, adottando in sede di controllo, apposita pronuncia.
Il decreto 174/2012 prevede che ai fini del controllo dell'attuazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale approvato, l'Organo di revisione economico-finanziaria dell'ente trasmetta al Ministero dell'interno, al Ministero dell'economia e delle finanze e alla competente Sezione regionale della Corte dei Conti, entro quindici giorni successivi alla scadenza di ciascun semestre, una relazione sullo stato di attuazione del piano e sul raggiungimento degli obiettivi intermedi fissati dal piano stesso. Entro il 31 gennaio dell'anno successivo all'ultimo di durata del piano, il Collegio dei revisori dovrà anche redigere una relazione finale sulla completa attuazione dello stesso e sugli obiettivi di riequilibrio raggiunti.
Il decreto 174/2012 stabilisce testualmente che «la mancata presentazione del piano entro il termine di cui all'articolo 243-bis, comma 5, il diniego dell'approvazione del piano, l'accertamento da parte della competente Sezione regionale della Corte dei conti di grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano, ovvero il mancato raggiungimento del riequilibrio finanziario dell'ente al termine del periodo di durata del piano stesso, comportano l'applicazione dell''articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 149 del 2011, con l'assegnazione al Consiglio dell'ente, da parte del Prefetto, del termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto».
Il rischio default, dunque, è ancora dietro l`angolo per il Comune di Messina, che dovrà stare all`erta anche nel caso ottenesse il placet sul piano di riequilibrio votato dall`aula poco prima dello scoccare della mezzanotte di martedì 2 settembre. La Corte dei conti continuerà a vigilare sul Comune di Messina e a verificare semestralmente che quanto scritto nel piano di riequilibrio venga attuato, per evitare che si trasformi in un libro dei sogni.
I PUNTI DEBOLI DEL PIANO DI RIEQUILIBRIO APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE
Come detto poc'anzi, nella fase istruttoria, la sottocommissione dovrà tenere conto delle Linee Guida della Corte dei conti, una sorta di vademecum stilato per garantire una interpretazione tendenzialmente uniforme delle norme che disciplinano la procedura di riequilibrio, che non deve essere utilizzata dagli enti «come dannoso escamotage» per evitare la dichiarazione di dissesto.
Siamo, dunque, andati, a spulciare le Linee guida impartite dalla Corte dei Conti per vedere quali sono i punti deboli del Piano di riequilibrio targato Signorino-Le Donne ed approvato dal Consiglio comunale.
1) Innanzitutto, le Linee guida stabiliscono che «presupposto necessario per accedere alla procedura di riequilibrio è la regolare approvazione del bilancio di previsione e dell`ultimo rendiconto nei termini di legge; ciò in quanto è necessario che le successive proiezioni abbiano come punto iniziale di riferimento una situazione consacrata in documenti ufficiali». Se per il previsionale 2014, il termine di approvazione scade il 30 settembre e dunque vale ancora il bilancio di previsione 2013, che risulta approvato dall`aula; il problema si pone per il consuntivo 2013, non ancora votato dal Consiglio comunale, nonostante i termini siano scaduti il 30 giugno scorso. A complicare la situazione c`è …""..anche il parere negativo dei revisori conti, che hanno evidenziato una serie di criticità e hanno attestato la deficitarietà strutturale dell`ente, condizione questa che rende impossibile l`adesione alla procedura di riequilibrio. La giunta Accorinti sta cercando di salvare il salvabile apportando al rendiconto i correttivi richiesti, anche se sul parametro 6, relativo alle spese del personale, ha una visione diversa rispetto a quella dei revisori. L`esecutivo di Palazzo Zanca ritiene, infatti, che nelle spese del personale non vanno conteggiati i costi del personale delle partecipate, contrariamente a quanto sostiene il Collegio dei revisori. Su questo parametro si gioca la deficitarietà strutturale dell`ente, di cui la Corte dei conti ovviamente terrà conto. Per sbrogliare la matassa, l`amministrazione Accorinti ha richiesto un parere al Ministero.
2) Nelle Linee guida, la Corte dei Conti suggerisce alla sottocommissione di andare a guardare «le delibere delle Sezioni regionali di controllo sui bilanci e sui rendiconti relative ad un significativo periodo», al fine di verificare se l`ente di cui stanno analizzando il piano è già stato richiamato per «situazioni di squilibrio e profili di irregolarità» che avrebbero potuto determinare il dissesto. Il Comune di Messina casca malissimo su questa prescrizione, visto che il biglietto da visita con cui si presenterà a Roma saranno – senza andare troppo lontano nel tempo – la delibera n.58, con cui la magistratura contabile ha bocciato il bilancio consuntivo 2012 e bloccato le spese di Palazzo Zanca e la delibera n.68con cui ha smontato invece la Relazione semestrale con riferimento al primo semestre 2013, evidenziando numerose e rilevanti criticità.
3) Le linee guida delle Corte dei Conti inseriscono tra i criteri di valutazione del Piano l`allineamento dei dati contabili degli organismi partecipati e la presenza dei contratti di servizio che regolino i rapporti tra l`ente e le sue società partecipate. In entrambi i casi, Palazzo Zanca è formalmente inadempiente. Quanto all`allineamento contabile, non può certo bastare la conferma dei dati contenuti nel Piano di riequilibrio data oralmente ai consiglieri comunali in sede di commissione bilancio da parte dei vertici di Amam, Messinambiente ed Atm. Quanto ai contratti di servizio, il piano ne parla ma materialmente non esistono ancora.
4) C`è infine la mole immensa di debiti fuori bilancio potenziali, che ammontano a 428.483.859,87 euro, con un impatto complessivo sul piano di riequilibrio pari a 213.108.351,1 euro. Uno degli elementi di debolezza del piano consiste nel fatto che per i debiti potenziali originati da contenziosi ancora in corso, l`amministrazione Accorinti – in questi 14 mesi alla guida della città – non ha provveduto a definirli attraverso apposite transazioni, ma si è limitata ad assegnare a ciascun debito un livello di rischiosità del 25%, del 50% e del 100%, prevedendo nel piano le somme da accantonare.
La palla passa adesso alla sottocommissione. Per dire se il Comune ha fatto gol o ha mandato la palla in tribuna dovremo attendere il responso del Ministero e della Corte dei Conti, che anche nella migliore delle ipotesi, cioè l`eventuale approvazione del Piano di riequilibrio, ci starà col fiato sul collo per i prossimi nove anni. Più di quanto non abbia fatto sino ad oggi. E sarà vietato sbagliare, perché non è previsto il terzo tempo.
Danila La Torre