Buzzanca deputato è incompatibile con Buzzanca sindaco. E stavolta a dirlo è l’Ars. A porre fine ad un’estenuante vicenda che tra aule giudiziarie e sedi politiche si trascina da anni, è stata l’Assemblea regionale siciliana oggi pomeriggio con un voto netto: 39 i no alla compatibilità tra le due cariche, 3 i favorevoli ed un astenuto. Adesso Buzzanca avrà dieci giorni di tempo per lasciare la carica da deputato, scaduto il termine senza una sua decisione, sarà automaticamente dichiarato decaduto. In aula, al momento del voto, erano assenti tutti i deputati del Pdl e gran parte di quelli dell’Udc, tranne Giuffrida e Nicotra, nel Pd erano presenti in 24.
L’Ars ha quindi bocciato la relazione della Commissione verifica poteri che l’11 gennaio aveva dichiarato compatibili le due cariche, provvedimento questo finito all’attenzione del Tar di Palermo che ha accolto a fine aprile i rilievi e rispedito all’aula la decisione, anche alla luce della sentenza del tribunale di Tribunale civile di Palermo (al quale si era rivolto Antonio D’Aquino) che aveva ribadito l’incompatibilità di Buzzanca.
“Giustizia è stata fatta-commenta a caldo l’avvocato Antonio Catalioto che da due anni si batte contro il doppio incarico- nonostante i diversi tentativi, da parte del presidente Cascio e della Commissione verifica poteri, di impedire che il voto arrivasse in aula, alla fine è stata fatta giustizia, prima dal Tar e poi dalla stessa deputazione che si è espressa con un voto chiarissimo”. Dal 2010, quando la Corte Costituzionale intervenne a proposito dell’incostituzionalità del doppio incarico, Catalioto ha portato avanti la battaglia in tutte le sedi e per tutti i casi d’incompatibilità ma a mantenere la doppia poltrona erano rimasti in pochissimi, Buzzanca in testa. Sin da subito e senza andare lontano ma restando a Palazzo Zanca, gli assessori-deputati Ardizzone (Udc) e Romano (Mpa) effettuarono una scelta, optando per Palermo. “Una vicenda paradossale- continua Catalioto- basti pensare che non son bastate 3 sentenze della Corte Costituzionale, una del Tribunale di Messina, confermata in appello, nonché le decisioni del tribunale di Palermo e del Tar per indurre Buzzanca a scegliere. La commissione verifica poteri ha dedicato al suo caso 17 sedute. Discutendo son passati due anni e mezzo, nel frattempo Buzzanca ha percepito l’indennità da deputato, avendo rinunciato a quella da sindaco che è la metà….” .
Ad ingarbugliare ulteriormente la situazione era stata una leggina ad hoc varata dall’Ars nel 2009 per “salvare” le doppie-poltrone disseminate nell’isola, facendo slittare l’applicazione dell’incompatibilità solo dopo il terzo grado di giudizio, ovvero la Cassazione, quindi vanificando in termini temporali la possibilità che gli interessati lasciassero almeno uno dei due incarichi. Anche questa leggina è stata dichiarata nel frattempo incostituzionale, ma al di là degli aspetti giuridici il problema posto dagli oppositori è sempre stato di carattere etico. “Il voto dell’Assemblea costituisce una doverosa affermazione della legalità e del prestigio e della credibilità del Parlamento” è il commento lapidario di Antonio D’Aquino, primo dei non eletti nella lista Pdl e quindi pronto a subentrare a Buzzanca. D’Aquino adesso è transitato nell’Mpa e comunque il suo sarà un “brevissimo” ingresso all’Ars dal momento che in autunno si tornerà al voto.
A proposito delle elezioni anticipate “lo strano caso del ritorno alle urne siciliano” sottolineato da Catalioto è finito in prima pagina proprio oggi sul Corriere della Sera a firma di Gian Antonio Stella. Nei giorni scorsi Tempostretto aveva pubblicato l’appello dell’avvocato Catalioto per salvare l’unica riforma rilevante varata dall’Ars, lo scorso dicembre, quella che riduce i deputati dagli attuali 90 a 70. Attualmente la Sicilia ha un deputato ogni 543 mila abitanti, mentre ad esempio la Lombardia ne ha uno ogni 118 mila. Il taglio dei deputati era stato annunciato con fanfare e squilli di tromba, ma deve passare, come ogni riforma di carattere costituzionale (la Sicilia è infatti a statuto speciale) ad una doppia approvazione delle Camere a intervallo non minore di 3 mesi. Il Senato si è già espresso la prima volta e la Camera sta iniziando. Il rischio era che la riforma si facesse in fretta e nel 2013 i siciliani avrebbero dovuto eleggere “solo” 70 deputati. A rischio troppe poltrone, soprattutto in tempi di “grillismo” così i nostri parlamentari (sono infatti equiparati in tutto e per tutto, privilegi e indennità comprese ai senatori) hanno colto la palla al balzo tra vicende giudiziarie che coinvolgono Lombardo e guerre intestine, per concordare le elezioni anticipate e salvare le 90 poltrone. Ma questa è un’altra storia.
Rosaria Brancato