Così in un documento 41 docenti dell’Università di Messina, che lanciano un appello ai colleghi
La “doppia” proroga del rettore continua a risultare indigesta ad una parte dei rappresentanti della comunità accademica. Di fronte a quello che viene considerato un abuso di potere non ci sono giustificazioni che tengano e così – in attesa di sapere quale sarà l’esito del ricorso amministrativo inoltrato al ministro dell’ università Francesco Profumo per chiedere che, in sede di controllo sul nuovo Statuto dell’Ateneo, si annulli la norma che consentirebbe a Tomasello di estendere a due anni, invece dei 12 mesi concessi dalla legge Gelmini – 41 dei 120 ricorrenti tornano ad attaccare il Magnifico . In un documento, contestano ancora una volta «il meccanismo inserito all’ultimo momento nel testo dello Statuto dopo il clamoroso annullamento da parte del TAR dell’autoproroga che, Rettore e Senato accademico, si erano già illegittimamente concessi qualche tempo addietro. Crediamo – scrivono testualmente – che i ripetuti episodi registrati nella nostra Università, quanto a inchieste o provvedimenti giudiziari o a restrizione degli spazi di agibilità democratica e di legittimo esercizio del diritto di critica, siano un unicum nel panorama accademico italiano. Né riteniamo in alcun modo accettabile l’idea che un processo di riforma possa essere condotto solamente sospendendo normalità e calendario della vita democratica».
I 41 firmatari del documento non solo assumono, in prima persona, un impegno preciso , cioè quello di continua «ad operare con raddoppiato impegno per lo sviluppo del nostro Ateneo, nel rispetto della legge e della civiltà del confronto democratico», ma lanciano un appello per una maggiore collaborazione e partecipazione: «si invitano tutti i colleghi sensibili all’interesse della gestione democratica e della crescita della nostra Università ad assumere consapevolezza del loro ruolo e partecipare attivamente al dibattito ed alle iniziative che potranno essere intraprese.
I FIRMATARI DEL DOCUMENTO
Arena Antonella
Baradello Alice
Basile Massimo
Bruneo Dario
Calò Margherita
Calogero Mario
Concetta Abramo Maria
Conforto Fiammetta
Costa Dino
Cupaiolo Giovanni
D’Andrea Luigi
Dattola Roberto
De Stefano Concetta
De Stefano Concetta
Domianello Sara
Federico Mauro
Foti Maria
Galli Giovanni
Gattuso Giuseppe
Gattuso Mario
Gioffrè Florio Maria
Giuffrè Giuseppe
Giuseppe Angiò Luigi
Hyerace Luigi
La Rocca Elvira
La Rosa Elena
Marzo Pier Luca
Mazzù Carlo
Mazzù Mima
Mostaccio Fabio
Parrinello Concetta
Perna Tonino
Puliafito Antonio
Risicato Lucia
Risicato Lucia
Saitta Antonio
Sammartano Silvio
Signorino Guido
Sorrenti Giusi
Tommasini Raffaele
Tuccari Giovanni
Analizzando i nomi trovo:
De Stefano Concetta
De Stefano Concetta
Gattuso Giuseppe
Gattuso Mario
La Rocca Elvira
La Rosa Elena
Mazzù Carlo
Mazzù Mima
Risicato Lucia
Risicato Lucia
E’ alquanto curioso no?
Tomasello dovrebbe dimettersi?
Ma per favore, il piu’ pulito di tutti ha la xxxxx, Tomasello non e’ ne peggiore ne migliore di tanti altri.
Gli studenti? E che sono fessi?
Finitela di fare demagogia e di riempirvi la bocca con la parola democrazia. Tornate al vostro “lavoro”, continuate a fare esami, xxxxxxxxxx gli studenti, e spartirvi i posti tra di voi, e chi e’ ormai pensionato, si faccia una bella vacanza in barca.
Tomasello DEVE dimettersi!!!
Una persona pluriindagata e rinviata a giudizio non può e non deve rappresentare una istituzione pubblica, ma si sa che nel Paese delle Banane la parola “dimissioni” non è contemplata. (vero Buzzanca?).
Che poi ci siano cognomi e nomi uguali sarà un caso e se non lo è spero che la Magistratura indaghi se ( – SE -) ci sono EVENTUALI estremi di reato(parentopoli?).
Mi sembra lapalissiano che a Messina ci sia una parentopoli. Attenzione a non guardare solo i cognomi, ma anche le parentele tra zio e nipoti, o da padre che fa l’amministrativo e il figlio che fa il ricercatore, o la fidanzata o l’amante.
Tutto cio’ non e’ reato finche’ non si dimostra che hanno visto il concorso per raccomandazioni.
Siccome e’ impossibile dimostrarlo, sarebbe cosa buona e giusta, che questi paladini della democrazia si facciano un esame di coscienza, e poi, solo poi, potranno parlare.