Sono 142mila gli stranieri in Sicilia e rappresentano il 2.8% dei residenti “contro” una media italiana dell’8,2%. Nell’isola prevalgono le donne (52%) e, sul territorio, il maggior numero di stranieri si registra nella provincia di Palermo (27.775), seguita da Catania (27.243), Messina (24.256) e Ragusa (18.117). L’incidenza più alta sulla popolazione invece si registra a Ragusa (6,6%), seguita da Messina (3,6%) e Trapani (2,8%).
Sono alcuni dei dati contenuti nella 22ª edizione del Dossier Statistico Immigrazione, realizzato a cura di Caritas di Roma, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, con i contributi di numerose Caritas diocesane, associazioni e organizzazioni internazionali e nazionali. Stamattina sono stati illustrati al Teatro “Vittorio Currò” di Barcellona Pozzo di Gotto all’interno delle iniziative promosse sul territorio barcellonese di attenzione al fenomeno migratorio.
“Non sono numeri: dall’accoglienza alla cittadinanza” il titolo dell’iniziativa. Tanti gli aspetti illustrati nella manifestazione, con un approfondimento sulla situazione della provincia di Messina e su quella della città di Barcellona Pozzo di Gotto, letti nel contesto regionale.
All’inizio del 2012, i cittadini stranieri residenti nella provincia di Messina sono 24.256, una cifra pari al 17,1% del totale regionale. Il dato colloca la provincia messinese al terzo posto della graduatoria siciliana, dietro le province di Palermo (27.775; 19,6%) e Catania (27.243; 19,2%). Le tre grandi aree urbane più l’operosa provincia ragusana raccolgono il 68,7% degli immigrati residenti sull’Isola. Rispetto al 2010, la provincia messinese ha registrato un incremento di 706 unità, pari al 3% (ben al di sotto dell’11,9% dell’anno precedente). Con riferimento, invece, a 10 anni fa, quando gli immigrati residenti erano 9.312, la loro presenza ha fatto registrare un incremento del 160,5%.
In particolare, nella città di Messina vivono 10.004 cittadini stranieri (il 41,2% del totale provinciale), con un’incidenza sul totale della popolazione comunale pari al 4,1%. Seguono: i comuni di Barcellona Pozzo di Gotto (2.092 e un’incidenza del 5%), Milazzo (967 e un’incidenza del 3%) e Lipari (812), dove si registra l’incidenza più alta rispetto alla popolazione residente, con il 7%.
A Messina, come d’altronde nel resto della Sicilia, c’è tra gli stranieri una prevalenza delle donne (53%) sugli uomini (47%). I minori stranieri, che nel capoluogo di provincia sono 2.038 e rappresentano il 20,4% degli stranieri residenti; mentre nel comune del Longano sono 516, pari al 24,7%.
Nella provincia messinese sono 3.235 gli studenti con cittadinanza non italiana, che rappresentano il 3,4% di tutta la popolazione scolastica; fanno registrare un incremento del 6% rispetto all’anno precedente e rappresentano 78 diverse nazionalità. Si tratta di 555 alunni nella scuola dell’infanzia, 1.224 nella scuola primaria, 769 nella scuola secondaria di I grado; 687 nella scuola secondaria di II grado.
In Sicilia si tratta di 21.398, pari al 2,5% della popolazione scolastica totale. Ma non è tutto. Il 31% di questi alunni è nato in Italia e “solo la mancanza di una legge sulla cittadinanza più moderna e più attenta ai bisogni delle seconde generazioni ci costringe a contarli tra gli stranieri”.
In quanto alle provenienze, la prima nel comune di Messina è quella asiatica (60%), seguita da quella europea (24,5%), africana (12,4%), americana (2,7%) e oceanica (0,4%). I migranti residenti nel comune messinese provengono da 104 Paesi differenti, ma i primi dieci (Sri Lanka, Filippine, Romania, Marocco, Cina Rep. Pop., Polonia, Kosovo, Ucraina, Senegal, Albania) rappresentano l’87% del totale. Nel comune barcellonese invece, la ripartizione per provenienza continentale vede al primo posto quella europea (65%), seguita da quella africana (25%), asiatica (8%) e americana (2%). Sono rappresentate 47 nazionalità e le prime dieci (Albania, Romania, Marocco, Tunisia, Polonia, Serbia, Cina, India, Ucraina, Bielorussia) raccolgono il 92% di tutti gli stranieri residenti.
La provincia di Messina si colloca al quarto posto per numero di immigrati occupati in termini di lavoro dipendente nel 2011 (14.937), subito dietro le province di Catania, Ragusa e Palermo. Nel Messinese il primo settore di inserimento è quello dei servizi, in cui è impiegato il 63% dei lavoratori stranieri della provincia.
Nello stesso periodo, l’occupazione dipendente di tutta la regione supera per la prima volta le 100 mila unità, attestandosi a 106.058, con un incremento del 14,8% rispetto all’anno precedente. La percentuale di questo tipo di lavoratori sul totale degli occupati in regione è dell’8,3% ma la contrazione dei posti dell’industria e dei servizi, in particolare, da’ comunque un saldo negativo (di 252 posti) tra gli stranieri occupati e quelli che hanno perso il lavoro.
Secondo i dati Unioncamere “l’imprenditoria immigrata nella provincia messinese sta diventando una realtà sempre più dinamica e rilevante: dal 2005 al 2011 il numero delle imprese in questione è raddoppiato, passando da 467 a 994. La nazionalità che di gran lunga dimostra una marcata propensione al lavoro autonomo è quella marocchina, che rappresenta il 51% di questo settore (509 imprese), seguono quella cinese (167) e quella senegalese (41)”.
Si tratta di un fenomeno che riguarda l’intera regione dove nel 2011 erano 10.704 gli immigrati titolari, amministratori o soci di imprese, con un aumento del 16,0% rispetto al 2010.
Secondo la Fondazione Leone Moressa in Sicilia i contribuenti nati all’estero che nell’anno di riferimento hanno pagato l’Irpef sono stati 65.885, corrispondenti al 3,5% dei contribuenti totali che pagano l’imposta diretta sull’Isola, una percentuale più alta rispetto alla loro incidenza sulla popolazione (2.8%). Ciascuno di loro ha versato, in media, 2.380 euro di Irpef.
In Sicilia i mutui concessi ad immigrati continuano ad avere una bassa incidenza (2,8% nel 2011), riflettendo la minore presenza di cittadini stranieri rispetto alla media del Paese. Infine, per quanto riguarda le rimesse, il dato della Banca d’Italia relativo alla Sicilia, nel 2011, si attesta sui 319 milioni di euro. Si tratta di un balzo in avanti di ben 80 milioni rispetto al 2010 (+33,3%) e di un vero e proprio raddoppio rispetto ai 159 milioni del 2006.